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A Cosenza la testa della ndrangheta?

 

La Direzione nazionale antimafia rivela: la ricchezza della ndrangheta racchiusa in tre società con sede a Cosenza

04/12 Contro lo strapotere dei clan in Calabria serve uno "sforzo immane" che, finora, non è venuto dalle indagini giudiziarie. Si sono concluse nel nulla, infatti, le segnalazioni alla magistratura calabrese con le quali la Direzione nazionale antimafia, nel 2004, avvertiva che "la ricchezza calabrese si concentra in tre-quattro società, domiciliate presso un unico indirizzo di Cosenza, titolari di 50 mila conti correnti, 2700 appartamenti e 2000 terreni, con depositi per 10 mila milioni di euro e 171 milioni di euro in titoli". Lo ha detto - innanzi alla Commissione Antimafia nell'audizione sulla 'ndrangheta - il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Emilio Le Donne chiedendo per la Calabria forze dell'ordine specializzate, "come quelle che operano in Sicilia dove i risultati si ottengono", e un maggior impegno della magistratura che opera nella regione. "In Calabria la mafia è nella pubblica amministrazione - ha aggiunto Le Donne - la popolazione è rassegnata all'oppressione dei clan, priva come è di protezione dallo Stato. Serve uno sforzo immane". Il Presidente dell'Antimafia Francesco Forgione ha chiesto maggiori approfondimenti sul flop investigativo.

155 clan in Calabria. "In Calabria la 'ndrangheta conta 155 cosche, ma sotto processo ne finiscono solo una quindicina l'anno. Per ottenere risultati migliori contro i clan sarebbe meglio se gli sforzi di magistrati e forze dell'ordine prendessero di mira solo le 15 famiglie più potenti,sciogliendo i comuni infiltrati e confiscando i beni". Il suggerimento è stato espresso da Alberto Cisterna, magistrato della Direzione nazionale antimafia, durante l'audizione in Commissione antimafia sulla Calabria. Cisterna ha anche detto che la "polverizzazione del comando fra capoclan fa sì che, contrariamente a quello che avviene in Sicilia, la cattura di un boss non è così importante perchè non destabilizza l'organizzazione: 155 cosche, vuol dire 155 capi". Il magistrato di Via Giulia ha anche messo il dito su una piaga tutta calabrese: "I comuni vengono sciolti per infiltrazione mafiosa ma, sul piano penale, non si celebra alcuna processo". Cisterna ritiene che servano più magistrati in Calabria, specie per i processi di appello: "a Reggio ci sono solo 5 giudici per 22 procedimenti pendenti di criminalità organizzata".

Forgione segnala il caso di Crotone a Montezemolo. "Ho saputo che il presidente degli industriali di Crotone, al quale la magistratura ha posto sotto sequestro dei beni, ha chiesto di patteggiare una condanna: segnalo questo caso al presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, proprio la settimana scorsa in audizione presso la Commissione Antimafia, ha detto di voler prendere provvedimenti di espulsione nei confronti degli imprenditori collusi con il crimine organizzato". Lo ha detto il presidente dell'Antimafia Francesco Forgione parlando 'a distanza' con il leader di Viale dell'Astronomia, al termine dell'audizione di oggi dedicata ai rapporti tra la 'ndrangheta e le imprese. ''Ci tengo a segnalare questo 'caso' - ha aggiunto Forgione - perché in Calabria la situazione è molto delicata: dagli imprenditori non è venuta nemmeno una denuncia sul pagamento del pizzo. Credo che sarebbe opportuno fare quanto possibile per dare fiducia alle forze sane dell'imprenditoria calabrese". E' Raffaele Vrenna il presidente degli industriali di Crotone ed è anche il vicepresidente degli industriali della Calabria, oltre che presidente del Crotone calcio.

I legali di Vrenna “Forgione si sbaglia”. ''Non trovano conferme nelle carte processuali le dichiarazioni rese oggi dal presidente della Commissione antimafia, Francesco Forgione, per quanto riguarda Raffaele Vrenna''. Lo sostengono gli avvocati Alessandra De Paola e Francesco Verri, difensori dell'imprenditore di Crotone, Raffaele Vrenna, a cui oggi ha fatto riferimento il presidente Forgione al termine dell'audizione dedicata ai rapporti tra la 'ndrangheta e le imprese. I difensori dell'imprenditore precisano che: ''Non vi sono ne' richieste di patteggiamento avanzate da Vrenna ne' provvedimenti di sequestro riferibili al nostro cliente''

 

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