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Inchiesta Why Not: perquisito Loiero

 

Inchiesta Why Not, dopo Prodi e Mastella, indagato anche il Presidente Loiero.

06/02 L’inchiesta avocata al pm Luigi De Magistris, denominata Why Not, e ora condotta da un pool di magistrati, non risparmia proprio nessuno e dopo Prodi e Mastella punta le sue indagini su di un altro soggetto eccellente, il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero. Il Governatore calabrese ha subito all'alba perquisizioni negli uffici di Catanzaro e Reggio e nelle abitazioni di Catanzaro e Roma, disposte dalla Procura generale della Repubblica del capoluogo. A Loiero e' stato notificato, contestualmente alle perquisizioni, un avviso di garanzia per i reati di corruzione semplice e corruzione elettorale. Il filone d'inchiesta e' quello relativo ad un presunto finanziamento di centomila euro che sarebbe stato versato in occasione della campagna elettorale delle regionali del 2005. In cambio dell'appoggio economico Loiero doveva favorire, secondo l'ipotesi dell'accusa, alcune societa'. Sui fondi per la campagna elettorale il portavoce del Presidente Loiero, Pantaleone Sergi, ha ricordato che ''tutti i contributi elettorali che il comitato 'L'Ulivo per Loiero' ha ricevuto sono stati rendicontati alla Corte dei Conti''. Il decreto di perquisizione, composto da 19 pagine e firmato dai sostituti procuratori Pierpaolo Bruni, Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, ha riguardato anche l'abitazione e gli uffici di Eugenio Ripepe, uno dei piu' stretti collaboratori di Loiero e presidente della Sacal, la societa' di gestione dell'aeroporto di Lamezia Terme. La perquisizione nei confronti di Ripepe e' stata disposta principalmente perche' in occasione delle elezioni regionali del 2005 aveva avuto il ruolo di rappresentante del 'Comitato per Agazio Loiero Presidente'. Ripepe, pero', non esita a definire la perquisizione subita come ''assolutamente invasiva e poco rispettosa dei miei diritti di cittadino che, allo stato non risulta vieppiu' ne' indagato, ne' persona a conoscenza dei fatti, ne' a qualunque titolo coinvolto nell'indagine in corso''. I carabinieri hanno compiuto perquisizioni anche in tutte le sedi della compagnia delle opere della Calabria, di Obiettivo Lavoro, di 14 societa' (riconducibili a persone indagate nell'inchiesta) ed anche nella sede del 'Comitato per Agazio Loiero Presidente'. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati alcuni computer ed altro materiale che ora saranno sottoposti ad una serie di accertamenti. Non si e' fatta attendere la reazione del Presidente Loiero il quale si dice sereno nonostante il ''il trauma di vedere i militari frugare tra le mie cose piu' intime in maniera generalizzata (hanno preso di tutto senza un mandato o una direttiva precisa)''. Loiero si dice anche convinto che ''emergera' la totale estraneita' ai fatti che mi vengono contestati. Fatti vaghi: si fa riferimento a presunti finanziamenti che avrei ottenuto durante la campagna elettorale del 2005 in cambio di favori. Ma nel capo d'imputazione di quei favori non c'e' alcuna traccia. C'e' semmai prova del contrario: nelle intercettazioni telefoniche di Saladino lo stesso lamenta proprio l'atteggiamento estremamente rigido che io avevo assunto nei confronti dei giovani di Why Not''. In serata a Catanzaro, al termine della giunta regionale, il vicepresidente dell'esecutivo della Calabria, Domenico Cersosimo, ha detto che ''nel rispetto dell'azione della magistratura, paventiamo, per indagini cosi' lunghe e complesse, il rischio di una delegittimazione della magistratura stessa come istituzione''.

