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Processo Toghe Lucane

 

Processo Toghe Lucane, ingenti finanziamenti pubblici gestiti dal gruppo. Sodalizio per condizionamenti illeciti. Vittime anche i magistrati

09 ago 08 Nel provvedimento di conclusione delle indagini dell'inchiesta "Toghe lucane", il sostituto procuratore di Catanzaro, Luigi De Magistris, contesta anche una seconda ipotesi di associazione a delinquere ad alcuni dei 33 indagati. Si tratta di Giuseppe Chieco, procuratore della Repubblica di Matera; Vincenzo Tufano, procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza; Felicia Genovese, sostituto presso la Dda di Potenza; Michele Cannizzaro, marito della Genovese e direttore generale dell'Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza; Pietro Gentili, ufficiale dell'Arma dei carabinieri; Vincenzo Vitale, presidente della Marinagri spa, Ittica Valdagri spa e societa' controllate; Marco Vitale, rappresentante legale della Et&M srl e direttore dei lavori e progettista del centro turistico Marinagri; Vito De Filippo, quale presidente della Giunta regionale della Basilicata; Filippo Bubbico, quale presidente pro tempore della Giunta regionale della Basilicata, presidente del Comitato istituzionale dell'Autorita' di bacino della Basilicata, nonche' sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico; Massimo Goti, direttore generale del coordinamento incentivi alle imprese presso lo stesso ministero; Elisabetta Spitz, moglie di Marco Follini, direttore generale dell'Agenzia del demanio di Roma; Nicolino Lopatriello, sindaco del Comune di Policoro; Nicola Montesano, presidente del Consiglio comunale di Policoro, attuale consigliere provinciale di Matera; Felice Viceconte, dirigente del settore urbanistica del Comune di Policoro; Giuseppe Pepe, dirigente dell'Agenzia del demanio di Matera; Michele Vita, segretario generale dell'Autorita' di bacino della Basilicata. Il gruppo avrebbe avuto quale fine criminoso quello di commettere "piu' delitti, e in particolare quelli di corruzione in atti giudiziari, corruzione e truffe aggravate ai danni dello Stato". Gli indagati, secondo l'accusa, "con le loro condotte facevano percepire e percepivano, illecitamente, finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo, perseguendo interessi privati anche attraverso il mercimonio delle pubbliche funzioni ricoperte (in particolare, quelle giudiziarie, ministeriali, regionali, locali)". Lo stesso sodalizio, secondo De Magistris, avrebbe operato "con distribuzione di ruoli e compiti attraverso la disponibilita' di beni, mezzi, strutture e ingenti somme di denaro, di provenienza pubblica e privata".

