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    Nastrini Rossi: Docenti trasferiti al nord nuova questione meridionale

     

     

    Nastrini Rossi: Docenti trasferiti al nord nuova questione meridionale

    09 gen 17 Riceviamo epubblichiamo dal Coordinamento Nazionale Nastrini Rossi Docenti: "Noi docenti dei Nastrini Rossi alla luce di una serie di dichiarazioni e commenti successivi all’accordo politico sulla mobilità riteniamo necessarie alcune precisazioni. Non ancora è dato sapere quale sarà l’entità numerica dei posti che verranno autorizzati dal MEF e trasformati in organico di diritto. Facendo un’ipotesi  ottimistica di un totale di 30 mila posti (tra quelli trasformati e quelli che comunque il MIUR di suo avrà da destinare comunque all’organico dell’autonomia) alla mobilità territoriale ne andrebbero 9mila. Sappiamo bene che le cifre dei docenti mandati fuori Regione si attestano oltre le 25mila unità ed appare chiaro che una percentuale del 30 percento riservata alla mobilità territoriale non risolverà  il problema. Da sottolineare è inoltre quanta importanza rivesta in questa questione la distribuzione geografica di tale contingente: quanti posti verranno dislocati al sud? Noi docenti dei Nastrini Rossi parliamo da tempo di un nuovo aspetto della questione meridionale perché di questo si tratta. I 25 mila docenti che il movimento rappresenta sono tutti del sud e reclamano a gran voce che il problema venga compreso per quello che è: un esodo improvviso e forzato di lavoratori e soprattutto lavoratrici madri dal meridione del paese verso il nord, in luoghi in cui sono presenti cattedre che andavano necessariamente coperte perché rese stabili per il piano di assunzioni straordinario della L.107, quando al Sud non è accaduta la stessa cosa. Eppure i posti nelle province della Puglia, della Basilicata, della Campania, della Sicilia, della Calabria e dell’Abruzzo, ci sono. Ricordiamo inoltre che al tempo di produzione della domanda di assunzione la distribuzione geografica dei posti non era affatto nota. Per questo noi docenti dei Nastrini Rossi chiediamo che la trasformazione, da fatto a diritto, dei posti avvenga prioritariamente nei luoghi del Sud. Il problema è straordinario e nasce da un piano di assunzioni straordinario. Per questo crediamo debba richiedere necessariamente misure straordinarie per trovare una soluzione. E la percentuale del 30 non lo è. Pertanto ci troviamo di fronte nuovamente alla necessità della misura delle assegnazioni provvisorie per poter vedere attenuati i disagi di chi con 1300 euro di stipendio mensile si trova a vivere lontanissimo da casa. Molti dei docenti dei nastrini rossi dall’anno scorso stanno vivendo in grande difficoltà. Bisogna dire le cose come stanno: non siamo affatto rientrati tutti con le assegnazioni provvisorie e, laddove invece esse sono state accordate, certamente non sono stati sottratti posti ai docenti precari. Per verificare la veridicità di queste affermazioni basta vedere i verbali delle convocazioni per gli incarichi a tempo determinato in molte province del sud. Si cercano disperatamente docenti anche per le scuole del Sud! Ribadiamo ancora, i posti ci sono per tutti! Le assegnazioni provvisorie sono un diritto da sempre esistito nella P.A. al fine di ricongiungersi al nucleo familiare nel proprio luogo di residenza e noi chiediamo che tale diritto possa essere esercitato da tutti anche nel futuro anno scolastico. Abbiamo già chiarito i motivi della nostra scelta operata il 14 agosto 2015 e le condizioni di confusione e cattiva informazione che l’hanno caratterizzata. L’aut aut della 107 ci ha visti impossibilitati a dire no ad una stabilizzazione, con figli e mutui da pagare e dopo anni di precariato per noi era impensabile rinunciare al nostro lavoro. Ricordiamo il comma 131 della L. 107 che riguarda la non reiterazione per oltre tre anni anche non continuativi di contratti a tempo determinato su posti vacanti ed il comma 132 che ha istituito un fondo di 10 miliardi (incrementato di altri 2 dalla legge di stabilità 2016) a risarcimento dei precari che hanno prodotto ricorso contro l’abuso della reiterazione dei contratti a termine nella scuola. Con il piano di assunzioni, il comma 131 ed il fondo istituito, il MIUR ha inteso risolvere l’annosa questione iniziata con la famosa sentenza Mascolo. Senza entrare nel merito dell’efficacia delle soluzioni trovate vogliamo sottolineare, in questa sede, che siamo tutti parte di uno stesso sistema. Noi stiamo partecipando attivamente alla vita civile in un paese democratico. Il MIUR è il nostro datore di lavoro e le sigle sindacali a cui ci siamo rivolti dovevano difendere anche i nostri diritti di insegnanti assunti a tempo indeterminato  perché questo è nell’ovvietà dei ruoli. Non solo, ricordiamo tutti che nell’estate del 2015 i sindacati consigliarono di produrre domanda ed a tutt’oggi ci consigliano di produrre riscorso avverso la mobilità straordinaria e l’algoritmo. Riteniamo di aver subito un’ingiustizia e stiamo lottando per ripristinare equità in una categoria da troppo tempo divisa. E per questo non abbiamo mai ritenuto giusto alimentare una guerra tra poveri che nasce da un’antica pratica del “divide et impera” che ha reso gli insegnanti una categoria debole. Rivoli divisi di uno stesso fiume in piena. Perché la difesa dei nostri diritti e del principio della parità di trattamento che stiamo portando avanti viene da più parti criticata? Siamo ben consapevoli di essere gli unici ad essere stati assunti su base nazionale e poi trattati nel contratto di mobilità che ne è seguito come gli ultimi degli ultimi (ricordiamo le fasi 0, A, B, C e D) eppure non abbiamo mai chiesto che venisse riservato a chi ancora deve essere assunto lo stesso trattamento che è stato riservato a noi. Non riteniamo infatti che questo possa mai essere un atteggiamento costruttivo, ragionevole e condivisibile. E non comprendiamo chi vuole vedere applicata alla lettera la L.107 solo nella parte che ci riguarda pensando di avere il diritto di chiedere che essa non venga modificata (pur ritenendola una legge non buona) per lasciarci lì dove siamo stati mandati, pensando erroneamente di trarne giovamento. Nessun insegnante può ritenersi tranquillo con noi immobilizzati nelle cattedre del nord. Quando una parte di lavoratori, appartenenti ad una categoria, è stata così facilmente privata di diritti che ora appaiono ai più come privilegi, nessuno che ne faccia parte può più stare tranquillo. Per questo e per molti altri motivi continueremo a fare tutto quello che riterremo necessario".

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