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Ucciso a Lamezia l'imprenditore Benincasa

 

Imprenditore ucciso a Lamezia, si teme una guerra devastante delle cosche

30 apr 08 Un nuovo omicidio eccellente in Calabria. A cadere sotto i colpi dei killer è stato, questa volta, davanti al cancello di casa, a Lamezia Terme, l'imprenditore ittico Gino Benincasa, di 64 anni, da un anno circa uscito dalla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Sembra essere quella del regolamento di conti all'interno delle cosche locali nell'ambito del business della grande distribuzione organizzata - un settore che a fine 2007 ha segnato un aumento del volume d'affari pari al 3,6%, il più alto nelle regioni del Mezzogiorno - la pista privilegiata dagli investigatori per venire a capo dell'omicidio compiuto presumibilmente da due sicari con armi diverse: un fucile e una mitraglietta, che hanno colpito Benincasa all'inguine, al tronco e alla testa, appena dopo che questi aveva superato il cancello della propria abitazione a bordo di un furgone utilizzato solitamente per andare a prelevare il pesce. Omicidio eccellente anche per la caratura della vittima. Consigliere comunale a Lamezia Terme, eletto nelle liste dell'ex Psi già dagli anni '80, Benincasa aveva ricoperto piu' volte la carica di assessore nel 1991, proprio nel periodo in cui il Consiglio comunale lametino venne sciolto per la prima volta per infiltrazioni mafiose. Nelle carte del decreto che pose fine alla legislatura e determinò il commissariamento dell'ente emerse, infatti, il suo legame di amicizia con Giovanni Torcasio, pluripregiudicato ed ex sorvegliato speciale. Anche in occasione del secondo scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia Terme, quello del 2003, il nome di Benincasa venne tirato fuori per la presenza tra gli eletti del fratello Mario. Ma il profilo dell'imprenditore ucciso si è arricchito negli anni anche di un altro particolare. Nel settembre del 2003, Benincasa era stato arrestato insieme al figlio Giuseppe, con l'accusa di estorsione ai danni degli eredi dell'imprenditore Antonio Perri, proprietario del centro commerciale Due Mari di Maida. In quella circostanza, secondo l'accusa sostenuta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Benincasa si era proposto come mediatore, dietro il pagamento di una somma di denaro, per evitare il protrarsi di pesanti minacce nei confronti dei figli di Perri. A conclusione delle indagini, basate anche su alcune intercettazioni, il pm distrettuale Gerardo Dominijanni chiese la condanna di Gino e Giuseppe Benincasa ma i due vennero assolti. Contro questa decisione la Dda di Catanzaro ha proposto appello. Gino Benincasa attualmente era a capo di una società la "Benincasa Group" con uno stabilimento a Vena di Maida - tra Catanzaro e Lamezia - che rifornisce di prodotti ittici la grande distribuzione organizzata calabrese. Era proprietario anche di un negozio all'interno del centro commerciale "Due Mari", quello di proprietà della famiglia Perri, di alcune pescherie gestite dai figli a Lamezia e di un deposito a Catanzaro Lido. A poche ore dall'omicidio i vertici della Procura della Repubblica di Lamezia Terme, presenti il procuratore Raffaele Mazzotta e il pm Elio Romano titolare delle indagini, hanno tenuto una riunione per fare un primo punto sulle indagini avviate con una serie di perquisizioni e interrogatori a familiari e persone vicine alla vittima. Nei prossimi giorni, tuttavia, date le evidenti caratteristiche del delitto e i trascorsi della vittima, è ormai certo che gli atti verranno trasmessi alla Dda di Catanzaro.

