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Inchiesta Why Not

 

Inchiesta Why Not: dissequestrati i documenti del collaboratore di Loiero, Ripepe “Subito comunque un abuso”. Nel decreto di perquisizione mancano i fatti contestati.

22/02 Il Tribunale del riesame di Catanzaro ha disposto il dissequestro dei documenti prelevati nelle scorse settimane a Eugenio Ripepe nell'ambito dell'inchiesta Why Not. Il Tribunale ha così accolto la richiesta avanzata dall'avvocato Anselmo Torchia, legale di Ripepe. Quest'ultimo non è indagato, ma i magistrati che conducono l'inchiesta Why Not hanno disposto una perquisizione a suo carico perché è uno dei più stretti collaboratori del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, indagato nell'inchiesta per corruzione semplice e corruzione elettorale in occasione delle elezioni regionali del 2005.

Ripepe “Subito comunque un abuso”: "Dopo la decisione del Tribunale del riesame sono ancora più convinto di essere stato vittima di un abuso". A dirlo è stato Eugenio Ripepe, commentando la decisione del Tribunale del riesame di Catanzaro che, accogliendo il ricorso del suo avvocato, ha dissequestrato documenti e oggetti prelevati in occasione di una perqusizione disposta nell'ambito dell'inchiesta Why Not. "La decisione del Tribunale - ha proseguito Ripepe - non attenua la mia rabbia e la mia indignazione per una perquisizione assolutamente invasiva che non ha rispettato i miei diritti di cittadino. Oltretutto non figuro neanche tra gli indagati dell'inchiesta e mi sfugge ancora il motivo per il quale la magistratura abbia mandato i carabinieri a casa mia, a frugare tra le mie cose. Sono stato privato dei telefoni, del computer, solo perché amico del presidente Agazio Loiero al quale mi lega un rapporto fatto di correttezza, trasparenza ed onestà. Sono allibito che possa essere accaduto". "Ancora una volta - ha concluso Ripepe - non posso che ribadire la mia irreprensibile condotta personale e professionale tenuta nel corso di una vita fatta di lavoro. Una irreprensibilità che adesso è certificata anche e soprattutto dagli inquirenti che, pur senza titolo, hanno frugato tra le mie cose per giorni".

Nel decreto di perquisizione mancano i fatti contestati. Nel decreto di perquisizione emesso nell'ambito dell'inchiesta Why Not a carico del presidente della Regione Calabria Agazio Loiero e di altri indagati la Procura non ha menzionato i fatti contestati agli indagati. A rilevarlo è il Tribunale del riesame di Catanzaro nell'ordinanza con la quale ha disposto la restituzione a Eugenio Ripepe, collaboratore di Loiero, di documenti e oggetti sequestrati nell'ambito dell'inchiesta. Ripepe non figura tra gli indagati. "L'esame dell'atto impugnato - scrivono, tra l'altro, i giudici del riesame - evidenzia come l'organo inquirente abbia operato un mero richiamo alle norme di legge violate e non abbia menzionato in alcun modo, neppure in via provvisoria e generica, i fatti contestati ai singoli indagati. Tale insufficiente indicazione impedisce la verifica dell'astratta configurabilità dei reati contestati". Nell'ordinanza, il Tribunale evidenzia anche che "dall'esposizione delle vicende riportate nelle motivazioni del decreto non è dato evincere, in maniera precisa e puntuale, le condotte antigiuridiche individuali addebitabili ai singoli indagati".

 

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