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L'imprenditore Princi dilaniato da una bomba

 

Bomba a Gioia Tauro: un messaggio ai ‘vivi’. L’imprenditore Princi sempre grave

27 apr 08 Un attentato da guerra di mafia di tipo quasi terroristico per ''lanciare un segnale forte ai vivi''. Cosi' viene ''letto'' dagli investigatori l'attentato portato a termine ieri mattina a Gioia Tauro nel quale e' rimasto ferito l'imprenditore Nino Princi, di 45 anni. L'uomo sta ancora lottando contro la morte nel reparto di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Le sue condizioni sono stazionarie, ma sempre gravissime. L'esplosione gli ha dilaniato gli arti, tanto da costringere i medici ad amputargli gambe e braccia, e ha perso la vista. Contro di lui gli attentatori hanno usato un ordigno ''calibrato per uccidere'', come sottolinea un investigatore, ma non ad altissimo potenziale perche' ''altrimenti sarebbe stata una strage''. L'esplosione lo ha investito in pieno mentre si stava recando verso la sua auto. L'ordigno, infatti, e' stato collocato sotto il paraurti anteriore e azionato con un radiocomando. Ma chi e perche' ha utilizzato un metodo cosi' eclatante per cercare di uccidere Princi? Le modalita', evidenzia uno dei magistrati piu' esperti in materia di 'ndrangheta, il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Vincenzo Macri', sono ''da guerra di mafia''. ''La prima volta che la 'ndrangheta ha ucciso con un'autobomba - sottolinea - e' stato per l'omicidio di Antonino Imerti, nell'85, che apri' una guerra di mafia a Reggio durata cinque anni. Poi la stessa tecnica e' stata usata nel 2000 per uccidere l'imprenditore Domenico Gullaci''. Nella Piana di Gioia Tauro, e' l'analisi di Macri', ''c'e' un problema interno alle cosche'', un problema di ''ristrutturazione ad alto livello''. Ma come si inserisce in questo contesto l'attentato contro Nino Princi? E' quello che stanno cercando di capire i magistrati della Dda di Reggio Calabria, i loro colleghi della Procura di Palmi e gli investigatori della squadra mobile reggina e del Commissariato di Gioia Tauro. Di una cosa sembrano essere certi: il gesto di ieri e' ''un segnale forte ai vivi'', come dice un investigatore. Adesso si tratta di individuare il destinatario del messaggio e, probabilmente, si riuscira' a fare chiarezza sulla vicenda. Gli inquirenti stanno passando al setaccio tutte le attivita' di Princi, le sue conoscenze e i suoi rapporti, professionali e personali. L'imprenditore, tra l'altro, e' sposato con una componente della famiglia Rugolo, collegata, secondo gli inquirenti, alla cosca Mammoliti di Castellace di Oppido Mamertina che negli anni scorsi ha visto la defezione del capo, Saro Mammoliti, che ha deciso di collaborare con la giustizia. Il genero dell'imprenditore, Pasquale Inzitari, esponente politico di primo piano dell'Udc a Reggio Calabria, e' socio nel centro commerciale ''Porto degli Ulivi'' di Rizziconi, uno dei piu' grandi del reggino. Princi, conosciuto per i suoi numerosi negozi e punti vendita di abbigliamento e maglieria, aveva deciso di ampliare i propri interessi e si stava inserendo nel settore della grande distribuzione commerciale. Gli investigatori stanno cercando di appurare, tra l'altro, se la sua crescita imprenditoriale possa avere danneggiato gli interessi delle cosche. Da qui una delle ipotesi prese in considerazione, quella della vendetta maturata in ambienti della criminalita' organizzata della Piana di Gioia Tauro, un territorio ad alta densita' criminale (solo pochi giorni fa il Consiglio comunale e' stato sciolto per infiltrazioni mafiose) e nel quale gli investigatori temono sia in atto uno scontro tra le cosche Piromalli e Mole', un tempo alleate.

