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Ucciso a Gioia il boss Molè

Omicidio del boss Molè, guerra nelle cosche. Un anno fa l’allarme della DDA

01/02 Gli hanno sparato quattro colpi di pistola calibro 9 alla testa decretando cosi' la fine di uno dei massimi esponenti di quella che gli investigatori definiscono l'''aristocrazia'' della 'ndrangheta, scatenando un vero e proprio terremoto tra le cosche del reggino e, probabilmente, la ripresa della guerra di mafia. L'omicidio di Rocco Mole', 42 anni, ucciso in un agguato a Gioia Tauro, non puo' non essere definito eccellente nel panorama criminale. Condannato in appello ad un ergastolo e a 12 anni di reclusione per una serie di reati gravissimi, tra cui alcuni omicidi, Mole' era il reggente di una cosca storica della 'ndrangheta. I Mole' sono stati e sono da sempre gli alleati piu' fidati dei Piromalli, la famiglia di 'ndrangheta forse piu' nota, quella che gesti' il passaggio delle cosche in moderna organizzazione criminale, legando gli affari del costruendo porto di Gioia nei primi anni '70 al salto di qualita' della vecchia onorata societa'. Sono stati i Mole', per conto di questo patto federativo, a gestire gli affari legati al narcotraffico, in contatto con le cosche del centro e del nord Italia e con i cartelli colombiani. Non solo, grazie al controllo del porto, i Piromalli-Mole' hanno potuto sviluppare ulteriori attivita' illegali, senza escludere il traffico di armi da Bosnia e Croazia. Rocco Mole', sorvegliato speciale di ps, terzogenito del vecchio boss Nino Mole', morto due anni fa per cause naturali in carcere, stamani, a bordo di una minicar (di quelle che si guidano senza patente), si stava recando in un terreno agricolo di sua proprieta' alla periferia di Gioia Tauro, come faceva quasi tutti i giorni. Due sicari lo hanno affiancato a bordo di una moto, quindi il passeggero ha sparato tre colpi di pistola raggiungendo Mole' alla testa. La vettura si e' fermata sul ciglio della strada ed i sicari hanno esploso il colpo di grazia. Sul posto sono intervenuti il coordinatore della Dda di Reggio Calabria, Salvatore Boemi, il procuratore di Palmi, Vincenzo Lombardo, il capo della squadra mobile reggina, Renato Cortese, ed il suo vice, Renato Panvino. Subito sono scattate perquisizioni e controlli a pregiudicati ed un controllo capillare del territorio da parte di polizia e carabinieri. Ma la domanda che si pongono adesso magistrati ed investigatori e' una sola. Cosa succedera' adesso? A caldo, ha spiegato un investigatore, e' difficile fare analisi, ma di certo l'omicidio di Mole' ''lascia aperta la porta ad ogni scenario, anche inquietante''. In particolare gli scenari presi in esame sono due: o si e' trattato di una questione interna, ed allora probabilmente non ci saranno conseguenze, oppure siamo all'inizio di una nuova guerra di mafia. Un rischio che i vertici della Dda avevano ipotizzato lo scorso anno, quando, basandosi su notizie dell'intelligence, evidenziarono il pericolo di ''una nuova fase dell'azione del crimine organizzato che nel breve volgere di pochi anni quasi certamente transitera' verso una nuova e totale guerra tra le cosche, pronte a contendersi gli investimenti comunitari, gli investimenti governativi e regionali, e, soprattutto, gli investimenti privati che operatori economici anche esteri hanno già programmato per l'immediato futuro''. E' questo lo scenario che si apre adesso a Gioia Tauro e nel reggino? Per saperlo sara' necessario aspettare le prossime settimane perche', spiega un investigatore, ''non e' possibile toccare il casato Mole' senza aspettare una risposta''.

