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Processo Fortugno

 

Processo Fortugno: intercettati da tempo i suoi cellulari. Meduri a Crea “se vince addio clinica”

22/02 Erano da tempo sottoposti ad intercettazione i cellulari del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Franco Fortugno, così come quelli di altri consiglieri regionali. Il particolare è emerso dalla deposizione del maresciallo dei carabinieri di Reggio Calabria Mauro Digrazia al processo per l'omicidio di Fortugno in corso in Corte d'Assise a Locri. La deposizione dell'investigatore è stata dedicata all'analisi degli aspetti tecnici del traffico telefonico dei cellulari di Francesco Fortugno, monitorati 24 ore su 24 dal 16 settembre del 2005 al 16 ottobre, giorno dell'omicidio. Il controllo ha riguardato i due cellulari di Fortugno, quello privato e quello fornito dal Consiglio regionale. L'avvocato Annunziato Alati, legale assieme a Antonio Managò e Menotti Ferrari di Alessandro e Giuseppe Marcianò, accusati di essere stati i mandanti dell'omicidio, ha chiesto alla Corte di Assise di Locri di acquisire l'elenco sia in entrata che in uscita delle telefonate intercorse nell'ultimo mese di vita con le utenze di Francesco Fortugno. Dopo la deposizione del sottufficiale il processo è stato aggiornato al 28 febbraio.

Gli investigatori che hanno indagato sull'omicidio di Francesco Fortugno hanno acquisito i tabulati del traffico telefonico effettuato dallo stesso Fortugno dal giorno del delitto, il 16 ottobre 2005, allo stesso giorno del mese precedente, ma non avevano mai disposto alcuna intercettazione. La circostanza è emersa, nel corso dalla deposizione di uno degli investigatori dei carabinieri al processo per l'omicidio di Fortugno in corso nella Corte d'Assise di Locri. I tabulati, con il consenso di tutte le parti, sono stati acquisiti agli atti del processo.

Meduri a Crea: “Se vince addio clinica”. "Se dovesse vincere 'modugno', ti butta giù la clinica". E' il contenuto della frase, intercettata dai carabinieri, nella quale appare il soprannome con il quale veniva indicato Francesco Fortugno, per la sua somiglianza col cantante, in una conversazione telefonica tra l'allora deputato della Margherita, Luigi Meduri e il consigliere regionale allora del centrodestra, Domenico Crea, in relazione alle elezioni regionali del 2005. Il particolare è stato riferito dal sottufficiale dei carabinieri Salvatore Di Masi, in servizio a Reggio Calabria, nel corso dell'udienza del processo per l'omicidio di Fortugno. Nella telefonata tra Meduri e Crea si parla anche delle elezioni regionali del 2005 e del ruolo svolto in questo contesto da Sergio D'Antoni e del lavoro svolto per agevolare il ritorno di Crea nel centrosinistra. Parlando di movimenti politici, riferisce il sottufficiale, Meduri dice a Crea che un punto di riferimento con cui dialogare "é Peppe Bova". Prima di chiudere la conversazione Meduri chiede a Crea notizie sulle posizioni di Michelangelo Tripodi dicendogli "sai cosa fa politicamente parlando?". Di Mauro riferisce anche di una telefonata intercettata tra Meduri e l'avv. Giovanna Mollica di Locri in cui si parla di un'eventuale proroga del legale nell'incarico all'Afor dove Mollica curava il reintegro degli operai ex detenuti. Meduri chiude la comunicazione dicendo all'avvocato: "vabbé, lo chiamo io".

Vittime di un danneggiamento “I carabinieri sanno molto”. "I carabinieri sanno più di quanto pensavamo": è questa la battuta rivolta da Giuseppe Cotronei al figlio Giuseppe, intercettata grazie ad una microspia piazzata nell'auto dei due, riferita dal maresciallo dei carabinieri Federico Ales, nell'udienza al processo per l'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno in corso a Locri. Giuseppe e Vincenzo Cotronei erano stati chiamati a Reggio Calabria a febbraio 2006 per essere sentiti in relazione al danneggiamento che il loro circolo ricreativo di Bianco aveva subito sei mesi prima. Alcuni colpi di pistola erano stati sparati dalla stessa arma utilizzata, come avrebbe confermato la perizia balistica, per uccidere Fortugno. Vincenzo, calciatore del Locri venne ucciso nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2006 in un agguato di stampo mafioso proprio alla vigilia del suo ritorno a Reggio per essere nuovamente sentito dagli investigatori e qualche giorno prima dell'arresto del presunto killer di Fortugno, Salvatore Ritorto e di Domenico Audino.

Rosaria Scopelliti “Quale responsabilità politica su Crea”. ''Alla luce delle indagini in corso su Crea e sull'omicidio Fortugno spero che venga fatta chiarezza al piu' presto e che sul presidente Bova non gravi alcuna eventuale responsabilita' politica riguardo il passaggio di Crea tra le fila del centrosinistra''. A sostenerlo, in una nota, e' Rosanna Scopelliti, figlia del giudice Antonino, ucciso dalla mafia nell'agosto '91. La giovane fa riferimento all'inchiesta su presunti rapporti 'ndrangheta-politica nel settore della snaita' nell'ambito della quale e' stato arrestato il consigliere regionale Domenico Crea. ''Vengo a conoscenza - ha aggiunto Rosanna Scopelliti - che nell'udienza del processo Fortugno, il sottoufficiale dei carabinieri Salvatore Di Masi ha riferito in aula di una intercettazione telefonica nella quale il parlamentare di centrosinistra Luigi Meduri, alla vigilia delle elezioni regionali del 2005, avrebbe comunicato all'allora consigliere di centrodestra Domenico Crea che un punto di riferimento con cui dialogare 'e' Peppe Bova', attualmente presidente del Consiglio regionale della Calabria''. ''Il consiglio regionale della Calabria - ha concluso Rosanna Scopelliti - conta gia' il 70% di consiglieri inquisiti, almeno il suo presidente dovrebbe restare al di sopra di ogni sospetto''.

Il processo iniziato stamattina. E' iniziata davanti alla Corte d'assise di Locri l'udienza del processo ai presunti mandanti ed esecutori dell'omicidio di Francesco Fortugno, il vice presidente del consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri nell'ottobre del 2005. Ad essere sentiti dai pubblici ministeri,sono stati Mario Andrigo e Marco Colamonici, alcuni investigatori dei carabinieri che si sono occupati delle indagini sul delitto. Nel processo sono accusati dell'assassinio di Fortugno Domenico Audino, Salvatore Ritorto, indicato come l'esecutore materiale, ed Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, accusati di essere stati i mandanti del delitto. Altri quattro imputati, Vincenzo Cordì, Antonio e Carmelo Dessì e Alessio Scali, devono rispondere di associazione per delinquere di tipo mafioso.

 

 

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