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Princi doveva essere arrestato

 

Bomba a Gioia Tauro, l’imprenditore doveva essere arrestato. Ora si teme faida

28 apr 08 La bomba esplosa a Gioia Tauro che ha gravemente ferito Antonino Princi e' un avvertimento per l'avvenuta crescita economica oppure una risposta ad altri fatti di sangue? E' questo l'interrogativo sul quale gli investigatori stanno lavorando per dare un volto a mandanti ed esecutori dell'attentato dinamitardo nei confronti dell'imprenditore per il quale la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha chiesto l'arresto per concorso esterno in associazione mafiosa. Il provvedimento cautelare nei confronti di Princi, in cui figurerebbero anche altre persone, e' stato depositato alla sezione Gip del tribunale di Reggio Calabria poco meno di due mesi addietro, subito dopo l'omicidio del primo febbraio scorso a Gioia Tauro del pregiudicato Rocco Mole'. Princi, sposato con una figlia di Domenico Rugolo, esponente di spicco della omonima cosca mafiosa chiamata 'Castellaciota', cioe' originaria di Castellace di Oppido Mamertina, ai cui vertici sono ancora inseriti i fratelli Saro e Nino Mammoliti, era monitorato dalle forze dell'ordine per la crescita esponenziale delle sue attivita' economiche che poggiavano su numerosi centri commerciali per la vendita di tessuti e biancheria. L'imprenditore, che e' ricoverato nell'ospedale di Reggio Calabria in condizioni gravissime ma sempre stazionarie, e' cognato di Pasqualino Inzitari, gia' candidato alle scorse elezioni politiche per l'Udc, noto imprenditore nel settore della grande distribuzione e contitolare del 'Porto degli Ulivi', un centro commerciale aperto da pochi mesi nei pressi dello svincolo autostradale di Gioia Tauro. All'attenzione degli investigatori ci sarebbe anche il ruolo di Princi negli assetti societari del centro commerciale. ''C'e' molta preoccupazione - sostengono gli investigatori - che si possa aprire una pericolosa guerra di 'ndrangheta non solo per il controllo di attivita' 'pulite' e fortemente redditizie, ma soprattutto per la grande partita che si aprira' nei prossimi mesi con l'evoluzione del porto di Gioia Tauro''. La preoccupazione degli investigatori sarebbe suffragata da recentissimi rapporti di polizia nei quali si sottolineano 'crescenti contatti' tra le cosche di Gioia Tauro (Piromalli), Sinopoli (Alvaro) e Rizziconi (Crea), una 'trimurti' che potrebbe assumere nel futuro un ruolo di dominio assoluto nella Piana di Gioia Tauro con la conseguenza di provocare un sanguinoso conflitto con altre cosche della 'ndrangheta di quell'area.

La UIL chiede l’intervento dell’esercito. ''Lo sviluppo non decolla se la mafia non viene sconfitta. Lo Stato deve intervenire anche impegnando l'Esercito almeno in alcune zone della Calabria". E' quanto afferma, in una nota, il segretario generale della Uil calabrese, Roberto Castagna. "Locri, Gioia Tauro, Reggio, Crotone, Vibo, Lamezia, Cassano tante iniziative, tanti cortei, tante promesse - prosegue Castagna - ma pochi risultati. La verità è che da soli la lotta contro l'illegalità e il fenomeno mafioso diventa difficile se lo Stato centrale non assume con forza e determinazione questo drammatico problema che rischia non solo di frenare lo sviluppo economico quanto di creare un clima di paura e di terrore e di sconvolgere lo stesso sistema democratico". Per Castagna "la Regione può produrre buona programmazione e buona spesa dei fondi comunitari, i diversi livelli territoriali possono promuovere azioni positive in termini di buona gestione amministrativa ma se il contesto territoriale è fortemente contaminato dalla mafia sarà difficile invertire una situazione che vede una Calabria terra di delitti e di mafia e le altre regioni terre in cui primeggia il turismo, i buoni servizi sanitari e sociali. In queste settimane i media nazionali ci offrono le ridenti coste di Rimini, le affascinanti montagne del Trentino come occasioni da prendere per le brevi e lunghe vacanze mentre la Calabria viene rappresentata come una terra di violenza e di mafia". "Nonostante le brillanti operazioni delle forze dell'ordine - sostiene ancora il segretario generale della Uil calabrese - la situazione sembra precipitare e, quindi, ad una condizione di vera emergenza bisogna rispondere con strumenti e azioni di carattere straordinario. Se il Consiglio comunale di Gioia Tauro é stato sciolto per fatti di mafia e su questo territorio si consuma il drammatico attentato all'imprenditore Princi cosa si aspetta a predisporre un vero e proprio presidio militare in questa area?". "Gioia Tauro e l'intero comprensorio rappresentano - sostiene ancora Castagna - un'area di grande sviluppo economico per l'intera Calabria, un'area che bisogna difendere, fino in fondo, per il bene dei calabresi e, pertanto, sarebbe un errore imperdonabile lasciare alle sole forze presenti sul territorio il compito di combattere una battaglia che richiede uno sforzo di uomini e mezzi di straordinarie dimensioni. Oggi, più che interrogarsi - conclude Castagna - è necessario decidere e pretendere che la Calabria venga considerata, dallo Stato centrale, come una regione che fa parte interamente nel sistema paese pena il rischio di una ingiusta emarginazione dal contesto nazionale e da condizioni di vita civile e democratica"

Cordopatri “Ignorate mie indicazioni”. ''Purtroppo la Procura distrettuale di Reggio Calabria in tutti questi anni non ha tenuto conto dei meccanismi da me indicati per venire a capo di sistemi di riciclaggio nella Piana di Gioia Tauro". E' quanto afferma, in una dichiarazione, Maria Giuseppina Cordopatri, testimone di giustizia nel processo contro presunti affiliati alle cosche di Gioia Tauro. "Le conseguenze di questi comportamenti - prosegue Cordopatri - sono anche il recente attentato all'imprenditore Princi e l'omicidio eccellente del figlio del boss Nino Molé". "Apprendo con due anni di ritardo - sostiene ancora la testimone di giustizia - che nel deposito milanese ove dal 1999 sono custoditi i miei beni è stata attuata una perquisizione e che, mistificando la realtà dei fatti, gli inquirenti hanno ventilato al personale che li custodisce un mio coinvolgimento nell'inchiesta sul centro commerciale Porto degli Ulivi di Rizziconi"

Gravissime le condizioni di Princi. Sono sempre gravissime le condizioni di Nino Princi, l'imprenditore di 45 anni ferito a Gioia Tauro dall'esplosione di un ordigno collocato sotto la sua vettura. L'uomo, le cui condizioni sono stazionarie, si trova ricoverato nel reparto di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. I medici, subito dopo il ricovero, sono stati costretti ad amputagli braccia e gambe per le gravissime lesioni riportate nell'esplosione. L'esplosione, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori della polizia, lo ha investito in pieno mentre si stava recando verso la sua auto, una Mercedes, parcheggiata nel cortile della sua abitazione. L'ordigno era stato collocato sotto il paraurti anteriore e quando Princi si è avvicinato, qualcuno, con un radiocomando, lo ha fatto esplodere. Le indagini si stanno concentrando principalmente sugli interessi economici e sui rapporti avuti dall'imprenditore.

 

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