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Inchiesta Why Not

 

Inchiesta Why Not: Nessuna istanza al riesame per il materiale sequestrato. Gozi, “Nessun avviso di garanzia”. Saladino intercetta teste dell’accusa

08/02 Nessuna istanza al tribunale della libertà di Catanzaro è stata depositata, fino a stamani, per il dissequestro del materiale sequestrato durante le perquisizioni compiute nei giorni scorsi dai carabinieri nell'ambito dell'inchiesta Why Not coordinata dalla Procura Generale del capoluogo calabrese. Le perquizioni sono state compiute negli uffici e nelle abitazioni del presidente della Regione Agazio Loiero, ad uno dei suoi più stretti collaboratori, Eugenio Ripepe, nelle sedi di 14 società, alcune riconducibili ad Antonio Saladino, negli uffici della Compagnia delle Opere della Calabria, di Obiettivo Lavoro e del comitato per Agazio Loiero Presidente. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati dei computer, telefoni cellulari, agende ed altri documenti. Sul materiale stanno effettuando accertamenti i carabinieri ed i periti nominati dai magistrati della Procura Generale di Catanzaro.

Gozi “Nessun avviso di garanzia”. "Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia e alcun decreto di perquisizione e sequestro né per i fatti già emersi nel giugno 2007 né per quelli di cui si parla in questi giorni". E' quanto afferma il parlamentare del PD, Sandro Gozi, in relazione all'inchiesta Why Not della Procura generale di Catanzaro. "Ribadisco altresì la mia piena fiducia nella Magistratura - prosegue Gozi - e la mia totale estraneità ai fatti oggetto dell'inchiesta; non so nulla di illeciti finanziamenti comunitari o comunque di fondi pubblici a società gestite dal dottor Saladino o a lui riconducibili". "In particolare il dottor Saladino - sostiene ancora il parlamentare del PD - non ha mai finanziato la mia attività, né il sito web del Laboratorio Democratico Europeo del quale sono presidente; tale sito web è stato offerto gratuitamente dal sig. Pietro Macrì, quale contributo per la sua adesione al Laboratorio; si trattava di un sito web molto rudimentale ed elementare che infatti venne poco dopo sostituito perché inadeguato e incapace di funzionare. Con lo stesso Macrì, che ho incontrato poche volte, l'ultima forse nel 2005, non ho avuto altri rapporti; con Francesco De Grano, cognato di Macrì, che me lo presentò, ho avuto rapporti in quanto professionista aderente al Democratico Europeo che offrì, quale suo contributo, la mera domiciliazione postale del Laboratorio presso l'allora suo studio in Via Boncompagni,a Roma". "Non ho affatto segnalato il dott. Francesco De Grano per la nomina a dirigente degli Affari Internazionali della Regione Calabria". E' quanto afferma il parlamentare del PD, Sandro Gozi, in relazione a quanto emerge dal decreto di perquisizione delle abitazioni del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero e cioé che Gozi e Saladino avevano richiesto quella collocazione per De Grano. "Mi sono limitato - prosegue Gozi - ad osservare a cose fatte che dal punto di vista puramente tecnico sembrava una buona scelta". "Ribadisco - sostiene ancora il parlamentare del PD - di non aver mai avuto nessun sentore né diretto né indiretto dell'esistenza di comitati d'affari e, se questo fosse mai esistito, non ne ho certamente mai fatto parte né in Calabria né altrove. Né ho mai partecipato a società di consulenza, né in Calabria né altrove. Confermo infine che se riceverò una qualsiasi comunicazione giudiziaria, mi metterò immediatamente a disposizione degli inquirenti per chiarire ogni possibile aspetto della vicenda".

Saladino intercetta teste d’accusa. Uno dei principali indagati nell'inchiesta Why Not, Antonio Saladino, avrebbe registrato alcune conversazioni, anche telefoniche, con uno dei testi dell'accusa circa la "veridicità o meno delle dichiarazioni rese in procura al sostituto procuratore Luigi De Magistris". La vicenda è stata ricostruita in un articolo pubblicato stamane dal Sole 24 Ore. "La difesa di Antonio Saladino - scrive il Sole 24 Ore - semmai si dovesse arrivare al rinvio a giudizio si giocherà tutta sulle contro-indagini investigative. A partire proprio dalle intercettazioni telefoniche che, nell'inchiesta Why Not, avocata al pm Luigi De Magistris, tante volte lo chiamano in causa come deus ex machina della spartizione dei fondi europei e pubblici. Le intercettazioni sono clandestine, registrate all'insaputa degli interlocutori chiamati telefonicamente a rispondere da Saladino stesso e dai suoi più stretti collaboratori sulla veridicità o meno delle dichiarazioni rese in Procura a De Magistris". Le prove investigative tra cui "tabulati e verbali sono state depositate presso cinque notai del Nord Italia per avere la certezza che non spariscano". Tra le carte della difesa potrebbe comparire anche "una testimonianza oculare - sostiene il Sole 24 Ore - di una serie di incontri svolti la scorsa estate a Falerna Lido, nei pressi della residenza estiva di un alto magistrato". "Una superteste di De Magistris - aggiunge - avrebbe partecipato ad alcune di queste riunioni e come commensali avrebbe avuto, tra gli altri, magistrati, ex portaborse di politici del Partito Democratico, ed ex colleghi veterinari di quello che poi diventerà imprenditore e presidente della Compagnia delle Opere in Calabria, Antonio Saladino. A dirlo (ed é tutta da verificare) sarebbe una deposizione di un carabiniere della scorta di De Magistris; acquisita agli atti della difesa di Saladino, che resta però ancora in attesa dell'autorizzazione del carabiniere stesso per depositarla come prova, ammesso che lo sia". "Sui motivi degli incontri - conclude - le posizioni divergono: per Saladino sarebbero un elemento di prova di un 'partito' trasversale per De Magistris e un complotto contro di lui. L'altro magistrato, interpellato dal Sole 24 Ore, smentisce di aver mai svolto riunioni con chiunque delle persone coinvolte nelle indagini. Tantomeno con De Magistris"

 

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