Gravissime le condizioni di Princi. Sono stazionarie, ma sempre gravissime, le condizioni di Nino Princi, l'imprenditore di 45 anni ferito ieri mattina, a Gioia Tauro, dall'esplosione di un ordigno collocato sotto la sua vettura. L'uomo si trova ricoverato nel reparto di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. I medici, subito dopo il ricovero, sono stati costretti ad amputagli braccia e gambe per le gravissime lesioni riportate nell'esplosione. Princi ha anche perso la vista. L'esplosione, secondo la ricostruzione fatta dalla polizia, lo ha investito in pieno mentre si stava recando verso la sua auto, una Mercedes, parcheggiata nel cortile della sua abitazione. L'ordigno era stato collocato sotto il paraurti anteriore e quando Princi si e' avvicinato, qualcuno, con un radiocomando, lo ha fatto esplodere. Dai primi accertamenti compiuti sarebbe emerso che l'ordigno non era ad altissimo potenziale, ''altrimenti sarebbe stata una strage'', ha commentato un investigatore. Gli attentatori, evidentemente molto esperti nel maneggio di esplosivi hanno invece realizzato un ordigno ''calibrato per uccidere''.

Saccomanno (Idv) “Istituzioni assenti”. La Piana di Gioia Tauro, e' ''chiusa da una morsa mortale che non consente di poter operare nella onesta' e legalita', con rischi evidenti per i soggetti che non rispondono a certe logiche e che si permettono di porre un freno alla azione della criminalita'''. A sostenerlo e' il responsabile di Idv della Piana, Giacomo Saccomanno, in una lettera aperta inviata, tra gli altri, al Presidente della Repubblica, al Ministro dell'Interno, al Capo della Polizia, al Comandante dei Carabinieri, al Presidente del Csm, al responsabile della Direzione nazionale antimafia. ''In tale contesto devastante ed allarmante - ha aggiunto - ove la vita umana non ha alcun valore e la dignita' delle persone non esiste, vi e' un'assenza totale delle Istituzioni, che a volte sono anche colluse con il sistema criminale. In un territorio, ove la stessa Commissione Antimafia ha riscontrato la presenza di una mafia radicata ed assoluta, non esiste una azione di vera ed efficace prevenzione, non risulta che vi siano state indagini di intelligence, non emerge un'azione adeguata e pungente nei confronti dei patrimoni sospetti. Un lassismo che sa di rassegnazione e che fa maledire, alle poche persone che hanno deciso di rivolgersi allo Stato, il momento in cui hanno assunto tale decisione. Dopo il primo momento di attenzione vi e' l'abbandono piu' totale con tutte le conseguenze per l'intero nucleo familiare. Un situazione di palese paura e di allontanamento dalle Istituzioni, che non riescono nemmeno a garantire la tutela piu' semplice del controllo del territorio''. ''La vicenda accaduta a Gioia Tauro - ha aggiunto Saccomanno - e' gravissima ed e' una sfida diretta allo Stato. Non si puo' far saltare un'automobile alle nove del mattino, in piena citta', e con il rischio di creare una strage. Se poi l'evento e' legato alla nota vicenda che ha interessato dei parenti stretti della persona che ha subito l'attentato, la questione e' ancora piu' pesante ed inquietante. Infatti, in tal caso la 'ndrangheta ha voluto dimostrare all'intera opinione pubblica ed alla Stato che nessuno la puo' fermare, che e' la piu' forte e che puo' agire in qualsiasi momento, senza nulla temere. Un messaggio chiaro e forte che non puo' essere ignorato e che deve avere delle risposte serie''. ''Abbiamo il diritto di sapere - ha concluso Saccomanno - se lo Stato e' in condizioni di difendere i cittadini ed il territorio ed in tal senso deve assumere delle determinazioni vere ed oneste. Se, come ha finora dimostrato, non e' nelle condizioni di garantire i cittadini, deve dichiarare il proprio fallimento ed affermare pubblicamente che il territorio non gli appartiene''.

Cicchitto (Pdl) “Ndrangheta emergenza nazionale”. ''L'autobomba che ha colpito ieri a Gioia Tauro l'imprenditore Antonino Princi e' un fatto gravissimo che dimostra come in Calabria la 'ndrangheda non sia stata minimamente scalfita e che anzi e' un fenomeno nettamente peggiorato negli ultimi anni con la giunta Loiero''. Lo afferma il vicecoordinatore di Fi, Fabrizio Cicchitto. ''La criminalita' organizzata, che certamente e' presente anche in altre regioni, dove pero' e' stata efficacemente contrastata, in Calabria ha raggiunto dimensioni piu' estese, assai preoccupanti e tali da rappresentare una delle emergenze italiane da affrontare''

 

 

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