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    Il fotografo Franco Bellomo inaugura la mostra su Dario Argento al Castello Svevo

     

    Bellomo con Daniele Luxardo

     

    Il fotografo Franco Bellomo inaugura la mostra su Dario Argento al Castello Svevo

    16 giu 17 Sembra di sentire il rumore del ciak, del regista che urla “motore!”, della macchina da presa che entra in azione, quando si parla con Franco Bellomo, fotografo di scena in ben 163 film, coincisi con la storia del cinema italiano ed i suoi anni d'oro. Le sue macchine fotografiche hanno immortalato le scene di tantissimi film e la sua storia personale è piena di incontri importanti: Federico Fellini, Valerio Zurlini, Mario Monicelli, Luigi Comencini. E poi Liliana Cavani, De Sica, Antonioni, Ferreri. E Dario Argento. Bellomo è venuto ieri a Cosenza, al Castello Svevo, per tenere a battesimo proprio una mostra fotografica sui films del maestro del brivido, “Scatti di scena”, promossa, con il patrocinio del Comune di Cosenza, da “Piano B” e da “Svevo s.r.l.”, nell'ambito della programmazione estiva del maniero federiciano. Una mostra assolutamente da non perdere e che potrà essere visitata fino al prossimo 2 luglio. Si compone di circa sessanta foto, 30 in più rispetto a quelle annunciate alla vigilia. L'obiettivo di Franco Bellomo cattura, in scatti memorabili e di rara intensità e fascinazione, le scene più emblematiche di 6 films di Dario Argento. Si parte da “Profondo Rosso”, del 1975 e si arriva a “La terza madre”, del 2007. In mezzo, “Suspiria” (1977), “Inferno” (1980), “Tenebre” (1982) e “Phenomena” (1985). Le foto di scena si mescolano a scatti “rubati” sul set, mentre Dario Argento dà le ultime indicazioni prima che venga battuto il ciak. Si vedono Clara Calamai nella scena madre di “Profondo Rosso”, David Hemmings, il protagonista, Glauco Mauri, Daria Nicolodi, Gabriele Lavia e poi le scene splatter di altri film, garantite dagli effetti speciali di Germano Natali, detto Archimede per le mirabolanti invenzioni di cui era capace, e da Sergio Stivaletti. Si riconosce ancora Eleonora Giorgi in procinto di essere assassinata in “Inferno”, Stefania Casini in “Suspiria”, Giuliano Gemma in “Tenebre”, Veronica Lario, non ancora signora Berlusconi, sempre in “Tenebre”. E, altrettanto riconoscibili, i volti degli attori internazionali che facevano parte del cast dei film di Dario Argento: l'Anthony Franciosa di “Tenebre”, l'entomologo di Donald Pleasance in “Phenomena” e il Sacha Pitoeff della celeberrima scena dei topi di “Inferno”. Tra i film immortalati da Franco Bellomo, di origini abruzzesi, ma con antenati nell'omonima nobile famiglia romana venuta in Sicilia al seguito di Federico III d'Aragona, il preferito – è lui stesso ad ammetterlo – era “Suspiria” di cui quest'anno ricorrono i 40 anni. “Fotograficamente parlando – ricorda Bellomo - Suspiria era un film pieno di colori e questo mi ha dato più di una soddisfazione. Profondo rosso era un film bellissimo, ma difficile perché prevaleva il buio”. Quando racconta i suoi scatti, Franco Bellomo è una miniera di aneddoti che spaziano in lungo e in largo, non solo sui film di Dario Argento. Di Alain Delon ricorda l'estrema puntualità a raggiungere il set, ma anche il rapporto burrascoso con Valerio Zurlini ne “La prima notte di quiete”, così come di Monica Vitti, che ha ritratto in “La ragazza con la pistola” di Monicelli, l'eccessiva preoccupazione per il suo profilo. Su Fellini conferma la leggenda secondo la quale sembra che facesse pronunciare agli attori, al posto delle battute, i numeri, ma solo ai figuranti, mentre i protagonisti dei film dovevano assimilare regolarmente il copione. All'inaugurazione della mostra “Scatti di scena”, coordinata da Gianfranco Confessore, Franco Bellomo non era da solo. Ad accompagnarlo, Daniele Luxardo, discendente della storica famiglia di fotografi romani, ma soprattutto cugino di Dario Argento. Il padre di Daniele, Elio, era un altro celebre fotografo e la sorella minore, Elda, sposò il giornalista, poi diventato produttore, Salvatore Argento, da cui nacquero tre figli: Dario, il regista, Claudio, anch'egli produttore, e Floriana che ora vive a New York. Anche Daniele Luxardo ha il suo album da sfogliare e, mentre, spiega i particolari della mostra “Scatti di scena”, ricorda i compleanni con il cugino Dario Argento, di qualche anno più tardi, il loro viaggio in America nell'82, quando abitarono, a Los Angeles, in una villa fantastica con vicini di casa il produttore Ibrahim Moussa e Nastassja Kinski e, qualche metro più in là, le ville di Tom Jones ed Elton John. Della zia Elda (molto amica e fotografa di Silvana Pampanini e Gina Lollobrigida) ricorda l'incontro con il futuro marito Salvatore Argento, negli anni '50, ad un festival del Cinema. Un incontro da cui tutto ebbe inizio, anche la mostra ospitata al Castello Svevo di Cosenza. Ancora un aneddoto prima di congedarsi. Un episodio che chiama in causa Demetrio Soare, direttore di Cinecittà, scomparso 10 anni fa. Soare si era recato sul set di “Inferno” a salutare l'amico Dario Argento. Inavvertitamente scivolò e cadde in una pozza di liquami pronta per una delle scene più agghiaccianti del film. Riavutosi dalle risate, Dario Argento raccontò a Soare, anche lui ricompostosi dopo la caduta, che un episodio analogo era capitato molti anni prima a François Truffaut quando, insieme a Claude Chabrol, si recò sul set di un film di Hitchcock per un'intervista. Da quell'incontro nacque il libro “Il cinema secondo Hitchcock”. E dall'episodio che vide, malcapitato protagonista, Demetrio Soare, scaturì la biografia che dedicò a Dario Argento e che il regista continua ancora oggi a considerare il miglior libro scritto su di lui.

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