Palazzo Chigi smentisce il sostegno elettorale a Prodi. Il premier Romano Prodi non ha mai ricevuto alcun sostegno in campagna elettorale dal signor Saladino con il quale ha avuto solo un paio di contatti occasionali. E' quanto tornano a sottolineare fonti di Palazzo Chigi, dopo averlo fatto in altre occasioni la scorsa estate, in riferimento a notizie di agenzia di oggi sulla cosiddetta inchiesta 'Why not', avocata nei mesi scorsi dalla procura generale di Catanzaro. L'indagine riguarda presunti illeciti che sarebbero stati commessi nell'utilizzo di finanziamenti pubblici e i rapporti tra l'imprenditore Antonio Saladino ed alcuni politici.

Loiero “Mi sentano presto”. ''Mi auguro che ora i magistrati decidano di sentirmi presto''. E' quanto ha detto il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, circa l'avviso di garanzia ricevuto stamani nell'ambito dell'inchiesta Why Not. ''E mi auguro - ha aggiunto - di essere sentito presto in modo che non restino ombre sulla mia persona''

Sergi “Tutti i contributi rendicontati”. ''Tutti i contributi elettorali che il comitato 'L'Ulivo per Loiero' ha ricevuto sono stati rendicontati alla Corte dei Conti''. Lo ha detto il portavoce del presidente della Regione, Pantaleone Sergi a margine della conferenza stampa della Giunta regionale, in riferimento al versamento di centomila euro di cui si parla nell'informazione di garanzia inviata al presidente della Regione, Loiero. ''Quand'anche ci fosse stato tale contributo elettorale - ha aggiunto Sergi - non vedo quale scandalo ci sarebbe stato. Con questa logica e criterio tutti coloro i quali hanno contribuito alla campagna elettorale di Loiero come di qualsiasi altro candidato sarebbe passibile di accuse di corruzione''.

Ripepe “Una perquisizione invasiva”. ''Membri delle Forze dell'Ordine hanno effettuato una perquisizione che non ho timore di definire assolutamente 'invasiva' e poco rispettosa dei miei diritti di cittadino che, allo stato, in merito alla vicenda, non risulta vieppiu' ne' indagato, ne' persona a conoscenza dei fatti, ne' a qualunque titolo coinvolto nell'indagine in corso''. E' quanto afferma in una nota Eugenio Ripepe, presidente della societa' di gestione dell'aeroporto di Lamezia Terme e tra i piu' stretti collaboratori di Agazio Loiero, sottoposto stamani ad una perquisizione nell'ambito dell'inchiesta Why Not. ''Le modalita' - ha aggiunto - e le circostanze con cui si sono svolti i fatti, rimbalzati con impressionante tempestivita' sui media, hanno provocato in me particolare indignazione, anche alla luce della mia irreprensibile condotta personale e professionale nell'arco di una vita di lavoro e di relazioni umane, sempre con pieno e appassionato coinvolgimento, in attivita' pubbliche e private''. ''Tengo - prosegue Ripepe - comunque a precisare (con documentazione a disposizione di chiunque volesse prenderne visione) che l'azione di cui sono stato oggetto scaturisce esclusivamente, come si legge nello stesso dispositivo di perquisizione, in quanto: 'ha rivestito il ruolo di rappresentante del Comitato per Agazio Loiero presidente in occasione delle elezioni regionali 2005, ed attualmente e' membro del Gabinetto del Presidente della Regione Calabria. Pertanto il Ripepe e' soggetto che in qualche modo potrebbe ritenere e custodire documentazione, supporti e strumenti informatici o telefonici dai quali poter ricavare elementi di riscontro rispetto alle emergenze sopradette'''. ''Che dire? Che in data odierna - sostiene il presidente della Sacal - sono stato improvvisamente ferito nella mia liberta' personale e privato dei miei strumenti di lavoro quali i telefoni e i computer, solo perche' amico del Presidente Loiero? E che tutto questo risulterebbe, sempre dagli atti, da un'informativa dei Carabinieri del 31 gennaio 2008? Preciso allora, che il fatto che fossi stato rappresentante del Comitato elettorale era di dominio pubblico; e che alla presidenza del Gabinetto della Regione Calabria non mi ha 'portato' Loiero, considerato che sono li' in organico sin dal lontano 1972. Voglio evitare altre considerazioni, mi si permetta pero' di dire che dopo oltre due anni di indagini, si arriva adesso a colpire la sfera delle amicizie del presidente Loiero''. ''E io ribadisco - conclude - allora con energia e con fierezza, di essere amico del presidente, perche' il nostro lungo rapporto si e' basato sempre sulla reciproca correttezza, trasparenza e onesta'''.