Si teme una guerra devastate delle cosche. Omicidi in serie in tutta la regione, da Crotone a Gioia Tauro, da Reggio a Lamezia, con modalita' clamorose ed eclatanti e soprattutto di personaggi spesso di 'zona grigia'; microspie negli uffici di Procura a Reggio; veleni, corvi e messaggi inquietanti sparsi in liberta': gli investigatori calabresi piu' attenti, ai massimi livelli, temono un'escalation ancora piu' radicale. Ormai e' da 40 giorni che la 'ndrangheta non da' tregua e non la da' - questa la novita' - inserendo per di piu' tratti per una possibile recrudescenza ancora piu' alta nei suoi obiettivi. Il timore, insomma, e' per omicidi ancora piu' eccellenti. Non ci sono legami apparenti che legano i vari fatti di cronaca che si susseguono quotidianamente. Nel senso che le stragi a Crotone a cavallo di Pasqua nulla hanno in comune, ad esempio, con l'omicidio di oggi a Lamezia, ma gli investigatori vi leggono un filo rosso unico, della caduta cioe' dei vecchi equilibri e della ricerca di nuovi assetti in tutti i 'locali' di 'ndrangheta. Una ricerca che viene fatta nel solo modo che le cosche utilizzano nei momenti di instabilita' e cioe' con il sangue. Non essendoci capi riconosciuti da tutti in grado di dettare le regole e in arrivo di affari nuovi la guerra e' nelle cose. Gli arresti di alcuni capi storici della 'ndrangheta, Pasquale Condello ''il supremo'' su tutti, rilevano fonti investigative, hanno fatto venire meno la guida di elementi unanimemente riconosciuti negli ambienti criminali calabresi per il prestigio e l'autorevolezza. Personaggi capaci, in caso di necessita', di imporre la pace anche a cosche operanti su territori diversi da quelli di appartenenza. C'e' quindi una minore capacita' di mediazione in un periodo in cui c'e' una forte fibrillazione tra i ''soldati'' della 'ndrangheta che non hanno piu' una guida riconosciuta ed autorevole e tentano di farsi spazio sparando per conquistare posizioni di vertice. A Gioia Tauro, ad esempio, il timore di uno scontro tra cosche e' piu' che concreto. L'attentato in cui e' stato dilaniato l'imprenditore Nino Princi, ancora gravissimo in ospedale, dicono alcuni fonti, in altri tempi non sarebbe stato compiuto. In altri tempi si sarebbero usate le armi. Adesso no. L'organizzatore dell'attentato, col suo gesto, ha voluto lanciare un messaggio agli avversari, e forse non solo a loro, in vista dell'arrivo delle centinaia di milioni di euro per gli investimenti sul porto, il piu' grande del Mediterraneo e da sempre al centro delle cosche Mole' e Piromalli. La grande distribuzione commerciale e' l'altro settore su cui la criminalita' ai massimi livelli vuole aumentare la propria presenza per la facilita' di fare circolare denaro e quindi la possibilita' di riciclare gli ingenti profitti del traffico di droga e delle altre attivita' illecite. Far funzionare, in sostanza, le ''lavatrici'' della 'ndrangheta. Anche la microspia trovata nella Procura di Reggio Calabria, al di la' di chi l'abbia messa, va letta, secondo le stesse autorevoli fonti investigative, in un contesto piu' ampio, piu' profondo. Non a caso alcune fonti paragonano adesso la situazione di Reggio Calabria a quella di Palermo nella stagione dei corvi e dei veleni. Una stagione che culmino' nelle stragi dei primi anni '90.

Benincasa ucciso da 30 colpi. E' terminata da poco l'autopsia sul corpo di Gino Benincasa, l'imprenditore ittico di Lamezia Terme ucciso la notte scorsa davanti a casa mentre, a bordo di un furgone, stava per recarsi come faceva solitamente al mercato del pesce. L'esame autoptico, condotto dal medico legale Massimo Rizzo, ha evidenziato che contro Benincasa sono stati sparati 25 colpi di pistola calibro 7.62 con bossoli di fabbricazione russa di solito usati per pistola automatica e 5 colpi di fucile calibro 11 caricato a pallettoni. Non tutti i colpi - sparati da due killer, anche se non si puo' escludere la presenza di altre persone - sono andati a segno. A determinare la morte di Benincasa sono stati i colpi che ha ricevuto al tronco. Gli investigatori, per fare luce sugli autori dell'agguato, hanno ''parecchie persone''. Intanto, il questore di Catanzaro ha disposto che i funerali, previsti per domattina, si terranno all'alba e in forma ''blindata''.

Preoccupazione del Sindaco Speranza. Il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, esprime tutta la "preoccupazione che c'é nella nostra comunità per l'omicidio di questa notte. La situazione in Calabria segnala il dilagare di atti inauditi da parte della criminalità mafiosa. Nel confermare la più completa fiducia nella magistratura e nelle forze di polizia, nelle loro indagini e nella loro attività di prevenzione, voglio anche ribadire che la nostra città sta compiendo un grande sforzo per reagire e per avere una vita più libera, e farà di tutto per non essere ricacciata nella situazione drammatica degli anni scorsi".

Santelli (FI) “Una situazione esplosiva”. "L'omicidio Benincasa è l'ennesimo fatto di sangue che si registra in Calabria dove ormai la situazione è diventata esplosiva un po' in tutte le aree della regione". Lo afferma l'on. Jole Santelli (PdL) in merito all'omicidio di Gino Benincasa avvenuto oggi a Lamezia Terme. "Mi auguro - dice la Santelli - che il nuovo governo dedichi fin da subito attenzione alla questione criminale calabrese istituendo un tavolo tra governo, magistratura e forze dell'ordine che possa avviare un nuovo percorso ed innovare il metodo investigativo, per esempio creando delle task force ad hoc con i reparti speciali. La situazione della criminalità in Calabria è tale che necessita una risposta immediata dello Stato e delle istituzioni"

 

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