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Inchiesta Why Not

 

Inchiesta Why Not: per i PM messo su un sistema di clientele

18 dic 08 I politici indagati nell'ambito dell'inchiesta Why not favorivano le società riconducibili ad Antonio Saladino, allo scopo di "procedere ad assunzioni strumentali alla creazione di un sistema clientelare destinato ad avvantaggiare i referenti politici dei dipendenti". Il passaggio viene riportato più volte nell'avviso di conclusione delle indagini emesso dalla procura generale di Catanzaro. L'ipotesi è alla base di una serie di contestazioni avanzate dalla Procura a politici e funzionari regionali.

La Regione affidava servizi a Saladino. Alcuni dei componenti le giunte regionali di centrodestra e di centrosinistra che si sono succedute in Calabria avrebbero, violando la legge, affidato ad una società riconducibile ad Antonio Saladino, principale indagato dell'inchiesta Why not, il servizio per la lotta al virus della tristezza degli agrumi calabresi. E' una delle ipotesi accusatorie contenute nell'avviso di conclusione indagini di Why not redatto dalla Procura generale di Catanzaro. In particolare, l'ipotesi è contestata all'ex presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti ed ai suoi assessori Giovanni Dima, Dionisio Gallo, Giuseppe Gentile, Gianfranco Luzzo, Alberto Sarra, oltre che all'attuale presidente Agazio Loiero, agli assessori Luigi Incarnato e Mario Pirillo e agli ex assessori della stessa Giunta Nicola Adamo, Ennio Morrone e Diego Tommasi. Per tutti vengono ipotizzati i reati di peculato, abuso d'ufficio e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Secondo l'ipotesi dell'accusa, con l'affidamento alla società Sial, gli indagati avrebbero procurato un ingiusto vantaggio alla società di Saladino di 1,6 milioni di euro, frutto del "corrispettivo previsto nelle convenzioni illecitamente stipulate".

Loiero “Agito nella legalità”. "Spero anche adesso di uscire a testa alta da questa vicenda giudiziaria nella quale sono trascinato per storie che neppure conosco". Lo ha detto, in una dichiarazione, il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, in relazione all'avviso di conclusione indagini emesso nei suoi confronti nell'ambito dell'inchiesta Why Not. "Non appena mi sarà notificata la comunicazione della conclusione delle indagini e avrò chiara conoscenza delle fonti di accusa - aggiunge Loiero - tramite i miei legali chiederò di essere ascoltato e conto di chiarire ogni cosa già davanti al pm. E non è un rito, bensì radicato convincimento culturale sempre ben riposto, se ribadisco la mia fiducia nella magistratura ritenendo, come in altre occasioni, di ottenere giustizia". "Sono sereno. Non ho comportamenti da rimproverarmi - dice ancora Loiero - ho agito sempre nella legalità e per il bene collettivo. Le mie mani sono pulite e attendo che questa bufera passi presto, con il riconoscimento della mia estraneità ai fatti contestati". "Voglio aggiungere, infine - conclude Loiero - che la Giunta da me presieduta, malgrado le enormi difficoltà e le insidie tipiche di un contesto difficile come quello calabrese, ha compiuto uno sforzo non comune di rinnovamento e di impegno legalitario".

