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Relazione della Commissione parlamentare antimafia

 

La Commissione parlamentare antimafia approva relazione che accusa industriali calabresi. Confindustria Calabria replica “Forgione non dice la verità”

20/03 La Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia ha approvato, ieri in tarda serata, la relazione sulla 'Ndrangheta illustrata dal presidente dell'organismo d'inchiesta, Francesco Forgione, che ne è anche relatore, è un documento di 228 pagine ed offre una chiave di lettura che si rifà alle definizioni che il sociologo Zygmuint Bauman ha dato per le identità nell'epoca della globalizzazione e cioé 'mafia liquida'. Il documento analizza la situazione nelle diverse province, affronta alcuni casi esemplari e si sofferma su quelle che definisce le "economie parallele". Un capitolo è dedicato in particolare alla sanità e alle cosiddette colonizzazioni, e cioé la presenza della 'ndrangheta in altre aree italiane diverse dalla Calabria. L'ultimo capitolo offre un'analisi delle "rotte della cocaina" che sono sempre più in mano alla 'ndrangheta.

Forgione “Nessuna denuncia dagli industriali calabresi, allarme altissimo”. ''Dagli industriali calabresi non abbiamo raccolto alcuna denuncia. Vi sono solo 8 associazioni antiracket nella regione e la cosa grave è che nessuno invita a denunciare. Il vertice della Confindustria della regione è commissariato per altre ragioni e il vicepresidente ha patteggiato per concorso in associazione mafiosa". E' questo il duro giudizio espresso dal presidente dell'Antimafia, Francesco Forgione, presentando la relazione dedicata alla presenza della 'ndrangheta in Italia e all'estero. "Siamo in Calabria ad una situazione ben diversa da quella della Confindustria siciliana. Per due volte abbiamo ascoltato Montezemolo che è loro intendimento espellere gli industriali che pagano il pizzo o si rendono contigui con la mafia però non abbiamo riscontri concreti e la situazione è quella che è". ''Dopo la strage di Duisburg si erano accesi i fari sulla realtà, drammatica e in forte espansione, della penetrazione della 'ndrangheta in Italia e all'estero. Quei fari sono stati spenti poco dopo. Ora l'Antimafia con la relazione che consegna al parlamento, li riaccende e non si debbono più spegnere". E' l'appello che il presidente della Commissione Antimafia Francesco Forgione ha lanciato alla politica e allo Stato presentando la relazione sulla 'ndrangheta. ''Il primo scioglimento di un consiglio comunale in Calabria nella seconda metà dell'Ottocento. L'ultimo sempre in Calabria quindi c'é ben poco di emergenziale in quello che accade in un territorio che ha molte fette delle aree sociali e economiche sottratte alla legalità. Lo Stato non abbia alcuna logica emergenziale e non utilizzi strumenti di questo tipo perché oggi questa è la mafia più potente su scala internazionale la più 'credibile' agli occhi degli altri cartelli criminali mondiali. Ha ben pochi pentiti, grazie alla sua struttura familiare di base, molti soldi per i traffici e per le attività lecite e entrate altissime, immense perché è il vero broker internazionale che gestisce tutte le porte di accesso per la cocaina in Europa".

Confindustria Calabria “Forgione non dice la verità”: "Quanto afferma il presidente Forgione a proposito della passività degli industriali calabresi contro la 'ndrangheta e' smentito dai fatti". Lo ha detto il presidente di Confidustria Calabria, Umberto De Rose. "Confindustria Calabria, un mese fa - ha aggiunto De Rose - ha deliberato all'unanimità, primo caso in Italia, la costituzione di parte civile in tutti i processi di mafia, usura, corruzione, collusione e lesioni di tutti i ciritti delle libertà economiche delle imprese. Quanto deliberato, peraltro, troverà pratica applicazione già nell'immediato in un importante processo per usura che si svolgerà nei prossimi mesi a Palmi contro un isttituto di credito". "Non è vero neppure - ha aggiunto De Rose - che gli industriali calabresi non denunciano le estorsioni subite. Negli ultimi mesi gli esposti in merito alle estorsioni sui cantieri dell'A3 sono state più di una. In ogni caso la lotta alla 'ndrangheta passa anche attraverso un'azione di intelligence investigativa sul territorio che necessita anche di risorse che mia sembra che allo stato non ci siano, se è vero, come è vero, che le autorità di polizia e la magistratura nel Distretto calabrese operano in assoluta ristrettezza economica, addirittura in alcuni casi attraverso l'impiego di risorse personali. E' evidente che non si può fare la lotta alla più ricca organizzazione criminale del mondo pensando di investire pochi spiccioli".

