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Usura accertata senza colpevoli

 

La Procura di Reggio fa appello contro la sentenza che assolve i banchieri da usura, nonostante il reato accertato

10/02 La Procura generale di Reggio Calabria ha presentato appello contro la sentenza del Tribunale di Palmi che ha assolto i vertici di alcune banche nazionali dall'accusa di usura nei confronti dell'imprenditore Nino De Masi, perche' ''l'usura bancaria e' stata certificata e attestata dal Tribunale, ma non e' accettabile che possa lo stesso Giudice affermare che il reato non ha colpevoli''. Il Tribunale, l'8 novembre scorso, assolse nove persone, tra le quali Cesare Geronzi, ex presidente di Capitalia (oggi in Mediobanca), Luigi Abete, presidente dela Bnl, Dino Marchiorello, ex presidente della Banca Antonveneta. ''Quanto accertato dai giudici di Palmi - e' scritto nel testo dell'appello - e' una disfunzione gravissima che, certamente, comporta un distacco pesantissimo tra il sud ed il resto dell'Europa, impedendo, di fatto, la possibilita' di svolgere una corretta attivita' economica''. Per la Procura generale di Reggio ''la decisione emessa dal Tribunale di Palmi non lascia spazio ad ulteriori argomentazioni: nel meridione gli Istituti di Credito approfittano dello stato di debolezza del tessuto sociale, di quello economico, della classe politica e della quasi assenza delle istituzioni, per azionare quei meccanismi, a volte illegittimi e spesso illeciti, che gli consentono di ricevere il massimo dei ricavi. Una situazione, sicuramente, insostenibile che non puo' oltre essere ignorata sia dalla politica locale, che da quella nazionale ed europea, ma soprattutto dalla magistratura: consentire il depauperamento di tale territorio potrebbe voler dire rafforzare la mafia e le illegalita' diffuse''. ''In sostanza - e' scritto ancora nell'appello - le banche 'strozzano' dapprima gli imprenditori, applicando tassi usurari e imponendo operazioni 'spericolate'. L'imprenditore, in questa situazione ha due sole vie di uscita: chiudere la propria attivita', con tutto quello che ne comporta, o accettare le offerte della criminalita' organizzata, che vengono, spesso, sostenute da professionisti e persone al di sopra di ogni sospetto, per poi diventare 'cosa loro'. Una tale evenienza forse potra' scongiurarsi, grazie all'onesta' ed al coraggio di imprenditori come il De Masi, sempre che le Istituzioni nazionali ed europee prendano atto del morbo e lo contrastino adeguatamente prima che l'intero apparato statale e sociale diventi similare alla patologia dallo stesso generata''. Secondo la Procura generale di Reggio ''si comprende, che una valutazione obbiettiva delle funzioni dei vertici e degli esecutori avrebbe portato ad una decisione, certamente, diversa, che con ogni probabilita' avrebbe sconvolto l'attuale sistema bancario italiano. Il Tribunale, forse, non ha avuto il coraggio di superare il dato formale ed emettere una sentenza forte dei contenuti e delle responsabilita', che, sicuramente, non possono essere negate per quanto sopra riferito, salvo prova del contrario che allo stato non c'e'. Nella sentenza non e' stato spiegato come e perche' sia stata scelta l'applicazione di una circolare amministrativa contrastante con due norme di legge''. ''E' mancato forse - conclude il testo dell'appello - il coraggio di fare chiarezza e di affermare definitivamente che la legge non puo' essere surrogata da una circolare. 'L'elemento oggettivo del reato ricorre dal momento che il Teg soglia e' stato superato'''.

 

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