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Appello dei giovani imprenditori calabresi

 

Appello dei giovani imprenditori “Calabria in crisi, serve una svolta”

27/02 "La Calabria vive una delle crisi più profonde della sua storia" stretta tra i problemi della politica, la criminalità e l'assistenzialismo e per uscirne "serve uno sforzo comune di tutti, cittadini, mondo del lavoro, associazioni, mondo della cultura, politica" che significa "scegliere bene i nostri nuovi governanti". E' questo l'appello lanciato dai giovani imprenditori della Calabria. "Il nostro voto - è scritto nell'appello firmato da Florindo Rubbettino, presidente Giovani imprenditori Confindustria Calabria; Sebastiano Caffo, presidente Giovani imprenditori Confindustria Vibo Valentia; Tommaso Graziani presidente Giovani imprenditori Confindustria Crotone; Daniele Rossi, presidente Giovani imprenditori Confindustria Catanzaro - non dovrà essere in vendita. Non lo baratteremo in cambio di favori tranne che uno: cambiare il volto a questa regione, pensare al futuro delle nuove generazioni, tornare allo spirito dei politici della ricostruzione, perché la Calabria di oggi è devastata moralmente come lo era materialmente l'Italia alla fine della Seconda guerra mondiale". "Come giovani imprenditori, espressione di quella imprenditoria sana che investe, innova, progetta, non improvvisa - è scritto nell'appello - abbiamo sempre pensato che nostro dovere fosse prima di tutto quello di rimboccarci le maniche, lavorare in silenzio e non guardare alle difficoltà strutturali che quotidianamente incontriamo, provando anzi a trasformarle in opportunità. Ma come continuare a guardare al dramma della Calabria da spettatori? Mai come in questo caso di fronte allo stato di prostrazione morale, civile ed economico che vive la regione, è necessario reagire. La denuncia e l'indignazione contengono la forza di reagire e sono oggi il primo dovere morale". "In Calabria - prosegue l'appello - ci sono troppi problemi. La politica, innanzitutto. Serve una politica alta, che non può ridursi a miope e ossessiva conservazione del potere, tramite un consenso ottenuto anche contro le regole del diritto e della civiltà. La cappa che oggi è calata sulla Calabria tende a portare sotto la sfera della politica l'economia, i sindacati, le associazioni, la sanità, l'istruzione, imprese e imprenditori. I professionisti della partitocrazia, soggetti che consolidano la propria ragion d'essere mediante l'occupazione di spazi e la gestione di flussi di spesa pubblica, sono ancora i dominatori incontrastati della nostra regione. Ma la politica dovrebbe essere ben altro". "La criminalità, intanto - proseguono i giovani imprenditori - cresce a vista d'occhio. Come ci ha ricordato la relazione della Commissione parlamentare antimafia, la 'ndrangheta e' la mafia più forte, più flessibile, più dinamica. E' l'organizzazione criminale più radicata in tutte le regioni del centro e del nord Italia e in tutti i paesi stranieri. E in Calabria la frontiera tra 'ndrangheta, politica, ed economia si sta pericolosamente assottigliando. Bisogna porre un argine. C'é in Calabria un'economia criminale, capace di cambiare pelle e divenire soggetto imprenditoriale e investitore finanziario. Ma c'é anche un'economia sana, che non solo subisce la concorrenza sleale dell'economia criminale, ma ne paga tutti i danni di immagine quando non ne viene direttamente vessata. Condanniamo senza mezzi termini qualunque concessione a fenomeni quali il racket. Pagare il pizzo significa non solo rafforzare le organizzazioni criminali sotto il profilo economico, ma, peggio, riconoscere loro il potere di soggetto legittimato a garantire la sicurezza". "Siamo stanchi - prosegue l'appello - di subire tutto questo e per di più di essere guardati con sospetto. A noi appartiene la cultura del diritto e non quella del favore, la cultura delle regole e non quella delle scorciatoie, la ricerca della libertà d'impresa e non quella della protezione. Per combattere la mala politica e la criminalità è però necessario che tutta la società civile cambi passo; un cambiamento a cui dobbiamo sottoporci anche noi imprenditori. La Calabria è in crisi per colpa del fallimento di un'intera classe politica regionale e per l'intreccio politica, economia, criminalità, corruzione. Ma anche per colpa di noi calabresi, corresponsabili quanto i politici, perché li eleggiamo e perché se solo lo decidessimo potremmo costringerli a una ben diversa condotta. Invece troppo spesso non si denuncia la mentalità e il malcostume che offrono terreno fertile a corruzione e criminalità". "La cultura dell'assistenzialismo - si afferma ancora nell'appello - è l'altro nemico mortale della Calabria. Occorre prendere atto che le politiche basate sulla spesa pubblica e sul trasferimento di risorse finanziarie pubbliche come quelle degli ultimi 50 anni non hanno risolto alcun problema. Noi imprenditori abbiamo una grande responsabilità non è la politica che produce lo sviluppo, bensì le imprese. Anche per questo dalla politica bisogna aspettarsi sempre meno aiuti pubblici. E chiedere invece sempre di più di aprire il mercato, ridurre il carico della regolamentazione, della burocrazia, del fisco. Assicurare condizioni di sostegno. E soprattutto capacità di ascolto e di interlocuzione". "Ai politici - prosegue l'appello - bisognerà chiedere di essere ambiziosi, aspirare a essere ricordati per aver ricostruito dalle macerie questa regione. Serve una leadership che sappia infondere fiducia nel futuro e nelle opportunità della globalizzazione, ricordare soprattutto ai giovani che quello che hanno di fronte è un mondo colmo di possibilità e non un'inesorabile condanna al declino, stimolare la cultura del rischio rispetto a quella delle rendite, delle clientele, delle reti amicali e familistiche, degli imbrogli. E poi bisognerà ripristinare a tutti i livelli il principio della legalità, del merito e della responsabilità".