Coinvolto on. Gozi, che smentisce. Nell'inchiesta Why Not è coinvolto anche l'onorevole Sandro Gozi, parlamentare del Pd, indicato dai magistrati come consigliere politico del Presidente della commissione europea, José Manuel Durao Barroso. Gozi, dal luglio 2006, è anche consigliere del presidente del consiglio dei ministri, Romano Prodi (anch'egli indagato nell'inchiesta), e dal giugno 2006 componente della commissione affari costituzionali della Presidenza del consiglio dei Ministri. Sandro Gozi, secondo quanto emerge dal decreto di perquisizione delle abitazioni di Loiero, avrebbe avuto rapporti con il leader della compagnia delle Opere in Calabria, Antonio Saladino. Dopo le l'elezione regionali del 2005 su richiesta di Saladino e Gozi il presidente Loiero avrebbe "assegnato ad una funzione cruciale - sostiene la Procura generale - per gli interessi di Saladino una persona legata ad entrambi" cioé Francesco De Grano che viene appunto nominato dirigente degli affari internazionali presso la Regione Calabria. "Un ruolo - sostiene ancora l'accusa - di determinante incidenza nella gestione dei fondi pubblici anche di origine comunitaria, tanto appetiti dal Saladino". De Grano pur rivestendo un ruolo istituzionale nella Regione avrebbe partecipato a delle riunioni nel corso delle quali si "decideva quale poteva essere - sostiene la Procura Generale di Catanzaro - lo strumento più utile, meno passibile di controlli, per la distrazione in favore del Saladino di fondi pubblici. Fu proprio De Grano poi a suggerire la cosituzione di una Fondazione che fu chiamata 'Need ricerca srl'".
Sono estraneo. ''Ferma restando la mia piena fiducia nella Magistratura che mi auguro agisca molto rapidamente, tengo a ribadire la mia completa e assoluta estraneita' ai fatti di cui si fa riferimento nell'inchiesta denominata ''Why not'', gia' emersi nel giugno dello scorso anno'': cosi', in una nota, Sandro Gozi del Pd. ''Durante la mia attivita' in Europa e Italia - aggiunge - ho conosciuto, per dovere d'ufficio, i vertici della regione Calabria e della Compagnia delle Opere ma non sono mai venuto a conoscenza direttamente o indirettamente di alcun comitato d'affari ne' tantomeno ne ho fatto parte''

Sono dieci le fonti dei PM. Sono dieci le fonti - indicate con le lettere dell'alfabeto greco - attraverso le quali la procura generale di Catanzaro ha ricostruito la vicenda a base delle perquisizioni, mentre sono quattro dei dieci testi che avrebbero parlato dei presunti fondi dati da società ad Agazio Loiero per la campagna elettorale delle regionali del 2005. Le fonti - secondo l'ipotesi accusatoria - ricostruiscono anche i rapporti tra il leader della compagnia delle opere in Calabria, Antonio Saladino, e il consigliere politico del presidente della commissione europea Barroso, Sandro Gozi, relativamente alla nomina di Francesco De Grano quale dirigente degli affari internazionali della Regione Calabria.

