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Lite tra cognati: due morti a Serra San Bruno

 

Due morti in una lite tra cognati a Serra San Bruno per problemi di vicinato. Una delle vittime coinvolta in inchiesta su strage a Udine

18/02 E’ di due morti il bilancio di una lite per motivi di vicinato a Serra San Bruno, un centro delle montagne vibonesi. Le vittime sono Angelo Cravé, di 42 anni, e suo cognato Giuseppe Campese, di 35 che era rimasto ferito in maniera grave riportando una lesione gravissima alla testa provocata dai colpi dai colpi di fucile sparati, secondo l'accusa da Salvatore Gallé, di 69 anni, che poi si è costituito ai carabinieri Tra Gallé e gli altri due uomini, che erano cognati, c'erano già stati dei litigi nelle scorse settimane per problemi legati ai confini tra appezzamenti di terreno. Stamani i tre si sono rivisti in località Guido, e Gallé avrebbe sparato alcuni colpi di fucile contro gli altri due, uccidendo Cravé e ferendo gravemente alla testa Campese . Quest'ultimo era stato trasferito nell'ospedale Pugliese di Catanzaro dove nel primo pomeriggio è spirato per la gravità della situzione. I carabinieri stanno adesso cercando di ricostruire i fatti nel dettaglio, soprattutto per stabilire se a sparare sia stato solo Gallé o se l'anziano fosse insieme a qualcuno.

Per i Carabinieri è stato un agguato. E' stato un agguato quello nel quale sono stati uccisi, a Serra San Bruno, Angelo Cravé, e il cognato, Giuseppe Campese. Questo è quanto emerge dalla ricostruzione fatta dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, guidati dal capitano Michele Monti, sul luogo del duplice omidicio. Salvatore Gallé ed i figli Bruno e Vito, le tre persone accusate del duplice delitto, secondo la ricostruzione dei carabinieri, stamani hanno atteso l'arrivo di Campese e del cognato, quindi, da posizioni diverse, hanno fatto fuoco con tre armi, un fucile da caccia, una carabina ed una pistola. Cravé é morto sul colpo, mentre Campese è deceduto nel primo pomeriggio nell'ospedale di Catanzaro per le ferite provocate dai pallettoni sparati dal fucile alla testa ed al collo. All'origine del duplice delitto, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la servitù di passaggio di una strada che attraversa le proprietà di Gallé e Campese che aveva provocato, in passato, numerose liti tra i due uomini. Gallé ed i figli sono incensurati.

Una delle vittime coinvolto in strage di Udine. Giuseppe Campese, l'uomo di 35 anni morto oggi nell'agguato di Serra San Bruno (Vibo Valentia), era noto in Friuli per essere stato imputato nel processo per la strage dell'antivigilia di Natale del 1998 quando, in viale Ungheria, a Udine, per lo scoppio di una bomba a mano davanti a un negozio di telefonia, morirono tre agenti della Questura. Campese, come gli altri quattro imputati nel processo - gli albanesi Ilir Mihasi e Saimir Sadria, l'ucraina Tatiana Andreicik e il connazionale Nicola Fascicolo - era accusato di di strage (per tutti e cinque il pm aveva chiesto la condanna all'ergastolo), ma venne condannato, il 29 maggio 2003, a quattro anni e otto mesi (il Pm aveva chiesto sei anni) per i reati di associazione mafiosa e sfruttamento della prostituzione. L'uomo era il titolare di una sala giochi in via Cividale, a Udine, dove, secondo quanto emerso nel processo, si riunivano gli altri componenti di quella che fu individuata come una vera e propria banda dedita allo sfruttamento della prostituzione con ramificazioni in tutta la citta' di Udine. La sua posizione venne chiarita durante il processo. Da confidente dei Carabinieri per alcune operazioni antidroga e anti prostituzione, Campese si trovo' coinvolto nell'inchiesta per la strage del 23 dicembre per i suoi rapporti con la Polizia. Quest'ultima controllava da tempo il gruppo che voleva avere campo libero per la gestione sia della prostituzione, sia dello spaccio della droga. Nella strage dell'antivigilia di Natale rimasero uccisi Adriano Ruttar di 31 anni, Giuseppe Guido Zannier di 34 e Paolo Cragnolino di 31, tutti agenti della Questura friulana. Nello scoppio rimasero feriti anche un quarto poliziotto e il titolare del negozio di telefonia, Paolo Albertini, quest'ultimo sospettato, in fase istruttoria, di avere avuto rapporti con il clan italo-albanese e quindi ritenuto il 'bersaglio privilegiato' della strage.

Tre gli arrestati. Sono tre le persone arrestate dai carabinieri di Serra San Bruno per il duplice omicidio di Angelo Cravé, di 42 anni, e del cognato, Giuseppe Campese, di 35. Oltre a Salvatore Gallé, di 69 anni, sono stati arrestati i suoi figli, Bruno e Vito, rispettivamente di 41 e 43 anni, che sono proprietari di una radio locale, Radio Serra. Per tutti l'accusa è duplice omicidio in concorso. Per uccidere Cravé e Campese, che era sorvegliato speciale di ps con obbligo di soggiorno, i tre, secondo l'accusa, hanno usato un revolver calibro 9.21, un fucile da caccia calibro 16 ed una carabina. Le armi sono state trovate a casa di Salvatore Gallé che abita ad una trentina di metri dal luogo del duplice delitto, in località Guido, alla periferia di Serra San Bruno.

Le liti frequenti con intervento di CC e PS. I litigi per questioni di vicinato che stamani, a Serra San Bruno, sono sfociati nell'omicidio di Angelo Cravé, di 42 anni, e del cognato, Giuseppe Campese (35), andavano avanti da tempo ed in alcuni casi erano dovuti intervenire carabinieri e poliziotti per riportare la situazione alla tranquillità. L'ultimo litigio tra Cravé e Campise da una parte e Salvatore Gallé, di 69 anni, l'uomo accusato di averli uccisi, dall'altra, era avvenuto solo pochi giorni fa. Al centro della contesa la recinzione di una strada che attraversava le proprietà delle due famiglie in località Guido.

 

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