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A Cosenza i tassi più alti d'Italia

 

Nelle banche di Cosenza e in Calabria i tassi di interesse più alti d’Italia

11 dic 08 L'Italia resta divisa a metà per quanto riguarda le condizioni del credito. E tra Bolzano, la città dove le banche praticano i tassi di interesse più convenienti, e Cosenza - al vertice della graduatoria per il caro-denaro - ci sono oltre tre punti percentuali. Lo evidenzia una ricerca realizzata di Unioncamere e Istituto Tagliacarne, presentata nell'ambito del primo Consiglio generale di Unioncamere, che sottolinea tuttavia anche come il divario tra nord e sud tenda a ridursi. In cima alla classifica delle province in cui nel 2007 le banche hanno praticato tassi di interesse più convenienti, figurano Bolzano, Milano e Trento, dove il costo del denaro è inferiore al 6,60% (6,43% a Bolzano); chiudono la classifica Cosenza, Vibo Valentia e Crotone, dove invece i tassi sono oltre il 9,30% (9,53% a Cosenza). Le prime 55 posizioni sono occupate da province del Centro e del Nord: per incontrare una provincia del Mezzogiorno bisogna scendere alla 56ma posizione, dove si piazza Palermo. Delle ultime 20 province, inoltre, 19 sono del Sud. Rispetto al 2004, tuttavia, evidenzia Unioncamere, il divario Nord-Sud tende a ridursi: se quattro anni fa la differenza tra Trento ed Enna, rispettivamente prima e ultima provincia delle graduatoria dei 'virtuosi', era pari a 3,96 punti percentuali, nel 2007 il gap tra Bolzano e Cosenza è di 3,13 punti percentuali. Il confronto tra gli ultimi tre anni evidenzia "casi significativi di miglioramento delle condizioni di credito" in diverse province, spiega Unioncamere, come Bergamo (in recupero di 13 posizioni rispetto al 2004), Treviso (22 posizioni), Vicenza (21 posizioni) e Rovigo (22 posizioni). Molte altre, però, aggiunge, "scendono pericolosamente nella classifica": Cosenza perde 17 posizioni, Torino addirittura 30. Le province meridionali, tuttavia, malgrado il maggior costo del denaro hanno registrato nel triennio una notevole crescita dell'indebitamento delle famiglie: questo indicatore, cresciuto del 36% tra il 2004 e il 2007 a livello nazionale, raggiunge punte superiori al 50% a Caserta, Taranto, Chieti e Napoli. Nel complesso sono 43 le province nelle quali si registra un incremento superiore al valore medio nazionale. L'Italia comunque - precisa Unioncamere - si mantiene in linea con i paesi dell'Ue in termini di incidenza sul Pil dei finanziamenti erogati dalle banche alle famiglie (pari al 30%), mentre risulta molto inferiore rispetto a quello di Usa e Gran Bretagna (66% e 44% del Pil). Caserta guida anche la classifica delle province in cui si è registrata la maggior variazione di impieghi bancari delle famiglie consumatrici, seguita da Taranto, Chieti, Napoli, Brindisi e Avellino; la prima provincia del Nord, al settimo posto, è Reggio Emilia. In coda alla classifica Bolzano. Situazione ribaltata se si guarda non ai flussi ma agli stock di indebitamento delle famiglie: delle 40 province con valori superiori alla media nazionale, ben 32 appartengono al centro-nord. Ecco di seguito la graduatoria provinciale per tasso di interesse sui finanziamenti a breve termine nel 2007 con le prime dieci classificate e le ultime dieci:


 PROVINCIA         TASSI INTERESSE dic. 2007
                     (valori percentuali)
=============================================
 1.  Bolzano                 6,43
 2.  Milano                  6,53
 3.  Trento                  6,58
 4.  Bologna                 6,63
 5.  Firenze                 6,79
 6.  Brescia                 6,85
 7.  Bergamo                 6,89
 8.  Forlì                   6,90
 9.  Reggio Emilia           6,92
 10. Treviso                 6,93
 ...
 93. Lecce                   8,52
 94. Caserta                 8,54
 95. Avellino                8,56
 96. Taranto                 8,62
 97. Brindisi                8,63
 98. Benevento               8,68
 99. Catanzaro               9,19
 100.Reggio Calabria         9,27
 101.Crotone                 9,30
 102.Vibo Valentia           9,32
 103.Cosenza                 9,53
 -----------------------------------------
     ITALIA                  7,16  
			