La solidarietà della Giunta regionale a Loiero. ''Siamo vicini al presidente Loiero umanamente nella consapevolezza della sua estraneita' e ci identifichiamo nella sua azione di innovazione amministrativa e burocratica della Regione. Allo stesso tempo, nel rispetto dell'azione della magistratura, paventiamo per indagini cosi' lunghe e complesse, il rischio di una delegittimazione della magistratura stessa come istituzione''. Lo ha detto il vicepresidente della Regione Calabria, Domenico Cersosimo, incontrando i giornalisti, a nome dell'esecutivo, dopo gli ultimi sviluppi dell'inchiesta Why Not. La Giunta regionale si e' riunita nel pomeriggio di oggi presieduta proprio da Cersosimo. ''Il rischio di indagini che non finiscono mai e che si dilatano a dismisura - ha aggiunto il vicepresidente - ci preoccupa come cittadini prima che come amministratori. Anche perche' tempi troppo lunghi possono determinare possibili paralisi amministrative tarpando le ali alle decisioni pubbliche. Nessuno nega che le indagini si debbano fare, e' necessario pero' che le stesse indagini arrivino a determinazioni, cio' soprattutto in una regione come la Calabria che ha bisogno di un 'di piu'' di governo''. ''L'attivita' amministrativa come dimostrano gli esiti della riunione dell'esecutivo - ha detto ancora Cersosimo - non si e' fermata. La nostra esistenza come esecutivo dipende dalla sua voglia di continuare la battaglia di cambiamento intraprese. In questo faremo di tutto per stargli vicino''

Rapporti tra Saladino, Macrì e De Grano con Prodi. Nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006 il leader della Compagnia delle Opere della Calabria, Antonio Saladino, sostenne la candidatura di Romano Prodi. I magistrati che conducono l'inchiesta Why Not hanno ricostruito i rapporti tra Antonio Saladino con Pietro Macrì e Francesco De Grano (entrambi coinvolti nell'indagine) che gli inquirenti ritengono "vicini all'onorevole Romano Prodi". Dalle indagini emerge che la società Why Not che, secondo gli inquirenti all'epoca era ancora nel "dominio di Saladino", versò la somma di 250 mila euro alla Met Sviluppo srl, con amministratore delegato Pietro Macrì, per l'acquisto di un programma informatico chiamato 'Navision' che però era inappropriato per le esigenze della Why Not e che non fu mai utilizzato. "Tale pagamento - sostengono i magistrati nel decreto di perquisizione - è confluito nelle casse della Met Sviluppo la quale, a sua volta, realizzò a titolo gratuito la creazione di un sito web per il 'Laboratorio Democratico Europeo', il cui presidente è l'On. Sandro Gozi, persona vicina a Macrì ed a De Grano e con ruolo apicale nell'ambito della Comunità Europea".

