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Masciari: Dal Viminale solo buone intenzioni

Il testimone di giustizia Pino Masciari rincara la dose “Dal Viminale solo buone intenzioni”

01 apr 08 L'imprenditore e testimone di Giustizia Pino Masciari, che ha lasciato la località protetta dove si trovava per rientrare a Vibo Valentia, ha tenuto una conferenza stampa oggi pomeriggio per illustrare le motivazioni della sua protesta che lo hanno portato a chiedere ai capi di Stato delle nazioni europee di trovare una sistemazione sicura per la moglie ed i suoi due figli. L'imprenditore ha anche chiesto al Presidente del Consiglio Romano Prodi, al Ministro dell'Interno Giuliano Amato e al Viceministro dell'Interno Marco Minniti di "risolvere tempestivamente prima della consultazione elettorale la mia annosa vicenda, garantendo il diritto al lavoro e la sicurezza presente e futura per me e la mia famiglia". "Chiedo formalmente - conclude - ad una qualsiasi delle Nazioni dell'Unione Europea o altra Nazione l'adozione della mia famiglia, per mia moglie ed i miei due figli, perché si prenda cura di loro con la dovuta sicurezza. Io no. Scelgo di rimanere nel mio paese, a rischio della vita, per proseguire la strada della denuncia civile e legale dell'impotenza delle Istituzioni, che alle parole non fanno seguire i fatti concreti e per raccontare la verità sulla lotta alla mafia in Italia: chi non scende a compromessi con le dinamiche mafiose deve essere fatto fuori, in un modo o nell'altro".

Dal Viminale solo buone intenzioni. "E' inutile che il Viminale manifesti tutte le sue buone intenzioni per la soluzione del mio caso. C'e' un solo modo per rendere giustizia. Il Vice ministro Marco Minniti, che ne ha la delega, firmi subito, prima che sia troppo tardi, la delibera della Commissione Centrale relativa alla legge 81/91 a favore dei testimoni di giustizia". Lo ha detto, nel corso di una conferenza stampa a Vibo Valentia, il testimone di giustizia Pino Masciari, l'ex imprenditore da qualche ora ritornato al suo paese dalla localita' protetta in cui si trovava con l'intenzione di non voler piu' ritornarvi. Masciari polemizza con le istituzioni, alle quali imputato di averlo abbandonato, dopo che copn le sue rivelazioni ha consentito l'arresto di espoennti di spicco della mafia calabrese. Ieri, polemicamente, Masciari aveva detto di voler chiedere asilo politico all'estero. "Voglio ritornare a lavorare, voglio rifare l'imprenditore. Perche' lo ritengo il piu' grosso schiaffo che si puo' dare alla mafia. Non me ne andro' da qui - ha ripetuto - Riparto da qui, da dove il 17 ottobre mi hanno mandato in esilio, costi quel che costi. La mia e' stata una scelta di vita. All'inizio degli anni 90, quando ero nel pieno della mia attivita', avevo oltre 100 operai che lavoravano con la mia impresa, non c'era nessuna legge antiracket. Ho messo nelle mani dello Stato me, mia moglie e due figli di pochi mesi, pensando di dare un contributo alla lotta contro la mafia che soffoca tutta la societa'. Ma lo Stato mi ha ripagato abbandonandomi a me stesso. E mentre io sono qui scortato dai ragazzi di 'Libera' e da alcuni carabinieri che da stamattina sono stati messi al mio fianco, mia moglie e i miei figli, sono abbandonati a se stessi. Rischiano la vita. Ritengo - ha aggiunto - che qualche Stato della Comunita' Europea rispondera' all'appello tendente a dare asilo politico o di adottarli. Mi domando, dove sono quelli della Confindustria che strillano e piangono su se stessi quando vengono toccati, dove sono i politici che dicono di non volere i voti della mafia? Perche' non sono qui, al mio fianco per combattere uniti la battaglia?".