Un cartello per controllare il porto di Gioia. "Il porto di Gioia Tauro, il più grande del Mediterraneo è la perfetta metafora di una modernizzazione senza sviluppo. Un porto che registra una presenza diffusissima di attività illecite (traffico di rifiuti, contrabbando di tabacchi, traffico di sostanze stupefacenti) mentre è quasi generale da parte delle 'ndrine il controllo di quelle lecite. Le due economie si integrano''. Francesco Forgione, presidente dell'Antimafia, indica in questa storica infrastruttura - oltre alla autostrada Sa-Rc- come la piena rappresentazione alla pervasività della 'ndrangheta.''Lo Stato - ha detto il presidente della Commissione illustrando il documento approvato stanotte all'unanimità - deve decidere se Goia Tauro deve continuare a essere un 'porto franco' oppure se deve diventare davvero un volano per l'economia calabrese". Per la Commissione antimafia, sono tuttora presenti "scelte e comportamenti di poca trasparenza degli enti titolari di competenze sull'area portuale e sull'adiacente area di sviluppo industriale". Una situazione, sottolinea l'Antimafia - che in assenza di rimedi, è inevitabilmente destinata ad aggravarsi in relazione agli ingenti investimenti che nei prossimi anni interesseranno l'intera area di Gioia Tauro e lo sviluppo dello scalo portuale che rappresenta, insieme all'autostrada Salerno-Reggio Calabria tra le opera che hanno visto assegnati i maggiori investimenti al Sud negli ultimi quarant'anni. Per gestire l'affare miliardario di Gioia Tauro e della estorsione alla Conthip - si legge nella relazione che cita i magistrati del Tribunale di Palmi - le cosche della Piana, si erano federate in una sorta di 'supercosca': il progetto non riguardava solo il pagamento della 'tassa sulla sicurezza', crescente proporzionalmente allo sviluppo delle attività della società portuali, ma anche quello di ottenere il controllo delle attività legate al porto, dell'assunzione della manodopera e i rapporti con i rappresentanti dei sindacati e delle istituzioni locali. Negli anni '90 la 'ndrangheta, ha quindi puntato a cogliere con lo sviluppo del porto e dell'attività ad esso collegata l'occasione per uscire dalla sua condizione di arretratezza e per divenire protagonista dinamico della "modernizzazione" della Calabria. Il progetto, nonostante l'azione della magistratura, è "stato in parte realizzato". Ha portato, infatti, al sostanziale "dissolvimento di qualunque legittima concorrenza da parte di imprese non mafiose o non soggette alla mafia,estromesse dai lavori, dalle forniture, dai servizi e dalle assunzioni di manodopera ed ha introdotto elementi di scarsa trasparenza nei comportamenti di enti ed istituzioni locali. Tra questi enti spicca il Consorzio per lo Sviluppo dell'Area Industriale che, nei primi anni, era l'unico organo competente in materia di approvazione di progetti, assegnazione di aree, spesa dei finanziamenti etc.". Negli anni - continua la relazione - si sono aggiunti sia la confusione di poteri e competenze tra il Consorzio e la costituita Autorità Portuale sia i conseguenti conflitti tra i due Enti aggravati dall'assenza di controlli e di coordinamento da parte della Regione e degli altri enti locali. Nella relazione la Commissione sottolinea che i "problemi evidenziati sono ancora oggi irrisolti".

