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    Iniziativa dei giornalisti a Cosenza contro bavagli a informazione "Stop ai cinghiali"

     

     

    Iniziativa dei giornalisti a Cosenza contro bavagli a informazione "Stop ai cinghiali"

    19 feb 15 "Evitare in futuro simili attacchi alla libertà di stampa e rompere la cappa dei poteri forti che vogliono mettere il bavaglio all'informazione e continuare a compiere soprusi contro la dignità e i diritti dei calabresi". A dirlo è stato il direttore dell'Ora della Calabria Luciano Regolo aprendo i lavori di "Stop cinghiali-la giornata della libertà di stampa calabra", organizzata dall'Orasiamonoi in collaborazione con il sindacato dei giornalisti, e spiegando il senso dell'iniziativa. All'inizio, è scritto in una nota, è stato proiettato un video con la telefonata dello stampatore De Rose all'editore dell'Ora della Calabria Alfredo Citrigno "per bloccare la pubblicazione di una notizia su un'indagine a carico del figlio del senatore Tonino Gentile avvenuta giusto un anno fa". Regolo ha quindi ripercorso quanto accaduto successivamente con la messa in liquidazione de L'Ora della Calabria e la decisione del liquidatore di sospendere le pubblicazioni del quotidiano e di oscurare il sito. "L'intenzione - ha sostenuto Regolo, secondo quanto riporta la nota - è quella di fare del 19 febbraio un appuntamento fisso per la libertà di stampa in Calabria". Ed ha invitato i giornalisti a "fare quadrato al di là delle testate a cui si appartiene". Il segretario del Sindacato dei giornalisti della Calabria Carlo Parisi ha sottolineato come "non potevo mancare a questa iniziativa, perché se in Calabria si abbassa la guardia e continuano a non essere rispettati diritti e dignità dei giornalisti sarebbe gravissimo. Il problema - ha proseguito - è che c'è un mondo editoriale in Calabria che spesso sembra rispondere a interessi diversi da quelli editoriali. Questo è successo per tante testate, che hanno puntato solo sulla pubblicità istituzionale mostrandosi di conseguenza morbidi verso il potere politico e amministrativo. Le aziende che non stanno in piedi sul piano finanziario e non pagano i giornalisti devono chiudere, perché significa che esistono solo per perseguire l'interesse del potente di turno e mettono in crisi le aziende serie e sane. In questo contesto - ha aggiunto Parisi, che ha ricordato anche i tanti colleghi minacciati - i giornalisti svolgono un ruolo importante con la loro autonomia. In Calabria c'è bisogno di rialzare la testa, di fare uno scatto d'orgoglio, per questo una giornata come questa ha grande importanza". Parisi, conclude la nota, "ha quindi auspicato da parte del Parlamento una riconsiderazione delle norme sulla diffamazione che sono eccessivamente punitive, ricordando il caso di un giornalista che si è visto chiedere preventivamente un maxi risarcimento da un magistrato per evitargli una querela".

    Ncd a Fnsi: rispetti atti giudiziari. "Ncd e il suo coordinatore regionale hanno sempre avuto rispetto per la Fnsi e per la segreteria regionale calabrese. Un rispetto che non viene contraccambiato, atteso che si organizzano incontri per celebrare presunte manovre contro la libertà di stampa, smentite dalla magistratura penale". E' quanto si legge in una nota del Coordinamento regionale di Ncd Calabria. "Cosa bisogna offrire di più al dott Parisi? Non bastano i proscioglimenti ampi decretati dal giudice penale? La Fnsi locale - prosegue la nota - continua a non prendere atto di tutto ciò. Invece che perseverare in una caccia alle streghe ai limiti della querela sarebbe utile che il dott. Parisi facesse sentire la sua voce, silente, sulle gravi e presunte illegittimità di alcune postazioni istituzionali, per come evidenziato dalla stessa stampa, che offendono le giuste ambizioni di decine di professionisti calabresi".