La telefonata di Beppe Grillo. A sollevare il morale di Pino Masciari e' arrivata la telefonata di Beppe Grillo che gli ha manifestato solidarieta', aggiungendo di condividere la sua azione. Pino Masciari ha poi parlato della sua odissea. Di come e' difficile in Italia fare il testimone di giustizia. Incominciando da quando, strozzato dalla 'ndrangheta, ha provato a denunciare gli aguzzini, senza nessuno gli desse retta, fino a quando non ha trovato la disponibilita' e l'incoraggiamento di un giovane maresciallo dei carabinieri, il comandante della stazione di Serra San Bruno Nazzareno Lopreiato, a cui il 22 novembre del 1994 (ricorda che era il compleanno di sua moglie) denuncio', con nomo e cognomi, un comitato affaristico di cui facevano parte anche pezzi dell'apparato politico ed istituzionale, che pretendeva una tangente del 6% su tutti i lavori. "Pensavo - ha detto masciari - d'aver fatto il mio dovere. Le forze dell'ordine mi portarono in una localita' che chiamavano protetta, ma era invece un esilio. Mi e' stato impedito piu' volte di assistere ai processi in cui mi sono costituito parte civile, mi hanno fatto fallire ingiustamente, tre anni fa mi hanno revocato il sistema di protezione, ho inoltrato ricorso al Tar del Lazio, ma non e' stato ancora, motivo per cui denuncero' il presidente. L'unica cosa certa e' che i mafiosi sono fuori, piu' spavaldi e arroganti di prima, pronti ad uccidere finanche i bambini e che il recluso vero sono invece io e la mia famiglia per aver avuto il solo torto di denunciare la 'ndrangheta"

Cordopatri: Anche io chiesto cittadinanza estera. ''Mi sono vista costretta, come il testimone di giustizia Giuseppe Masciari, a chiedere la cittadinanza dello Stato estero di cui era originaria mia madre, esasperata dal trattamento al quale ero sottoposta dal Ministero dell'interno''. Lo sostiene, in una dichiarazione, la testimone di giustizia Maria Giuseppina Cordopatri in merito alla vicenda di Masciari che ieri aveva chiesto ''ad una qualsiasi nazione d'Europa o extraeuropea'' di adottare la moglie ed i suoi due figli ''perche' si prenda cura di loro con la dovuta sicurezza''. ''Decisione - aggiunge - originata dal fatto che le angherie subite avevano seriamente minato la mia salute. Purtroppo l'opinione pubblica ignora del tutto le condizioni di vita che devono fronteggiare quei pochi cittadini onesti che testimoniano contro il crimine organizzato. A Masciari e alla sua famiglia va la mia totale solidarieta'''.

L’appello dei grillini dei meetup Gli amici di Beppe Grillo di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone, hanno rivolto un appello a tutte le istituzioni affinché venga garantito all'imprenditore e testimone di giustizia Pino Masciari una "vita normale". "Sono passati sei mesi - è scritto in una nota degli amici di Beppe Grillo - da quando organizzammo il Pino Masciari Day, una giornata dedicata a Pino ed alla sua famiglia con lo scopo di richiamare l'attenzione della politica e delle istituzioni sul caso Masciari. Da allora gli Amici di Pino Masciari sono aumentati a dismisura in tutta Italia ed oggi chiedono a gran voce ciò che a Pino ed alla sua famiglia spetta di diritto: una vita normale. Credevamo e speravamo che il Pino Masciari Day avrebbe potuto contribuire in maniera decisiva alla risoluzione di questa deludente vicenda e invece nulla si è mosso. I continui rimandi, le promesse non bastano più". "Ci vogliono atti concreti - conclude la nota - che facciano sentire la forza dello Stato nei confronti della criminalità organizzata. Altrimenti sono solo chiacchiere quelle che ascoltiamo ormai da troppi anni. Chiacchiere da campagna elettorale. E' tristissimo dover constatare, ad esempio, l'imbarazzante e inquietante silenzio proveniente dagli ambienti imprenditoriali calabresi"

 

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