Traffico d’armi nel Mediterraneo?
Un arsenale da guerra scoperto dalla Finanza a Gioia Tauro, interviene
la Cia. Gli inevestigatori negano E' giallo. Allarme di Trematerra
19/08 Si tinge di giallo l’incredibile sequestro di un vero
e proprio arsenale da guerra scoperto dalla Finanza al porto di Gioia
Tauro. Un sequestro che era stato secretato dagli inquirenti e che
un articolo del Mattino di Napoli ha divulgato solo quest’oggi.
Sulla nave che doveva trasportare tubolari in ghisa e derrate alimentari
i militari delle fiamme gialle hanno trovato 70 kalashnikov, plastico
per esplosivo, rampe per missili e casematte in cemento armato rinforzato,
necessarie a caricare armamenti di breve e lunga gittata. Un arsenale
da guerra proveniente da un paese satellite della Russia e destinate,
secondo le carte, ad un porto commerciale americano. Ma nel suo tragitto
si scopre che il cargo ha fatto tappa in un porto dell’Arabia
Saudita. E il giallo diventa ancora più giallo allorché
gli agenti della Cia si presentano al porto di Gioia per scoprire
gli eventuali altri passaggi delle armi e le modalità della
scoperta effettuata dai militari delle Fiamme Gialle. Bocche cucite
alla Procura di Palmi e atti secretati. Sullo sfondo un giro turistico,
lungo il Mediterraneo che, molto probabilmente, nasconde un vero e
proprio traffico di armi. La nave, intanto, ha preso il largo. Non
si sa mai. In serata gli investigatori fanno sapere che la strada
del traffico d’armi è pressoché da escludere,
ma troppi elementi (il fatto è avvenuto a giugno) oltre all’intervento
dell’intelligence americana portano dritti dritti verso questa
ipotesi.
Gli investigatori negano l’evidenza
19/08 Allo stato non risulta che vi sia stato un traffico illecito
di armi dal porto di Gioia Tauro. E' quanto si è appreso in
ambienti investigativi, dopo la notizia del sequestro effettuato nello
scalo di container con materiale militare. Nel giugno scorso, nel
porto di di Gioia Tauro, la guardia di finanza e la dogana hanno sottoposto
a sequestro tre container provenienti da un Paese del Medio Oriente
e diretti agli Stati Uniti con all'interno postazioni militari e software
per rampe missilistiche. Il trasporto, secondo quanto si è
appreso, era autorizzato, ma nella documentazione che accompagnava
il carico mancava un atto necessario richiesto dalla legge in materia.
Da qui la decisione di procedere al sequestro, tutt'ora in atto. Una
volta che lo spedizioniere provvederà a regolarizzare la documentazione,
secondo quanto si è appreso, il carico verrà dissequestrato.
Dagli accertamenti svolti dalle forze dell'ordine, allo stato, non
sono emersi elementi per ipotizzare un traffico illecito di armi.
Il procuratore della Repubblica di Palmi, Vincenzo Lombardo, al riguardo,
ha escluso che il suo ufficio abbia avviato un'inchiesta. "Non
c'é - ha detto il magistrato - un'inchiesta della Procura della
Repubblica di Palmi per armi missilistiche sequestrate nel porto di
Gioia Tauro". Nell'aprile del 2004, nel porto di Gioia Tauro,
furono sequestrati quasi 8.000 fucili mitragliatori AK-47 Kalashnikov
e altre armi da combattimento. Su quelle armi si è poi aperto
un contenzioso in quanto il destinatario del carico, che si trova
negli Stati Uniti, ha più volte ribadito che il trasporto era
autorizzato in quanto le armi erano state modificate per impedire
che sparassero a raffica. Una tesi contrastata dalla Procura di Palmi.
Trematerra (Udc) “Difendere
il porto di Gioia dal terrorismo”
19/08 "La vicenda rivelata stamani, con la nave intercettata
da Gioia Tauro che avrebbe dovuto portare armi negli Usa, dimostra
due cose: che Gioia Tauro è sotto il mirino di appetiti mafiosi
e che se riusciremo a proteggerla potrà davvero garantire uno
sviluppo serio alla Calabria". A sostenerlo è stato il
senatore Gino Trematerra, capo della segreteria di Lorenzo Cesa, segretario
nazionale dell'Udc. "Gioia Tauro - ha aggiunto - deve essere
tutelato perché lì la 'ndrangheta ha individuato una
possibilita' straordinaria di estensione dei suoi tentacoli. C'é
una nuova strategia complessiva che mira ad usare nuove forme di trasporto
per proiettare su una scala più vasta il proscenio 'ndranghetistico.
Questa sara' la sfida del nostro futuro".