La A3 controllata dalla ndrangheta. La Salerno-Reggio Calabria e' uno dei "casi eclatanti" su cui si sofferma la relazione della commissione Antimafia dedicata alla 'ndrangheta. ''L'eterna incompiuta" è infatti il "simbolo materiale" di quel controllo del territorio attuato sempre più dalle 'ndrine. L'autostrada realizzata in meno di 10 anni tra la metà degli anni 60 e la metà degli anni 70, "doveva unire il Sud al resto d'Europa e rappresentare una sorta di via di uscita da sottosviluppo e arretratezza". Ma l'azione giudiziaria ha dimostrato, si legge nella relazione dell'Antimafia, che "la 'ndrangheta controlla metro per metro, casello per casello, grazie ad una spartizione-accordo i lavori perenni di ammodernamento ed ampliamento della struttura, sostenuti da finanziamenti pubblici nazionali ed europei interminabili, con continui incrementi di previsioni di spesa e relativi aggiornamenti dei bandi di gara''. "Dalle inchieste emerge un vero e proprio sistema fondato sulla connivenza delle imprese e sulle collusioni e le inefficienze della P.A. che, immutabile nel tempo, caratterizza in Calabria, ogni intervento pubblico finalizzato alla realizzazione di grandi opere infrastrutturali". Unendo i risultati di due distinte inchieste, l'Antimafia sottolinea l'omogeneità dei comportamenti spiegata da un collaboratore di giustizia Antonino Di Dieco, un commercialista che aveva assunto un ruolo di primo piano nelle cosche del Cosentino. Il collaboratore ha spiegato che tutte le principali famiglie "i cui territori erano attraversati dall'arteria stradale avevano raggiunto tra loro un accordo per lo sfruttamento di quello che costituiva una vera miniera d'oro. L'accordo prevedeva una predefinizione delle procedure applicabili e una ripartizione, su base territoriale, delle zone di competenza con i relativi pagamenti". Questa la mappa del controllo della Sa-Rc da parte della 'ndrangheta. - Le famiglie della Sibaride con quelle di Ciro' per il tratto che andava da Mormanno a Tarsia - Le famiglie di Cosenza per il tratto che andava da Tarsia fino a Falerna - Le famiglie di Lamezia, Iannazzo per il tratto che andava da Falerna a Pizzo. - La famiglia Mancuso per il tratto che da Pizzo all'uscita Serre. - La famiglia Pesce per il tratto compreso dalla giurisdizione di Serre e Rosarno - la famiglia Piromalli per il tratto nella giurisdizione di Gioia Tauro - La famiglia Alvaro-Tripodi, Laurendi, Bertuca per il restante tratto che da Palmi scende verso Reggio Calabria. "Ricostruendo geograficamente le tratte, si può quindi affermare - scrive l'antimafia - che i lavori vanno avanti sotto un controllo costante delle cosche mafiose. Ovviamente questo non è estraneo all'enorme ritardo accumulato dalle imprese per la realizzazione dell'opera moltiplicando i suoi costi. Si è così evidenziato una sorta di 'pedaggio' istituzionalizzato da casello a casello. Questo è quanto avvenuto fino alla fine degli anni Novanta".

I tentacoli a Milano, Emilia, Liguria e Roma. La 'ndrangheta è ormai la mafia più forte del mondo, una realtà criminale che allunga i suoi tentacoli in Italia e nel mondo grazie sopratutto alla sua struttura "liquida", alla sua capacità penetrativa, alla sua non eccessiva esposizione ma soprattutto grazie alla forza dei suoi capitali.Ecco un quadro della presenza in Italia tratto, in forte sintesi, dalla relazione dell'Antimafia.
MILANO E LOMBARDIA A Milano sono stati i figli o i parenti dei boss detenuti ad insediarsi sfruttando "l'inabissamento" che è proprio della 'ndrangheta e la struttura a cellula familiare. A favorire la crescita la scarsa attenzione e i pochi mezzi destinati al contrasto, situazione speculare a quella della magistratura. Sono state evitate faide e si sono scelti settori sicuri dato che 120.000 milanesi fanno uso di cocaina, traffico che e' totalmente in mano alle 'ndrine. A Milano - ogni mese- si piazzano 20 kg di cocaina purissima che arriva dal Sud America. Stessa situazione di apparente ''basso profilo" in Lombardia. Droga,usura,truffe, traffico di armi ed estorsioni ( si valutano 3 milioni di euro) sono i settori di attività principali. I capitali si riciclano in discoteche, ristoranti e edilizia e nell'ortomercato.
LIGURIA Il porto di Genova ha da sempre calamitato l'attenzione delle 'ndrine per il traffico di cocaina e anche per la 'proiezioné che offre la vicina Costa Azzurra. Gruppi attivi sono a Ventimiglia, Lavagna, Sanremo, Rapallo, Imperia, Savona, Sarzana e Taggia. Vi è grande interesse per le attività turistiche della zona.
EMILIA ROMAGNA Presenze nelle province di Bologna,Modena,Forlì, Rimini e Reggio Emilia. Influenze sono presenti anche a Parma e Piacenza. Le attività di maggior interesse sono, oltre alla cocaina, le bische e il gioco d'azzardo e il comparto dell'edilizia.
PIEMONTE E VALLE D'AOSTA I gruppi sono presenti - soprattutto a Torino e provincia- nella cocaina,nel riciclaggio e nella edilizia. Interesse anche per i comparti commerciali, gli autotrasporti e il settore immobiliare. Si allungano le mani sugli appalti soprattutto in Valle d'Aosta, nella Val di Susa e Torino. E' in atto una alleanza con i gruppi bulgari
ROMA E LAZIO La presenza è "particolarmente radicata". Attiva la presenza nel riciclaggio, negli immobili, alberghi e ristorazione oltre alla cocaina e all'usura. Particolarmente attiva la presenza nei settori della vendita di autoveicoli, preziosi e ristorazione. Forte la presenza a Formia, Fondi, Terracina e Gaeta e soprattutto nel comune di Nettuno, sciolto anche per la presenza inquinante di uomini della cosca Gallace-Novella. Nel Lazio operano le famiglie Alvaro-Palamara, Pelle-Vottari-Romeo, Giorgi-Romano e Nirta-Strangio. Questi hanno costituito società fittizie per la gestione di bar,paninoteche, pasticcerie e ristoranti. Una segnalazione particolare per il porto di Civitavecchia a cui riconducono diverse inchieste e che le cosche utilizzano per il "transito di importanti partite di droga"