Sodalizio per condizionamenti illeciti. Un "sodalizio" divenuto punto di riferimento di politici, anche di opposto schieramento, amministratori pubblici, avvocati, imprenditori e faccendieri. E' questa la ricostruzione che ha portato il sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Catanzaro, Luigi De Magistris, a contestare l'associazione a delinquere nell'ambito dell'inchiesta "Toghe lucane", con il provvedimento di conclusione indagini emesso ieri nei confronti di 33 persone. Uno schema consolidato e organizzato con tanto di ruoli per quanti "avevano la necessita' di interventi illeciti - scrive il magistrato - per il condizionamento, in loro favore e di persone di cui erano referenti, dell'attivita' giudiziaria che si svolgeva presso gli uffici giudiziari di Potenza e Matera". Secondo il provvedimento di conclusioni delle indagini, "i pubblici ufficiali che partecivano al sodalizio asservivano la loro funzione a interessi privati, ricevendo utilita' varie, quali incarichi in ruoli di vertice all'interno dell'ordine giudiziario, incarichi presso la Commissione parlamentare antimafia, la disponibilita' diretta dell'Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, la promessa di assunzione di parenti presso strutture pubbliche, interventi indebiti presso il Consiglio superiore della magistratura e il ministero della Giustizia, il consolidamento di posizioni di prestigioe di influenza dominante all'interno dei gruppi di potere - aggiunge il pm - in primo luoghi politici operanti in Basilicata e a Roma, condotte di favore da parte di appartenenti alle forze dell'ordine, nonche' divenendo interlocutori privilegiati di esponenti di primo piano della Camera penale degli avvocati di Potenza e Matera". Per quanto riguarda il capo A del provvedimento di conclusione delle indagini, il reato di associazione per delinquere e' contestato nei confronti di Vincenzo Tufano, procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza; Gaetano Bonomi, sostituto procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza; Felicia Genovese, sostituto procuratore della Repubblica presso la Dda di Potenza; Michele Cannizzaro, marto della Genovese, direttore generale dell'Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza; Giuseppe Chieco, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Matera; Iside Granese, presidente del Tribunale di Matera; Emilio Nicola Buccico, avvocato e componente del Consiglio superiore della magistratura e senatore della Repubblica; Pietro Gentili, ufficiale dei carabinieri; Vincenzo Barbieri, capo della direzione generale magistrati presso il ministero della Giustizia; Luisa Fasano, dirigente della Squadra mobile di Potenza; Giuseppe Labriola, avvocato e presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Matera