Perugini “Estraneo alle accuse”. Il sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, in una nota afferma di essere estraneo ai reati contestatigli dalla Procura generale di Catanzaro nell'inchiesta Why Not. "Desidero - afferma Perugini - svolgere una pubblica precisazione in merito alla notifica, avvenuta in data odierna da parte della Procura Generale della Repubblica di Catanzaro, dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari i cui molto sommari contenuti sono stati già diffusi dalla stampa e dagli organi di informazione locali e nazionali. Premesso che, da autentico garantista, interpreto e considero la notifica dell'avviso quale strumento di tutela per l'esercizio del diritto di difesa, pur senza sottacere, anzi sottolineando, il gravissimo disagio che, ricoprendo un incarico istituzionale, avverto per la generica comunicazione mediatica e ribadendo, proprio da garantista, che per me vale la presunzione di innocenza per tutti gli indagati, sento la necessità di informare la pubblica opinione di alcune circostanze specifiche che illustrerò al Magistrato, presso il quale, già domani, depositerò istanza per essere formalmente interrogato". "L'unica contestazione - prosegue Perugini - che mi riguarda (capo 21 del provvedimento), gran parte della quale si riferisce a fatti e circostanze del 2002, 2003, 2004 e 2007, anni in cui non facevo parte di alcun organismo societario essendone assolutamente estraneo, attiene esclusivamente alla mia partecipazione nel Consiglio di Sorveglianza di Tesi SpA che mi ha visto impegnato per pochissime sedute, cinque o sei in tutto, per un limitatissimo periodo di tempo, dal febbraio 2005 al giugno 2006, data in cui ho rassegnato formalmente le mie dimissioni, essendo stato eletto Sindaco della città di Cosenza. In tale limitato periodo ho rappresentato, da pubblico amministratore - ero Vice Presidente della Provincia di Cosenza -, la Provincia di Cosenza, il Comune di Cosenza e il Comune di Rende, non nell'organo amministrativo e gestionale della società, bensì nel Consiglio di Sorveglianza che, nel sistema duale del nuovo diritto societario in precedenza deliberato da Tesi, equivale all'assemblea dei soci". Perugini ha evidenziato inoltre che "in tale veste ho esercitato un ben preciso mandato politico-istituzionale degli Enti locali, che avevano nella società Tesi una irrilevante partecipazione al capitale sociale, mandato che era quello di tentare di salvaguardare i livelli occupazionali esistenti e i diritti retributivi dei lavoratori, da molti anni e costantemente in pericolo. Mandato, espletato come mio costume in modo assolutamente gratuito, che, a mio avviso, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, compete ad ogni pubblico amministratore e che quotidianamente assolvo anche nella mia attuale qualità di Sindaco della città di Cosenza. Del resto, infine, ciò che preciso è persino contenuto nel provvedimento giudiziale laddove, con riferimento all'anno 2005, che è poi l'anno che riguarda la mia presenza nella società, si riconosce espressamente che la società Tesi ha utilizzato le risorse finanziarie ricevute unicamente per pagare il personale dipendente e gli oneri della corrente gestione ordinaria". "Prospetterò, dunque, al magistrato - ha concluso - questi fatti, dichiarando la mia totale estraneità a qualunque ipotesi di reato per come contestato, confidando in un sereno, attento, imparziale esercizio della funzione giurisdizionale"

Iovene “Intreccio politica e affari”. "La chiusura dell'inchiesta Why Not da parte della procura di Catanzaro, dopo anni di polemiche e scontri politici e giudiziari, conferma quanto Sinistra Democratica va sostenendo da tempo". E' quanto afferma, in una nota, il segretario regionale di Sinistra Democratica, Nuccio Iovene. "Spetterà ora alla magistratura - prosegue Iovene - accertare responsabilità e pronunciarsi sul merito. Sinistra Democratica auspica lo si faccia celermente dando finalmente risposta alle tante domande che hanno, in questi anni, turbato l'opinione pubblica nazionale. Ma i 106 avvisi di garanzia, nei confronti di esponenti del centrodestra così come del centrosinistra, e le motivazioni che li accompagnano mettono in luce non solo una vicenda giudiziaria, ma innanzitutto una vicenda politica che investe la questione della moralità della politica, della trasparenza della pubblica amministrazione, dell'uso corretto delle risorse pubbliche: in una parola del buon governo". Per il segretario regionale di Sd "la trasversalità, l'omologazione nei comportamenti di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica, l'intreccio perverso con il mondo degli affari sono guasti profondi che hanno minato la credibilità della politica e delle istituzioni, alimentato la sfiducia dei cittadini e ucciso la speranza di un cambiamento. Con tutto questo la politica ed i partiti sono chiamati a misurarsi con urgenza affrontando con il rigore necessario la nuova questione morale che dall'Abruzzo alla Calabria sta investendo il nostro Paese". "Non è tema da delegare alla magistratura e risolvere nelle aule dei tribunali - sostiene ancora Iovene - ma questione politica che riguarda la responsabilità dei partiti e dei gruppi dirigenti, le scelte nelle candidature e la vita democratica delle organizzazioni politiche. Tutto questo è ancora più urgente in una regione come la Calabria per il peso e il ruolo di condizionamento della 'ndrangheta e per i suoi intrecci con la politica e l'economia. Sinistra Democratica si batte perché la politica torni ad essere pulita e trasparente, al servizio dei cittadini e chiede per questo una svolta profonda nel governo della cosa pubblica della regione".

 

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