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Ucciso a Gioia il boss Molè

Pesante guerra di mafia nel reggino: Assassinato a Gioia il boss Molè

01/02 Rocco Mole', di 42 anni, presunto boss dell'omonima famiglia collegata a quella dei Piromalli, è stato assassinato stamattina a Gioia Tauro in un agguato. L'uomo, numerosi precedenti penali alle spalle, sorvegliato speciale della Pubblica sicurezza, era a bordo di un automezzo (una macchinina del tipo di quelle che si guidano senza patente) in contrada Taboni, quando alcune persone gli hanno esploso contro numerosi colpi di arma da fuoco. Non è al momento chiaro se si tratti di fucile o di pistola. Sul posto si trovano carabinieri e polizia e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Rocco Molé - condannato in primo e in secondo grado a due ergastoli nel processo Tirreno ed in attesa della definitiva sentenza della corte di Cassazione - era il figlio terzogenito del vecchio boss della mafia Nino Molé, morto due anni fa per cause naturali nel carcere di Secondigliano. Rocco Mole', secondo i primi rilievi, sarebbe stato ucciso a colpi di pistola che lo hanno raggiunto al torace e alla testa. L'uomo era stato condannato in Appello nel processo Tirreno non a due ergastoli, come si era appreso in un prinmo tempo, ma ad un ergastolo e dodici anni di reclusione. A testimonianza della gravità dell'omicidio compiuto stamani a Gioia Tauro e che avrà sicure ripercussioni nell'organizzazione mafiosa della piana e di tutta la provincia c'é la presenza sul luogo dell'agguato di decine di magistrati e investigatori. Tra questo il coordinatore della Dda di Reggio, Salvo Boemi; il procuratore di Palmi, Vincenzo Lombardo, ed il capo della squadra mobile di Reggio, Renato Cortese. Sono ancora in corso i rilievi della scientifica e del medico legale e successivamente gli inquirenti e gli investigatori faranno il punto della situazione

Finito con il colpo di grazia in faccia. E' stato ucciso con quattro colpi di pistola calibro 9 al volto, l'ultimo dei quali di grazia, il boss Rocco Molé, considerato dagli investigatori il reggente della cosca da sempre alleata con i Piromalli. Molé, a bordo della sua minicar, si stava recando in un terreno agricolo di sua proprietà alla periferia di Gioia Tauro, come faceva quasi tutti i giorni. Lungo la strada, è la ricostruzione fatta dalla polizia, è stato affiancato da una moto con a bordo due persone, una delle quali ha sparato verso il finestrino dal lato guida tre colpi di pistola che hanno raggiunto Molé al volto. I due sicari, quindi, sono tornati indietro e, attraverso il finestrino dal lato passeggero, hanno sparato il colpo di grazia. L'uomo, comunque, con ogni probabilità, era già morto.

Scenari inquietanti. Un omicidio ''eccellente" nel panorama della 'ndrangheta che ''lascia aperta la porta ad ogni scenario, anche inquietante". Così un investigatore commenta l'omicidio del boss Rocco Molé, ucciso stamani in un agguato a Gioia Tauro. Rocco Molé non era un personaggio qualunque. Per gli investigatori era l'attuale reggente dell'omonima cosca, da sempre alleata con i Piromalli in un cartello che è tra i più potenti, se non il più potente della 'ndrangheta. Un uomo di spicco, dunque, nel panorama criminale calabrese. Un'analisi più approfondita del delitto e, soprattutto, degli scenari futuri, spiega l'investigatore, al momento, a poche ore dall'omicidio, non è possibile, ma già da adesso non é da escludere uno scenario "inquietante".

I Molè, l’aristocrazia mafiosa. I Molé rappresentano uno dei nomi storici della 'ndrangheta non solo di Gioia Tauro ma di tutto il reggino. Sono una famiglia che gli inquirenti definiscono come l'aristiocrazia mafiosa. Operano nella zona della piana, che storicamente è una delle zone dove la 'ndrangheta ha attecchito di piu', come hanno sempre annotato non solo gli investigatori ma gli storici del fenomeno. I Molé sono stati e sono da sempre gli alleati più fidati dei Piromalli, la famiglia di 'ndrangheta forse piu' nota, quella che gestì il passaggio delle cosche maiose calabresi in moderna organizzazione criminale, legando gli affari del costruendo porto di Gioia nei primi anni '70 al salto di qualita' della vecchia onorata società che controllava le guardianie e le estorsioni legate al mondo dell'agricoltura. Anzi, secondo i (pochi) pentiti di 'ndrangheta, sono stati proprio i Piromalli a voleve l'organizzazione mafiosa calabrese strutturata sul modello di quello siciliano, con una commissione provinciale che era gerarchicamente superiore ai vecchi 'locali' di mafia. I Molé hanno gestito per conto di questo patto federativo con i Piromalli tutti gli affari legati al narcotraffico, in contatto con le cosche del centro e del nord Italia e con i cartelli colombiani. Ma è stato il controllo del porto a dare al cartello la propria forza sia in termini di controllo del territorio e sia consentendo lo sviluppo di attività illegali come il commercio di armi con la Bosnia e la Croazia, il traffico di droga e sigarette.

Magistrato “Fatto gravissimo”: ''E' un fatto gravissimo che si commenta da solo anche se per dare una lettura esatta di quanto accaduto è ancora presto". Così un magistrato della procura di Palmi ha commentato l'omicidio del boss della 'ndrangheta Rocco Mole', ucciso in un agguato stamani a Gioia Tauro. Un delitto, quello di Molé, che ha destato subito allarme tra i magistrati della Dda di eggio Calabria e negli investigatori, accorsi immediatamente.

Forgione (Antimafia) “Uno dei fatti più gravi”. "Per l' importanza della famiglia mafiosa dei Molé-Piromalli, per la zona in cui è insediata ed anche per le modalità in cui è avvenuta, l'uccisione di Rocco Molé appare come uno degli omicidi più gravi tra i boss della 'ndrangheta dopo quello di Paolo De Stefano''. E' quanto ha detto il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione, circa l'omicidio del boss Rocco Molé. "La cosca Molé - ha aggiunto - è il braccio militare della famiglia Piromalli, esercita un ruolo di controllo del territorio della Piana di Gioia Tauro da molto tempo, ed il fatto che Rocco Molé non temesse in alcun modo per la propria sicurezza è un segnale che questo omicidio non è il frutto di qualche faida. Tutta l'area di Gioia Tauro è importante per gli affari delle cosche e l'uccisione di un boss è più da interpretare come legata a contrasti su questi interessi". "La magistratura e le forze di polizia - ha concluso Forgione - presidino fortemente il territorio per bloccare una possibile risposta che potrebbe sfociare in una nuova guerra di mafia".

 

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