Il ‘sistema Saladino’ secondo gli inquirenti. Gli incontri di preghiera e la lettura in comune di testi religiosi promossi da Antonio Saladino, uno dei principali indagati nell'inchiesta Why Not, con il tempo cedettero il passo all'esplicita ricerca di ''affari, cioe' di fare soldi''. E' in questo modo che i nuovi magistrati che conducono l'inchiesta Why Not - dopo l'avocazione al pm De Magistris - descrivono, nel decreto di perquisizione delle abitazioni e degli uffici di Agazio Loiero, quello che hanno definito il 'sistema Saladino'. Ed e' talmente significativa la trasformazione avuta da Saladino negli anni che i magistrati che conducono l'inchiesta hanno riportato una frase pronunciata nella comunita' che orbitava intorno al leader della compagnia delle opere: ''se avesse saputo dei comportamenti del Saladino, don Giussani si sarebbe rivoltato nella tomba''. Quello creato da Saladino era un sistema che ''condiziona - sostiene l'accusa - le scelte dello Stato, della Regione Calabria e delle Istituzioni in genere. Si tratta di soggetti che condizionano pesantemente il voto, come risulta dagli atti, di partecipare alla stesura di leggi regionali, di scrivere o farsi scrivere bandi di gara ritagliati su misura per far si' che societa' tra loro governate possano aggiudicarsi gare pubbliche, il tutto strumentale all'arricchimento personale attraverso la distrazione di fondi pubblici''. E sullo sfondo dell'inchiesta emerge anche un intreccio di consulenze tra diverse societa' che sarebbero state fittizie e sarebbero state finalizzate ad una ''fraudolenta - cosi' e' scritto nel decreto di perquisizione - distrazione e destinazione di fondi pubblici''. Uno degli esempi e' quello relativo alla vendita, da parte della societa' Met Sviluppo, con amministratore delegato Pietro Macri', coinvolto nell'inchiesta con il cognato Francesco De Grano, entrambi ritenuti vicini a Romano Prodi, di un programma informatico alla Why Not per la somma di 250 mila euro. Il programma pero' non fu mai utilizzato perche' inappropriato alle esigenze della Why Not. La somma di denaro pagata dalla Why Not conflui' nelle casse della Met Sviluppo la quale, a sua volta, realizzo' a titolo gratuito la ''creazione di un sito web - sostiene ancora l'accusa - per il 'Laboratorio Democratico Europeo', il cui presidente e' l'On. Sandro Gozi, persona vicina a Macri' e De Grano e con ruolo apicale nell'ambito della comunita' europea essendo il consigliere politico del presidente della commissione, Jose' Manuel Durao Barroso''. Ma il sistema creato vede anche l'interessamento del leader della compagnia delle opere della Calabria nella politica. Francesco De Grano, che venne appunto nominato dirigente degli affari internazionali presso la Regione Calabria, avrebbe partecipato a riunioni nel corso delle quali si ''decideva quale poteva essere - sostiene la Procura Generale di Catanzaro - lo strumento piu' utile, meno passibile di controlli, per la distrazione in favore del Saladino di fondi pubblici''

Corbelli “Loiero esposto a rischio ndrangheta”: ''Rispetto come sempre la magistratura ma sono oltre che sorpreso anche preoccupato per il blitz dei carabinieri di questa mattina ai danni del presidente Loiero". E' quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli commentando la notizia delle perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici del presidente della Regione nell'ambito dell'inchiesta "Why Not". "Temo che queste iniziative giudiziarie - prosegue Corbelli - di grande impatto mediatico, anche se legittime, e gli attacchi continui all'operato del Governatore lo espongano fortemente al rischio 'ndrangheta. Ribadisco con forza questo mio convincimento e questa mia forte preoccupazione. Naturalmente la magistratura fa il suo dovere quando indaga e l'opposizione il suo mestiere quando critica, non condividendolo, l'operato del presidente della Regione. Ma mi preoccupa e inquieta fortemente il clima pesante che si è creato in Calabria. Siamo alla criminalizzazione di tutta una classe politica e dirigente e di una intera regione". "Ho, con la mia storia e cultura garantista - sostiene ancora Corbelli - difeso in questi mesi Luigi De Magistris e invocato il principio di presunzione di innocenza per tutti gli indagati; ho sempre difeso, con forza e convinzione, Loiero. Il Governatore è una persona perbene al servizio della Calabria. Purtroppo sono indagini, che, ripeto, rispetto e perquisizioni spettacolari, che non condivido, come quelle di oggi ai danni del presidente della Regione che fanno male alla Calabria, alla sua immagine, alla credibilità delle stesse istituzioni democratiche. Non si combatte in questo modo, con queste azioni eclatanti, la illegalità e la criminalità".