			

L’abolizione dell’ICI incide sugli abbienti. L'abolizione dell'Ici incide maggiormente sulle famiglie con redditi elevati che su quelle meno abbienti, avvantaggia i nuclei più anziani rispetto a quelli più giovani e determina più benefici al Centro-Nord che al Sud. E' quanto emerge da rapporto Svimez sulle "Previsioni per le regioni italiane 2008 e 2009". "A beneficiarne - sostiene l'istituto - è il 50% delle famiglie italiane", ma tale quota "scende al 34% se si considerano le famiglie meno abbienti e sale al 63% se si considerano le famiglie più abbienti. Abbiamo dunque una maggiore incidenza del provvedimento nel caso delle famiglie con reddito più elevato". Lo Svimez propone poi una simulazione, ordinando le famiglie in base al reddito equivalente (cioé corretto per numero ed età dei componenti) e suddividendole in cinque gruppi ugualmente numerosi "come se abitassero in un palazzo a cinque piani, con i piani più alti occupati dai nuclei familiari più ricchi". Risultato: "al primo piano (20% delle famiglie) il risparmio medio di imposta non raggiunge i cento euro (43 euro), mentre diventa pari a 147 euro per gli abitanti dell'ultimo piano. Beneficiari e guadagno medio sono quindi crescenti al crescere del tenore di vita familiare: agli ultimi due gruppi (famiglie a maggiore benessere) è infatti destinato il 57% del beneficio complessivo, mentre ai primi due solo il 25%". Quanto all'età del capofamiglia "la manovra avvantaggia sia in valore assoluto che relativo le famiglie più anziane (sopra 65 anni) rispetto a quelle formate da giovani (sotto 35 anni): alle prime spetta un risparmio medio annuo di 96 euro, alle seconde di 46 euro". Sul piano territoriale emerge che "sono le famiglie meridionali quelle meno avvantaggiate dalla manovra: sia il beneficio medio, sia la quota complessiva del benefico, sia la percentuale di beneficiari sono nel Sud minori rispetto ai valori che si registrano per il Centro (il cui dato risente molto del peso di Roma) e il Nord Italia". "Forti perplessità " sul costo dell'intervento, stimato "decisamente superiore a quanto previsto dal Governo: 3.202 milioni, sommando ai 1.151 milioni della riforma Prodi, i 2.051 milioni derivanti dalla abolizione dell'Ici residua". Nel 2008 il differenziale tra mancati introiti dei Comuni e fondo compensativo sarebbe di "oltre 500 milioni di euro. Più penalizzati i Comuni del Nord (-295 mln di minori entrate), seguiti dai comuni del Sud (-156 mln) e del Centro Italia (-87 mln)"

Bonus, social card e aumento delle dotazioni per ammortizzatori sociali avranno un "buon impatto in termini di target", cioé sulle famiglie a basso reddito, ma un impatto contenuto sulla crescita, stimato nell'ordine del +0,1% sul pil del Mezzogiorno e del +0,2% su quello del Centro-Nord. E' la previsione contenuta nel rapporto Svimez sulle "Previsioni per le regioni italiane nel 2008 e nel 2009". Lo studio ha misurato l'impatto nelle due macro-aree dei provvedimenti varati dal Governo e contenuti nel decreto 'anti-crisi', in particolare il bonus per le famiglie meno abbienti, la social card e gli ammortizzatori sociali. "Il complesso delle misure previste - afferma lo Svimez - appare efficace soprattutto nel Sud nell'attivare i consumi (+0,3%), mentre appare assai meno rilevante l'impatto sul Pil (+0,1%). Al Centro-Nord, al contrario, l'impatto risulta della stessa entità (0,2% per Pil e consumi)". Secondo lo Svimez, "la persistente stagnazione dei consumi, in Italia e nel Sud in particolare, avrebbe richiesto un intervento di maggiore entità e diffusione".

 

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