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Centomila calabresi che lavorano sono poveri
Centomila calabresi con occupazione stabile sono poveri 22/02 Secondo le ultime stime dell'Eurispes Calabria, realizzate elaborando i dati di Bankitalia e Istat, sarebbero circa 100 mila i lavoratori a bassa retribuzione presenti in Calabria. E' quanto riferisce un comunicato dell'istituto di ricerca da cui emerge la presenza in Calabria "di un vero e proprio esercito di lavoratori poveri, persone che malgrado un'occupazione a tempo pieno non riescono a sbarcare il lunario". "Ad avere maggiori probabilità di entrare a far parte dell'esercito dei nuovi invisibili - riferisce l'Eurispes - sarebbero alcune categorie della popolazione esposte ad un rischio maggiore di povertà nonostante la presenza di un impiego: donne, giovani, persone con livello di istruzione medio-basso. In particolare, i giovani, con il 30%, mostrano una probabilità circa tre volte superiore a quella degli adulti di percepire un basso salario, probabilità che decresce all'aumentare del livello di istruzione: i laureati hanno infatti una probabilità tra volte inferiore (7%) rispetto a chi ha solo l'obbligo scolastico (21%). A non riuscire a sbarcare il lunario, nonostante un lavoro a tempo pieno, sono principalmente gli operai, i commessi, i lavoratori autonomi e i pensionati". "Le caratteristiche demografiche, il luogo di residenza, il livello di istruzione, la struttura della famiglia, la tipologia del lavoro svolto, uniti anche a variabili quali cassa integrazione o il sopraggiungere di una malattia grave - ha detto il presidente di Eurispes Calabria, Raffaele Rio - possono rappresentare gravi fattori in grado di compromettere seriamente il fragile equilibrio economico-finanziario di una consistente quota di nuclei familiari e di lavoratori. Come più volte ribadito dall'Eurispes, negli ultimi anni si sono estese le aree sociali di implosivo ed esplosivo disagio che hanno fatto emergere zone di preoccupante vulnerabilità sociale, accompagnate da tassi di incertezza e insicurezza senza precedenti. Anche il lavoro - ha detto ancora Rio - per lungo tempo considerato fonte di certezze e stabilità, è diventato sempre più atipico ed ha contribuito significativamente a mutare la rappresentazione del futuro all'insegna della precarietà, nobilmente declinata in termini di flessibilità ma che nella sostanza ha assunto la grigia connotazione del 'nessuno pensi che il posto e' fissò". 250.000 le famiglie povere. "In Calabria il disagio sociale colpisce oltre 250 mila famiglie". E' quanto afferma l'Eurispes riferendo i dati della ricerca sui lavoratori poveri. "Il numero di famiglie a rischio di povertà in Calabria - afferma ancora l'Eurispes - è pari a 81.643, che sommato ai 171.988 nuclei familiari conteggiati dall'Istat come 'relativamente' poveri, porterebbe a 253.631 il numero di nuclei disagiati (pari al 34,4% del numero complessivo delle famiglie). possibile stimare nel numero di 220.436 i soggetti a rischio di povertà, che sommati a loro volta a 531.168 individui quantificabili applicando al numero complessivo dei calabresi residenti in regione lo stesso indicatore di povertà relativa individuato dall'Istat per le persone residenti nel Mezzogiorno (26,5%) portano a 612.811 il totale complessivo dei disagiati in Calabria. In altri termini, ciò equivale a dire che almeno (considerato che si tratta di una stima per difetto) il 30,6% della popolazione calabrese versa in uno stato di quasi o totale indigenza socio-economica". "In queste proporzioni - ha detto il presidente dell'Eurispes Calabria, Raffaele Rio - si va delineando un accrescimento del rischio anche nei confronti di quei gruppi sociali che fino a qualche tempo fa erano ritenuti al riparo dalla povertà. Il ceto medio, pur godendo di condizioni di vita accettabili, vive in uno stato di precarietà tale che un evento critico, non essendo sufficienti le riserve a disposizione, può far crollare il tenore di vita. Gli appartenenti a questa classe rischiano di passare rapidamente dall'essere non poveri oggi all'essere poveri domani. La Calabria si trova a dover fronteggiare la situazione di precarietà e provvisorietà sociale di migliaia di famiglie calabresi che influisce sugli atteggiamenti individuali producendo senso di insicurezza, timore, e, a volte, un vero e proprio disagio psichico".
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