    Il Dibattito
    "Stop cinghiali-la giornata della libertà di stampa calabra", l'iniziativa promossa da l'Orasiamonoi in collaborazione con il sindacato dei giornalisti calabresi, dopo gli interventi di Luciano Regolo e Claudio Parisi, è proseguita con una serie di interventi. Michele Inserra, è scritto in una nota, ha raccontato la sua storia di cronista del "Quotidiano della Calabria" e le pressioni subite dalla politica, dalla magistratura e dalla criminalità organizzata, che - ha detto - hanno configurato "una vera e propria opera di delegittimazione nei miei confronti, alla quale hanno partecipato purtroppo anche miei colleghi. Il mio lavoro si svolge a Reggio, in condizioni difficilissime perché i giornalisti davvero liberi sono pochissimi". Il senatore M5S Nicola Morra ha affermato che "dobbiamo salvare l'editoria ma il problema è che in Italia e in Calabria non esiste l'editoria pura. Con sincerità dico di aver deciso di non concedere interviste ad alcuni giornali perché, citando Gandhi, ritengo che bisogna recidere certe logiche perverse". Morra ha ricordato poi di "aver presentato, il giorno dopo il blocco della rotativa dell'Ora della Calabria, un'interrogazione al Senato e qualcuno mi ha detto che non si dovrebbero scrivere certe cose su un collega". Adriana Musella ha proposto di fare "la prossima edizione della 'Gerbera Gialla' fuori Calabria, al Campidoglio a Roma, perché in questa regione non ci sono interlocutori per fare antimafia". Quindi ha ricordato i motivi delle sue dimissioni dal coordinamento 'Riferimenti', respinte dal consiglio direttivo dell'associazione: "In Calabria - ha detto - il problema non è solo che non c'è libertà di stampa ma non c'è proprio libertà. Sono sfiduciata anche alla luce della situazione politica. Dopo il disastro della giunta regionale di centrodestra ho creduto anche io in una possibilità di cambiamento con le ultime elezioni, ma le scelte dei vertici della nuova Regione, molti dei quali inquisiti, mi hanno sconcertato perché si è ripresentato il solito sistema di potere". "In commissione parlamentare antimafia - ha detto Angela Napoli già vice presidente della commissione e ora consulente - ci sono componenti che conducono battaglie con particolare serietà, purtroppo ci sono anche componenti, calabresi e soprattutto cosentini, che invece a volte hanno interesse a frenare su alcuni temi. La commissione aveva programmato una missione a Cosenza dopo il terribile omicidio del piccolo Coco' ma è sempre stata rinviata". La Napoli ha poi parlato del tema della libertà di stampa in Calabria che "è sempre più a rischio per la pervasività della 'ndrangheta e dei poteri forti, anche politici, come ha dimostrato la vicenda dell'Ora della Calabria. È ora di dire basta, è ora di avere coraggio e spirito di sacrificio per vincere una battaglia che non è solo a favore dei giornalisti ma di tutti i calabresi". "Vorrei - ha detto l'ex ministro Maria Carmela Lanzetta intervenendo telefonicamente - che ai vertici del Pd si torni a parlare della questione morale, perché il tema della mancanza di etica nella politica e delle infiltrazioni mafiose anche negli enti pubblici è prioritario". Le testimonianze di alcuni giornalisti - prosegue la nota - minacciati o licenziati per aver fatto il proprio lavoro con onestà e coraggio hanno chiuso il dibattito. Molto sentito l'intervento di Michele Albanese, del 'Quotidiano della Calabria', costretto da alcuni mesi a vivere sotto scorta: "stiamo vivendo - ha detto - una situazione davvero pesante, un 'pantano' nel quale sguazzano la 'ndrangheta, la cattiva politica e la cattiva imprenditoria, e purtroppo dobbiamo dire che ci sono anche pezzi della nostra categoria che contribuiscono a questo quadro drammatico. Dobbiamo fare fronte comune per scardinare questa cappa che soffoca la Calabria". Sono poi intervenuti la giornalista crotonese Rossana Caccavo, che alcuni anni fa è stata licenziata da un'emittente Tv dopo essere stata nominata rappresentante sindacale e di recente ha avuto ragione in sede giudiziaria, e, telefonicamente, Lucio Musolino, del 'Fatto quotidiano', più volte minacciato come è avvenuto in occasione dell'inchino di una statua della Madonna sotto la casa di un boss a Oppido Mamertina.

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