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Banda di parcheggiatori abusivi guidata da calabresi

 

Famiglia di calabresi, con a capo una nonnina, aveva in mano il racket dei parcheggiatori abusivi a Roma: 19 arresti.

07 apr 08 Una famiglia di origini calabresi, con a capo una donna di 61 anni, ''nonna Rosetta'', al secolo Rosa Caristena, gestiva il racket dei parcheggiatori abusivi in diversi punti della Capitale. Diciannove ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Roma sono state eseguite dai carabinieri nei confronti dell' organizzazione accusata di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione. Sette dei dieci figli di nonna Rosetta e un nipote sono destinatari dei provvedimenti emessi dal Gip e chiesti dal Pm Tiziana Cugini. Secondo le indagini svolte dai carabinieri di Roma Eur, il cui esito e' stato illustrato in Procura dal Pm Cugini con il comandante territoriale dei carabinieri della capitale, colonnello Alessandro Casarsa, il gruppo era composto su due livelli di organizzazione: il primo, di vertice, che controllava le vaste aree della citta' facendosi consegnare la meta' dell' incasso dalla 'manovalanza', composta da extracomunitari che venivano impiegati per presidiare e chiedere il 'pizzo' agli automobilisti, anche in concomitanza di eventi sportivi o culturali. I carabinieri hanno riscontrato un tariffario che andava dai due ai cinque euro. A far attivare le indagini e' stata una frattura all'interno dell'organizzazione, che ha portato i parcheggiatori, costretti a versare il 50% dell'incasso alla donna, a ribellarsi e raccontare tutto ai carabinieri. La donna sarebbe proprietaria di diverse abitazioni sia a Roma che sul litorale laziale. Per avere un controllo capillare del territorio, alla manovalanza il vertice dell'organizzazione forniva anche blocchetti, tagliandi di parcheggio che servivano a controllare gli incassi di giornata, ma anche fischietti e cappellini, in modo che i parcheggiatori apparissero agli automobilisti autorizzati. E quando l'automobilista chiedeva da chi fossero autorizzati la risposta era spesso: ''Se vuoi parcheggiare qui mi deve dare 5 euro. A te non interessa da chi sono autorizzato. Se non mi paghi e' meglio che non ti metti qui''. Nell'ordinanza di 30 pagine firmata dal gip del Tribunale di Roma, Silvia Castagnoli, si fa riferimento a due parcheggiatori minacciati di percosse e alla 'promessa' di non farli piu' lavorare. ''Stai attento - si legge nell'ordinanza a proposito delle minacce di Nonna Rosetta - mandero' i miei figli a darti una lezione''. Oltre a Rosa Caristena, i carabinieri hanno arrestato sei dei dieci figli: Daniele, Gesuele, Valentino, Benedetta, Stefano Massimiliano e Luisa. Il gip ha respinto la richiesta di arresto per una settima figlia, Ornella, indagata nell'inchiesta. Arrestato anche un nipote della donna, Rocco Caristena, costretto anche lui a fare ''la stecca'' (a versare tangenti) nonche' Antonio Pirisi, Vittorio Valvano, Maria Rosa Ricci, Marco Papi, Rosa Pullini, Libero Carnali, Danilo Scilimati, Iole Scacco, Valter Martelli, Patrizia Zecchini, Valter Ricci. Tutti sono legati tra loro da vincoli di parentela. Dalle indagini e' emerso che Iole Scacco, una delle arrestate, pretendeva ''anche 40 o 50 euro dagli automobilisti''

La gente disposta a pagare il parcheggio abusivo. ''Il fenomeno dell' estorsione dei parcheggiatori abusivi non viene percepito come tale dai romani che pur di parcheggiare l'auto sono disposti a versare i due euro canonici, e in qualche caso persino a pagare oltre all'estorsione anche la tariffa oraria per le strisce blu''. E' una delle considerazioni fatte nel corso della conferenza stampa dal pm Tiziana Cugini, che ha coordinato l'inchiesta dei carabinieri, da cui sono scaturite 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di una gang di parcheggiatori abusivi. ''Pagando i due, tre o anche cinque euro - ha detto il pm - non si migliorano le strade, non si accumulano fondi per il rifacimento delle strisce blu o per migliorare la viabilita'. Si paga soltanto una estorsione, ma spesso nemmeno ci si accorge di farlo. In questa indagine le denunce degli automobilisti sono state pochissime. E invece sui giornali spesso leggiamo lettere indignate degli stessi automobilisti, che lamentano il pagamento del pizzo. Ci saremmo aspettati di piu''. Sulla stessa lunghezza d'onda il comandante territoriale dell' Arma, colonnello Alessandro Casarsa: ''L'indagine e' stata svolta con appostamenti, osservazioni e controllo del territorio iniziati nel 2004 ma ci ha aiutato anche la frattura all' interno del gruppo che controllava il territorio''. Il giro d'affari della banda, secondo gli inquirenti e' difficile da quantificare, ma si aggirerebbe in decine di migliaia di euro. L'inchiesta non e' ancora conclusa: gli inquirenti stanno ora accertando l'esistenza di altri gruppi criminali che controllano il racket del parcheggio abusivo in altre zone della capitale.

 

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