Vittime anche i magistrati. Ci sono magistrati non solo fra gli indagati, ma anche fra le persone offese identificate nell'ambito dell'inchiesta "Toghe Lucane", in cui il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris contesta anche il reato di associazione a delinquere a carico di alcune delle 33 persone complessivamente coinvolte. Infatti, secondo il pm, i componenti del presunto sodalizio, tra cui vertici degli uffici giudiziari della Basilicata, un componente del Csm ed uno del ministero della Giustizia, avrebbero tenuto "comportamenti contrari ai doveri di fedelta', di obbedienza, di onesta', di vigilanza, di imparzialita'". In quest'ultimo caso, in particolare, "attraverso - scrive il pm nell'avviso di conclusione indagini - le coperture fornite ai sodali ed ai magistrati che non creavano problemi agli interessi dei centri di potere, anche occulti, protetti dal sodalizio, ed ostacolando l'attivita' giudiziaria compiuta dai magistrati che esercitavano le funzioni in ossequio ai principi di uguaglianza di fronte alla legge ed all'obbligatorieta' dell'azione penale". Sempre secondo le accuse ipotizzate, il procuratore generale presso la Corte d'appello di Potenza, Vincenzo Tufano, e il sostituto procuratore generale presso la stessa Corte, Gaetano Bonomi, "esercitavano indebita attivita' di interferenza nei confronti del procuratore della Repubblica di Potenza, Giuseppe Galante, dei sostituti procuratori Vincenzo Montemurro ed Henry John Woodcock, dei giudici per le indagini preliminari, Alberto Iannuzzi e Rocco Pavese, nonche' garantivano illecita copertura, attraverso l'omissione della dovuta attivita' di vigilanza, ad appartenenti del medesimo sodalizio, quale il sostituto procuratore della Repubblica della Dda di Potenza, nonche' procuratore vicario Felicia Genovese". Secondo quanto scritto nell'avviso, i due "condizionavano procedimenti penali in cui risultavano interessati avvocati a loro vicini; condizionavano la polizia giudiziaria impegnata in indagini delicate e complesse soprattutto per reati contro la pubblica amministrazione ed anche al fine di dirigere le loro attivita' contro magistrati della Procura della Repubblica di Potenza e di loro collaboratori". Il pm scrive ancora che il sostituto procuratore della Repubblica presso la Dda di Potenza, Felicia Genovese, e suo marito Michele Cannizzaro, direttore generale dell'Ao san Carlo di Potenza, "garantivano l'esito di procedimenti penali di loro interesse e delle persone di cui erano garanti e offrivano utilita' varie attraverso il ruolo di Cannizzaro all'interno della piu' grande Azienda ospedaliera della Basilicata". Emilio Nicola Buccico, aggiunge De Magistris, "quale avvocato e consigliere del Csm, quale contraprestazione di interventi giudiziari in suo favore e di persone a lui riconducibili, garantiva il suo intervento presso pratiche (disciplinari, para disciplinari, incarichi direttivi e semidirettivi e altri ancora) innanzi al Csm che riguardavano sodali e altri magistrati, nonche' incarichi presso organi costituzionali e il consolidamento di posizioni negli ambienti politici e professionali della Basilicata". Buccico, sostiene il magistrato di Catanzaro, garantiva in particolare interventi di favore presso il Csm nei confronti del presidente del Tribunale di Matera, Iside Granese, con riferimento a un debito che questa aveva cn la Banca popolare del Materano, istituto bancario piu' volte patrocinato dallo stesso studio legale Buccico; prometteva e faceva avere, inoltre, al sostituto procuratore della Dda di Potenza, Genovese, l'incarico di consulente presso la Commissione parlamentare antimafia". Granese, dal canto suo, "per assicurare l'impunita' ad Attilio Caruso, presidente della Banca popolare del Materano - scrive il pm De Magistris - per alcuni fatti illeciti commessi nella gestione del consorzio Anthill e della Ilm srl", avrebbe consentito l'illegittimo fallimento del consorzio; questo nonostante la Granese risultasse "giudice in diverse cause nelle quali era convenuta la Banca, nello stesso periodo in cui il presidente del Tribunale aveva contratto un rapporto di mutuo, a condizioni di eccezionale favore, con lo stesso istituto bancario". Anche all'avvocato e presidente della Camera penale di Matera, Giuseppe Labriola, e al procuratore della Repubblica di Matera, Giuseppe Chieco, e' contestato di avere condizionato lo svolgimento di procedimenti giudiziari riguardanti persone loro vicine. Punti di riferimento del sodalizio delineato dal pm sarebbero stati anche, nell'ambito della polizia giudiziaria Pietro Gentili, alto ufficiale dei carabinieri e responsabili della sezione Pg della Procura di Potenza, e Luisa Fasano, dirigente della squadra Mobile della Questura potentina. Ai due e' contestato di avere ostacolato appartenenti alla polizia giudiziaria, di avere carpito informazioni riservate, di avere divulgato notizie segrete relative a indagini, di avere condizionato avvocati e persone informate sui fatti. Da ultimo, presso il ministero della Giustizia, il sodalizio avrebbe potuto contare su Vincenzo Barbieri, capo della direzione generale magistrati, per "indirizzare attivita' di accertamento ispettivo di tipo strumentale, nonche' attivita' di indebita pressione e condizionamento", contro magistrati impegnati in inchieste delicate, coprendo invece le toghe collegate al sodalizio.

La Giunta di Matera solidale con Bucicco. La Giunta comunale di Matera, in una nota diffusa dall'ufficio stampa, ha "riconfermato la propria stima al sindaco, Emilio Nicola Buccico" - tra le 33 persone indagate nell'inchiesta sulle "Toghe lucane" del pm di Catanzaro, Luigi De Magistris - chiedendogli "la massima serenità e garantendogli, nel contempo, continuità d'impegno". "Alla luce delle notizie in ordine alla conclusione delle indagini riguardanti autorevoli personaggi della vita politica ed istituzionale della regione - è scritto nella nota - i componenti della Giunta esprimono la loro piena e sentita solidarietà al sindaco confermando la piena fiducia sia all'uomo che al professionista, peraltro mai scalfita dalla inchiesta giudiziaria che sino ad ora si è prestata al solo megafono mediatico. Riponiamo - hanno concluso - la più totale fiducia nella Magistratura giudicante nella certezza che la giustizia saprà consegnare all'opinione pubblica una persona completamente estranea ai fatti".

 

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