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    NTPC Cosenza traccia bilancio: oltre 3200 reperti recuperati per un valore di 2 mln di euro

     

     

    NTPC Cosenza traccia bilancio 2016: oltre 3200 reperti recuperati per un valore di 2 mln di euro

    22 mag 17 Oltre tremila reperti archeologici repuperati per un valore di almeno due milioni di euro è l'importante bilancio che i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno riportato nel corso del 2016. A snocciolare particolari e dati il comandante del NTPC di Cosenza cap. Carmine Gesualdo assieme al Comandante provinciale dell'Arma dei Carabinieri, col. Fabio Ottaviani nello splendido salone delle conferenze di Palazzo Arnone, luogo in cui ha sede la struttura che combatte furti e saccheggi d'arte. L'importante risultato è frutto di più azioni investigative recentemente condotte, che annoverano reperti archeologici e paleontologici frutto di scavi clandestini. Sequestrati numerosi beni d’antiquariato, tra cui importanti dipinti commercializzati in Calabria, provenienti da furti in abitazione consumati in tutta Italia; preziose pergamene rubate presso l’Archivio di Stato di Cosenza; centinaia di opere d’arte contemporanea false. Numerosi, inoltre, sono stati i sequestri di immobili abusivamente costruiti all’interno di aree tutelate perché di interesse archeologico e paesaggistico. Il valore dei beni recuperati ammonta a circa 2 milioni di euro. Il TPC di Cosenza ha proseguito, nel 2016, l’attività di prevenzione che, associata alla costante attività repressiva, ha consentito di contrastare efficacemente le aggressioni criminali al patrimonio culturale calabrese.

    "Abbiamo chiuso le ultime due indagini complesse - detto il capitano Carmine Gesualdo, comandante del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza - avviate nel 2015 a Vibo Valentia e nel 2017 a Crotone. Due indagini che ci hanno consentito di costatare che la criminalità organizzata è interessata anche a questi reati, perché in Calabria il mercato è fiorente. Siamo particolarmente impegnati sotto l'aspetto archeologico, considerato che questa regione è un giacimento importantissimo soprattutto magno-greco, ma attenzioniamo anche il fronte paesaggistico e il mercato dei falsi. I reperti una volta sequestrati vanno a finire nei musei della Calabria e tutti i cittadini possono usufruire di queste bellezze".

    I risultati conseguiti sono: nr. 2 persone arrestate in flagranza di reato; nr. 51 deferite in stato di libertà, di cui 15 per reati contro il paesaggio; nr. 30 beni antiquariali recuperati; nr. 3.322 reperti archeologici e paleontologici recuperati; nr. 260 falsi sequestrati; nr. 17 verifiche di sicurezza a musei, biblioteche ed archivi; nr. 29 controlli di aree archeologiche al fine di prevenire le attività di scavi clandestini; nr. 43 controlli di aree paesaggistiche e monumentali; nr. 34 controlli ad attività antiquariali, commerciali vari nonché fiere e mercatini.

    le principali operazioni recentemente concluse:

    recupero, in provincia di Parma, di un’importante scultura marmorea sepolcrale del 1600 e di un dipinto del 1500, provento del furto, rispettivamente presso la Basilica Santuario Santa Maria Madre della Consolazione di Reggio Calabria, nel 1960, e in un’abitazione della Capitale, nel 1995;

    sequestro, presso antiquari del reggino, di numerosi beni di notevole interesse storico artistico, provento di furto in abitazioni di tutto il territorio nazionale;

    recupero a Conflenti (CZ) e Vetralla (VT), di oltre 3000 reperti archeologici e paleontologici, provenienti da attività di ricerca clandestina, commercializzati su diversi siti di vendite online;

    recupero a Cassano allo Ionio (CS), di 17 pergamene del tipo “Antifonario”, manoscritte tra il 1500 ed il 1700, asportate dall’Archivio di Stato di Cosenza nel 2003;

    sequestro a Palmi (RC), Gioia Tauro (RC) e Ferrara, di 260 opere d’arte contemporanea contraffatte, falsamente attribuite a numerosi artisti tra cui Dalì, Sam Francis, Bueno, Cascella, Caffè, Borghese, Maccari, Fiume, Treccani;

    sequestro di un importante sito archeologico risalente al IV-III sec. a.C., ubicato nel centro storico del Comune di Cosenza, gravemente danneggiato a causa del profondo stato di degrado e abbandono in cui versava;

    arrestati, a seguito di complessa e articolata attività d’indagine, i componenti di un’organizzazione criminale dedita allo scavo clandestino, all’impossessamento illecito, alla ricettazione e al danneggiamento di reperti archeologici. 12 le misure cautelari personali disposte dal GIP del Tribunale di Crotone, di cui 2 custodie cautelari in carcere, 1 degli arresti domiciliari, 4 divieti di dimora e 5 obblighi di presentazione alla p.g., nonché 34 le contestuali perquisizioni eseguite nelle province di Crotone, Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, Taranto, Catania e Reggio Emilia, a persone indagate alle quali sono stati notificati gli avvisi di garanzia. L’attività d’indagine ha consentito, inoltre, di recuperare più di 2000 reperti archeologici oltre a numerosi attrezzi e apparecchiature utilizzate per eseguire le illecite ricerche di beni archeologici, anche all’interno dell’importantissimo sito di Capo Colonna;

    sequestrati, a seguito di controllo doganale presso l’aeroporto di Reggio Calabria e restituiti alle Autorità Messicane, 42 reperti archeologici di origine precolombiana, in parte individuati all’interno del bagaglio di un passeggero in arrivo dal Messico presso il predetto scalo;

    sottoposta a sequestro preventivo, a San Giovanni in Fiore (CS), impianto per la produzione di inerti ed annessa area di cava, per un totale di 14 mila mq, abusivamente realizzata all’interno di area demaniale di interesse paesaggistico.

    Il Nucleo TPC di Cosenza ha partecipato, inoltre, mediante i suoi due componenti alla Task Force Carabinieri “Unite 4 Heritage” (I Caschi blu della cultura), nelle attività di messa in sicurezza e salvaguardia del patrimonio culturale delle regioni dell’Italia centrale colpite dai recenti eventi sismici.

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