La sanità scambio tra politica e mafia. "La sanità è il buco nero della Calabria, il segno più evidente del degrado, la metafora dello scambio politico-mafioso e del disprezzo delle persone e del valore della vita". E' quanto si afferma nella relazione della Commissione parlamentare antimafia sulla 'ndrangheta. Nella relazione si fa riferimento, in particolare, all'ordinanza di custodia cautelare del gip di Reggio Calabria che ha portato all'arresto del consigliere regionale Domenico Crea, "esponente principe del moderno trasformismo calabrese ed italiano, passato nel giro di tre anni dall'Udc al centrosinistra con la Margherita per poi tornare al centrodestra con la Nuova Dc. E' la sanità il centro dell'ordinanza e in questo caso - rileva la Commissione antimafia - la sanità privata, dove le incursioni della 'ndrangheta, i suoi condizionamenti e le sue infiltrazioni appaiono in tutta la loro devastante profondita'. Al punto che il gip ha disposto il sequestro preventivo della società proprietaria di Villa Anya (la casa di cura della famiglia di Domenico Crea, ndr)". "Ma neanche la sanità pubblica - si rileva nella relazione - è stata esente da infiltrazioni della 'ndrangheta. E' storia di oggi ma anche storia di ieri, cominciata tanti anni fa e mai interrotta. A conferma di rapporti mafiosi che durano nel tempo".

La sanità scambio tra politica e mafia. "La sanità è il buco nero della Calabria, il segno più evidente del degrado, la metafora dello scambio politico-mafioso e del disprezzo delle persone e del valore della vita". E' quanto si afferma nella relazione della Commissione parlamentare antimafia sulla 'ndrangheta. Nella relazione si fa riferimento, in particolare, all'ordinanza di custodia cautelare del gip di Reggio Calabria che ha portato all'arresto del consigliere regionale Domenico Crea, "esponente principe del moderno trasformismo calabrese ed italiano, passato nel giro di tre anni dall'Udc al centrosinistra con la Margherita per poi tornare al centrodestra con la Nuova Dc. E' la sanità il centro dell'ordinanza e in questo caso - rileva la Commissione antimafia - la sanità privata, dove le incursioni della 'ndrangheta, i suoi condizionamenti e le sue infiltrazioni appaiono in tutta la loro devastante profondita'. Al punto che il gip ha disposto il sequestro preventivo della società proprietaria di Villa Anya (la casa di cura della famiglia di Domenico Crea, ndr)". "Ma neanche la sanità pubblica - si rileva nella relazione - è stata esente da infiltrazioni della 'ndrangheta. E' storia di oggi ma anche storia di ieri, cominciata tanti anni fa e mai interrotta. A conferma di rapporti mafiosi che durano nel tempo".

 

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