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De Magistris fa ricorso in Cassazione
De Magistris si difende: Sull’iscrizione di Prodi informai il Procuratore 12 apr 08 Il pm di Catanzaro Luigi De Magistris informò
il capo della Procura, Lombardi, della iscrizione nel registro degli
indagati del premier Romano Prodi nell'ambito del procedimento 'Why
not'. Lo sostiene lo stesso pm nella voluminosa memoria difensiva
inviata ieri alle Sezioni Unite della Cassazione per chiedere di annullare
il trasferimento disciplinare (di sede e funzioni) inflittogli dal
Csm, il 18 gennaio scorso, per scorrettezze nella gestione dei fascicoli
giudiziari (anche 'Toghe lucane' e 'Poseidone'). Uno degli addebiti
mossi a De Magistris era appunto quello di non aver informato il suo
'capo' - andato in pensione anticipata dopo la bufera che ha travolto
la procura calabrese - delle indagini sul Presidente del Consiglio.
In proposito il pm sottolinea che fu proprio Lombardi a mettere la
sua "firma in calce" al registro degli indagati dove era
iscritto Prodi. Inoltre De Magistris - nel suo atto di 'autodifesa',
95 pagine che si sommano alle 112 del ricorso del suo avvocato, professor
Gilberto Lozzi - respinge l'accusa di aver passato informazioni alla
stampa e di aver usato "canali informativi personali privilegiati".
"Una scrupolosa istruttoria avrebbe acclarato come io stesso
e le mie indagini - dice il pm nell'atto difensivo depositato ieri
- siamo rimasti, in realtà, vittime della fuga di notizie".
Ciò premesso, De Magistris rivendica, però, il diritto
dei magistrati a "esporre pubblicamente situazioni gravi che
minacciano la credibilità delle istituzioni e intaccano l'indipendenza
della magistratura". Specie se, su fatti del genere, non vi è
stato nessun "intervento né dell'Anm né delle istituzioni".
De Magistris ricorda anche l'insistenza con la quale l'Ispettorato
del Ministero della Giustizia "ha continuato a porre domande
reiterate" sulla "delicata inchiesta" nella quale era
coinvolto anche l'ex Guardasigilli Clemente Mastella. Infine il pm
sottolinea che "la riflessione pubblica - da lui fatta anche
in trasmissioni televisive - è stata una specie di difesa di
legittimità del lavoro e tutela dei provvedimenti in corso:
non volevo che mi accadesse qualcosa di molto serio senza che nessuno
si rendesse conto di quello che sta succedendo in Calabria".
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