La CDL chiede le dimissioni di Loiero. ''Noi siamo garantisti non a corrente alternata e riteniamo sacrosanta la presunzione d'innocenza anche per chi non ha subito una condanna definitiva, figuriamoci per un semplice avviso di garanzia, ma il problema della Calabria e' politico: il presidente Loiero, se avesse senso di responsabilita', staccherebbe adesso la spina consentendo ai calabresi di scegliere un nuovo Governo e sottraendo la Calabria a questo stato comatoso''.E' quanto affermano in una nota i capigruppo di Fi, Pino Gentile, Udc, Michele Trematerra, An, Alberto Sarra, Misto, Sergio Abramo e nuovo Psi, Framcesco Galati. ''C'e' un esecutivo regionale - affermano i capigruppo - che sosteneva di basare la sua azione su due direttrici: il nuovo Piano Sanitario e la Stazione Unica Appaltante: il primo e' un libro dei sogni che tarda a tradursi in realta', la seconda e' stata cassata clamorosamente dal Governo nazionale che l'ha impugnata dinanzi alla Consulta. La Regione e' in coma ed e' lo specchio del fallimento di una stagione di centrosinistra che ha solo prodotto illusioni e seminato promesse irrealizzabili, non riuscendo in alcun modo a rappresentare i blocchi sociali intermedi. Non puo' essere un'azione giudiziaria, per quanto assai inquietante negli aspetti prodromici a scandire l'agenda politica: la magistratura merita rispetto e stima, ma la presunzione d'innocenza e' un caposaldo che non puo' essere intaccato''. ''Loiero - concludono - non rappresenta piu' i calabresi perche' si e' spenta ogni fase propulsiva della sua coalizione, trascinata da un'antica e desueta liturgia di crisi e di rimpasti, di immobilismi e diktat che hanno ridotto la sua gestione a duna mera e reiterata conduzione di potere monocratico''

Vigilante (SD) “Questione morale imprescindibile”. "La nuova questione morale deve costituire elemento fondativo imprescindibile del nuovo soggetto unitario e plurale della sinistra". A sostenerlo e Gianni Vigilante, responsabile nazionale Enti locali di Sinistra Democratica. "Perciò ancora di più - prosegue Vigilante - stupiscono le posizioni delle segreterie regionali calabresi dei Verdi, del Pdci e di Rifondazione Comunista che invece di partecipare insieme a noi a questa battaglia di democrazia e trasparenza difendono Loiero, ancora oggi investito da pesanti indagini giudiziarie, minacciano addirittura il blocco del percorso unitario se Sinistra Democratica non rivede le sue posizioni". "Il fallimento politico e le vicende giudiziarie che stanno travolgendo importanti amministrazioni regionali, come quella guidata da Loiero in Calabria, - prosegue Vigilante - rendono urgente e ormai non più rinviabile una presa di posizione comune da parte delle forze che si riconoscono ne 'La Sinistra-L'Arcobalenò al fine di ridare ai cittadini di quelle regioni la possibilità di tornare a votare il più rapidamente possibile per scegliere una nuova politica ed una nuova classe dirigente"

Giaimo (Fiamma) “Commissariale la Giunta”. "L'immediato commissariamento della Giunta regionale calabrese e l'attivazione di ogni azione che precluda la possibilità per il presidente Loiero di essere candidato e quindi, nell'ipotesi di elezione in Parlamento, sottrarsi alle naturali sedi di giudizio in Tribunale". E' quanto chiede Natale Giaimo, segretario provinciale del Movimento sociale-Fiamma tricolore di Catanzaro. "Alla luce degli avvenimenti odierni - prosegue Giaimo - occorre dare una rinfrescata alla memoria dei calabresi e ricordare soprattutto le recenti interviste a Loiero in cui, il nostro beneamato governatore, escludeva nella maniera più decisa ogni sua scesa in campo per concorrere ad un posto nel Parlamento Italiano". "Non vorremmo infatti - prosegue il segretario provinciale del Ms-Ft di Catanzaro - che, avendo anche i sostituti di De Magistris continuato il suo lavoro agendo sulla stessa linea e prendendo pesanti iniziative nei confronti suoi e di tanti dei suoi più stretti collaboratori, adesso il governatore ci ripensi e pensi di ripararsi sotto il sempre accogliente ombrello della 'immunita' parlamentaré, magari turlupinando ancora una volta i poveri calabresi con la favola dei magistrati che ce l'hanno tutti con lui, non avendo altro da fare e a cui pensare"

 

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