Un anno fa l’allarme della DDA. L'allarme sulla possibilità di una ripresa dello scontro armato tra le cosche del reggino era stato lanciato, poco meno di un anno fa, dal Procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, Franco Scuderi, e dal coordinatore della Dda, Salvatore Boemi. In una lettera inviata all'allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella, i due magistrati evidenziavano come "le strutture giudiziarie reggine, si apprestano, anzi sono già impegnate, a fronteggiare una nuova fase dell'azione del crimine organizzato che, probabilmente, in un primo tempo si presenterà forse poco cruenta, ma che nel breve volgere di pochi anni quasi certamente transiterà verso una nuova e totale guerra tra le cosche, pronte a contendersi gli investimenti comunitari, gli investimenti governativi e regionali, e, soprattutto, gli investimenti privati che operatori economici anche esteri hanno già programmato per l'immediato futuro". Un allarme lanciato dopo che alla Dda erano giunte precise segnalazioni dall'intelligence e che tendeva a sottolineare come le tregue sono tante, ma le pax mafiose sono veramente poche. In particolare, nella Piana di Gioia Tauro e più in generale nel reggino, le tregue, era questa sostanzialmente la valutazione dei magistrati, sono essenzialmente di natura economica, nel senso che le cosche, vista la considerevole mole di denaro esistente, preferiscono spartirselo, magari con il mugugno di qualcuno, piuttosto che entrare in contrasto.

Dubbi per gli investigatori. L'omicidio del boss Rocco Molé o "é una questione interna che hanno risolto stamattina, e lo vedremo nei prossimi mesi oppure rappresenta l'inizio di una guerra di mafia". E' questa l'analisi che viene fatta da investigatori e inquirenti a poche ore dall'agguato in cui è stato assassinato un rappresentante di "massimo spessore" del "casato" Molé-Piromalli. L'omicidio di Molé, dunque, può essere l'inizio di una nuova fase di belligeranza mafiosa, spiegano gli inquirenti, "finalizzata a stabilire equilibri diversi nelle spartizioni dell'enorme torta di denaro che si sta investendo in questa zona". E' possibile che sia sorto un contrasto, proveniente dall'esterno, perché certe famiglie cercano di ritagliarsi un diverso spessore ed avere guadagni significativi. Se così fosse, è l'analisi degli inquirenti, si "aprirebbe una stagione di sangue, perché non è possibile toccare il casato Molé senza aspettare una risposta". Saranno le prossime settimane ed i prossimi mesi, è la previsione, a dare una risposta in tal senso. L'altra possibile spiegazione del delitto è che si sia trattato di un regolamento interno "ad un casato che ha molte facce, che ha molti protagonisti". In questo caso gli inquirenti non si attendono risposte eclatanti, ma 'modificazioni che potrebbero addirittura sfuggire alla nostra attenzione''. In sostanza gli affiliati ed i vertici della cosca risolverebbero il problema tra loro, magari con un accordo economico. In sostanza con il delitto verrebbe risolta quella che viene letta come "una strisciante, significativa e lunga polemica che ha percorso le fila dei Piromalli-Molé"

Lumia “Impedire una guerra di mafia”. ''Sicuramente questo è il segnale che qualche equilibrio si è rotto, o dentro la cosca dei Piromalli-Molé o tra questa e le altre cosche interessate ai traffici del porto di Gioia Tauro". A dirlo è stato Giuseppe Lumia, vice presidente della Commissione parlamentare Antimafia, commentando l'omicidio di Rocco Molé. "Ora - ha aggiunto - bisogna intensificare l'azione investigativa che è già attiva per individuare tutti gli interessi delle cosche in quella zona e per impedire che questo omicidio scateni una vera e propria guerra di mafia".

Decine di controlli e perquisizioni. Perquisizioni e controlli a carico di pregiudicati sono in corso a Gioia Tauro da parte della polizia di Stato che conduce le indagini sull'omicidio del boss Rocco Molé, ucciso stamani in un agguato. All'operazione stanno partecipando decine di poliziotti. Gli investigatori stanno cercando di decifrare il delitto, in particolare se questo sia maturato all'interno della consorteria Piromalli-Molé, legati, oltre che da vincoli di amicizia, anche da quelli di parentela con matrimoni incrociati, o se pure ad armare la mano dei sicari sia stata una cosca esterna. I Piromalli-Molé esercitano il controllo su Gioia Tauro in maniera egemone, ma sono legati da rapporti di interessi e di affari ad altre cosche del reggino. Adesso gli investigatori stanno cercando di capire se vi possa essere stato un contrasto tale da spingere qualcuno a compiere un omicidio "eccellente". Le indagini, comunque, partono dal basso, dalla ricostruzione nei minimi dettagli, cioé, delle modalità dell'agguato e dell'individuazione delle possibili vie di fuga. Avere elementi sugli autori materiale dell'omicidio, spiega un investigatore, é determinante per stabilire in che contesto il delitto è maturato.

 

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