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Processo Fortugno

 

Processo Fortugno: Ricostruiti i movimenti del killer, chiarimenti sulle telefonate del dopo omicidio

06/02 Il controesame dell'ispettore Vincenzo Paolo Putortì, ispettore in servizio alla Questura di Reggio Calabria, ha concluso l'udienza di oggi al processo per l'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno in corso a Locri. Putortì, rispondendo alle domande dell'avv. Rosario Scarfò, legale del presunto killer Salvatore Ritorto, ha detto che le prove del tragitto compiuto dal killer nel tragitto da Palazzo Nieddu, luogo del delitto, fino a dove venne abbandonata la macchina e fino a casa dello stesso Ritorto sono state fatte sia a piedi che a bordo di una Fiat Bravo. Il legale, inoltre, ha chiesto a Putortì, in relazione alla tesi secondo cui Ritorto seguiva da tempo Fortugno, se fossero state acquisiti filmati della videosorveglianza attiva davanti al Tribunale di Locri, per individuare la figura del presunto killer. L'investigatore ha risposto di no. L'avv. Eugenio Minniti ha chiesto alla Corte una perizia tecnico-fonica con trascrizione "anche in dialetto" della conversazione intercorsa tra Domenico Audino e Domenico Novella, dopo l'omicidio, in cui sarebbero stati commentati i particolari del delitto. La richiesta è stata recepita dalla Corte che si é riservata di decidere. L'udienza del processo è stata aggiornata a lunedì 11 febbraio. Il processo è in corso di svolgimento dinanzi ai giudici della corte d'assise di Locri. L'accusa è rappresentata dai pubblici ministeri Mario Andrigo e Marco Colamonici. Gli imputati del processo sono otto, quattro dei quali accusati dell'omicidio Fortugno : oltre ad Audino ci sono Salvatore Ritorto, indicato come l'esecutore materiale; Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, che sarebbero stati i mandanti del delitto. Con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso sono imputati Vincenzo Cordì, Antonio e Carmelo Dessì e Alessio Scali.

Telefonata tra Novella e Scali. C'é stata una telefonata nel novembre del 2005 tra il pentito Domenico Novella e Alessio Scali un altro imputato del processo per l'omicidio di Francesco Fortugno in corso a Locri. A darne conto è stato stamane l'ispettore di polizia, Vincenzo Paolo Putortì, in servizio alla Questura di Reggio Calabria. L'elemento è emerso da un'intercettazione fatta nell'ambito degli accertamenti fatti sulla cosca Cordì di Locri. Putortì, rispondendo alle domande del pm Marco Colamonaci, ha detto che il 31 marzo del 2006, in un'altra relazione di servizio di una perquisizione domiciliare in casa di Salvatore Ritorto, ritenuto il killer di Fortugno, per verificare le indicazioni di Novella, già pentito, sulla possibilità che delle armi nascoste nel sottotetto della sua abitazione. Perquisizione che, però, ebbe esito negativo. L'ispettore Putortì ha parlato anche di accertamenti effettuati per verificare se il fratello di Ritorto, Giuseppe avesse in uso l'auto Renault Clio intestata alla madre Rosa Biviera; verificati anche tempi di percorrenza a piedi e in auto da Palazzo Nieddu e l'abitazione di Ritorto.

Nessuna telefonata dopo l’omicidio tra Ritorto e Audino. Salvatore Ritorto, presunto esecutore dell'omicidio di Francesco Fortugno e Domenico Audino, imputato nel procedimento in corso a Locri non hanno avuto contatti telefonici dal 17 di novembre 2005 fino al 26 gennaio 2006. E' quanto emerso nel corso della deposizione dell'ispettore Vincenzo Paolo Putortì nel processo in corte d'assise, a Locri, per l'omicidio Fortugno. I loro telefoni sono stati messi sotto controllo dal 17 di novembre 2005, un mese dopo l'omicidio, ha spiegato l'investigatore, anche se entrambi venivano sentiti quando parlavano con Antonio Dessì, esponente della cosca Cordì. La prima telefonata utile tra Ritorto e Audino è del 26 gennaio 2006 mentre risulta che, tra di loro, c'é stato un contatto personale che risale all'antivigilia di Natale del 2005 nei pressi dell'abitazione di Ritorto. Prima che il presidente Olga Tarzia disponesse una pausa, Ritorto, in collegamento dal carcere di Tolmezzo, ha chiesto e ottenuto di fare una dichiarazione spontanea affermando, in riferimento ai contenuti di quanto detto precedentemente dall'ispettore Putortì, che, nella sua abitazione di Locri, non esiste alcun controsoffitto.

 

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