Mancini “Un segnale nuovo”. "Il forte e coraggioso appello dei giovani imprenditori calabresi rappresenta un segnale nuovo che fa ben sperare per il futuro della Calabria". Lo sostiene, in una dichiarazione, il deputato Giacomo Mancini, del Partito Socialista. "E' la dimostrazione - ha continuato il deputato socialista - che la Calabria possiede al proprio interno gli anticorpi per sconfiggere la devastante situazione da cui è soffocata. In una terra squassata dal crimine e stuprata dal malaffare non servono le solite inutili litanie recitate dai responsabili di questo degrado morale, ma c'é un disperato bisogno di volti nuovi che lavorino insieme per costruire una nuova Calabria".

Villecco “Voglia di cambiamento”. "L'appello dei giovani imprenditori e delle associazioni territoriali dei ragazzi di Vibo Valentia, Crotone e Catanzaro è un segnale positivo e importante di impegno civile e di voglia di cambiamento". Lo afferma la senatrice Rosa Villecco Calipari, responsabile nazionale Mezzogiorno per il Pd. "L'invito a non pagare il pizzo di Rubettino, presidente dei giovani imprenditori calabresi - sottolinea Rosa Villecco Calipari - è un messaggio di rinuncia a posizioni di astensionismo. Un messaggio che mi auguro orientato verso scelte più nette contro le mafie e conformi alle decisioni coraggiose operate da Lo Bello in Sicilia e Montezemolo a livello nazionale". "Per ricostruire un tessuto sociale in Calabria - afferma la parlamentare - è necessario un impegno coordinato tra istituzioni politiche e forze sociali. Il Partito democratico nasce anche per dare risposte a queste esigenze di profondo rinnovamento ed ambisce a connettersi con le componenti più vitali della società. L'attivazione di questo processo implica che pratiche coerenti seguano le affermazioni e vadano quindi nella direzione auspicata dai giovani imprenditori". "Come risulta dalla stessa Relazione conclusiva della commissione Antimafia, votata all'unanimità - continua Rosa Villecco Calipari - 'in Sicilia, Calabria e Campania emerge in modo drammatico la condizione di un'imprenditoria che spesso convive- silente o vittima, collusa o intimidita - con il potere pervasivo delle mafie che distorce il mercato e schiaccia la libera impresa e la libera concorrenza, fino a porre un problema di sospensione dei valori di democrazia e di libertà'". "Ovviamente la capacità 'imprenditoriale' delle organizzazioni criminali - prosegue la parlamentare - incide complessivamente sulla trasparenza dell'intero sistema economico nazionale, ma laddove la mafia è più radicata sottrae risorse all'economia legale, impedendone lo sviluppo. Per questo motivo ritengo sia di grande rilievo l'appello dei giovani imprenditori calabresi che si rivolge, da forza sociale impegnata, alla politica e alla società civile. L'intento è quello di rompere il circolo vizioso tra inefficienze e cultura dell'assistenzialismo, diffuse nel Mezzogiorno, che non consente di liberare le energie positive e di creare opportunità di crescita".

Forgione “Voglia di ribellione alla ndrangheta”. "Credo che sia veramente positivo che i rappresentanti dei giovani imprenditori di Vibo, Crotone e Catanzaro abbiano lanciato un appello ai calabresi, ed in particolare a chi opera nell'economia, a non svendere il proprio voto". E' quanto afferma in una nota il presidente della commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione. "Da tutta la società calabrese - aggiunge - deve alzarsi sempre più forte una voglia di ribellione alla 'ndrangheta che deve sempre piu' tradursi in scelte concrete, che mettano al margine chi con le mafie pensa di poter convivere e non denunciare le richieste del racket. Per questo servono scelte chiare e trasparenti della politica ma anche delle varie componenti della società".

Callipo “Una speranza che va coltivata”. ''L'appello di Rubbettino e dei giovani imprenditori calabresi e' una speranza che va coltivata, apprezzata e fatta crescere''. E' quanto afferma in una nota l'imprenditore Filippo Callipo. ''Costituisce, se posso permettermi, la migliore continuita' - aggiunge - con quanto di buono io ho fatto alla guida della Confindustria calabrese. Nello sforzo di affrancamento da una politica improduttiva, inefficiente e parolaia, proprio noi imprenditori possiamo fare molto. Condivido pienamente il messaggio di Florindo: i calabresi non svendano il loro sacrosanto diritto al voto e lo usino per premiare i migliori sulla scorta dei risultati ottenuti. Basta deleghe in bianco''.

 

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