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    Commissione Cultura assegna riconoscimento a Sergio Chiatto

     

     

    Commissione Cultura assegna riconoscimento a Sergio Chiatto

    14 mar 14 Un eclettismo non comune e una poliedricità che gli hanno consentito di spaziare tra mille interessi ed esperienze professionali, culturali ed umane. Il cosentino Sergio Chiatto è il primo laureato dell’Università della Calabria. Un vero primato. Era il 17 luglio 1976 e in quella prima seduta di laurea della storia dell’Università della Calabria i laureati furono due. Sergio Chiatto si laureò per primo, per ragioni alfabetiche. Poi sono arrivati la scuola e l’insegnamento, quindi il lavoro in banca e, successivamente, la folgorazione e il fuoco sacro per lo sport, il calcio prima di tutto. E, in epoca più recente, la ricerca storica e gli studi rigorosi , soprattutto per la storia della sua Calabria. Una versatilità che ha contribuito a metterne in luce la personalità multiforme ed anche di instancabile organizzatore. Aspetti che la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi ha voluto cogliere e mettere in evidenza nel corso di una apposita seduta durante la quale a Sergio Chiatto è stato attribuito un riconoscimento per il complesso della sua attività. A rendere ancora più istituzionale l’iniziativa, la presenza dell’Assessore alla Cultura della Regione Calabria Mario Caligiuri e del Vicesindaco del Comune di Cosenza Luciano Vigna. Dopo l’introduzione del Presidente della Commissione Claudio Nigro, è stata Maria Lucente, Vice Presidente dell’organismo consiliare, a tracciare il profilo di Sergio Chiatto. “Un compito non facile – ha subito rilevato la Lucente - considerata la sua personalità, eclettica, instancabile, densa di solidi interessi culturali, sportivi, sociali. L’attività di Sergio Chiatto ha dato luogo ad una corposità di esperienze e di lavoro veramente unica. Infinito l’elenco delle sue pubblicazioni. Quasi impossibile riassumerlo tutto”. Apprezzamento per il lavoro della Commissione cultura è stato espresso dall’Assessore regionale Mario Caligiuri. “In genere in Calabria – ha detto Caligiuri - vige il principio per il quale nemo propheta in patria, ma l’azione svolta dalla commissione cultura è particolarmente meritoria perché riconoscere il valore degli altri è esercizio assai raro.” Caligiuri ha riconosciuto la grande vivacità culturale di Cosenza, ricordando anche i fondi Ministeriali veicolati dalla Regione Calabria per il centro storico e in particolare per il Complesso monumentale di S.Agostino dove ha sede il Museo dei Brettii e degli Enotri. Passando poi a Sergio Chiatto Caligiuri lo ha definito “un premiato speciale, molteplice e poliforme, che può testimoniare la grande bellezza della Calabria”. Il Vicesindaco Luciano Vigna ha espresso compiacimento sia per la presenza di Sergio Chiatto che per il lavoro della commissione cultura. “La valorizzazione di quelle persone che hanno una storia – ha detto - rappresenta una via d’uscita per lo sviluppo del territorio.” Sono intervenuti anche i consiglieri Mimmo Frammartino e Francesco Perri e poi, tra gli altri, il senatore Massimo Veltri che ha messo in luce il profilo essenzialmente umano di Sergio Chiatto, di cui è amico dal 1959, e Clemente Sicilia, presidente del Rotary Club di Cosenza, che ne ha esaltato la disponibilità verso il prossimo. Dirigente e allenatore di squadre giovanili e dilettantistiche, sin dalla più tenera età (un altro primato, avendo Chiatto cominciato ad allenare all’età di 17 anni) e formatore di giovani talenti che ha saputo come pochi coltivare lo spirito di spogliatoio che è quello che nell’agonismo fa la differenza, Sergio Chiatto è stato un indiscusso protagonista del calcio a Cosenza e in Provincia, dal 1966 al 1982. Non si contano i titoli vinti dalle sue squadre. Talent scout dal fiuto sopraffino, ha scovato diversi calciatori approdati poi al professionismo. Ma la sua passione calcistica ha avuto anche una parentesi da arbitro nei quadri federali. Un’esperienza quest’ultima non passata affatto sotto silenzio. E lo ha testimoniato la presenza ieri a Palazzo dei Bruzi, dell’ex calciatore Walter Perrotta, già attaccante del Cosenza che è stato delegato dalla sezione arbitri di Cosenza a consegnare a Chiatto il gagliardetto dell’AIA. Per Perrotta Sergio Chiatto è stato “uno dei primi allenatori a insegnare il calcio ai giovani e a formarli sotto il profilo della personalità ed anche un arbitro severo, ma dall’animo nobile.” Ma lo sport è solo una componente importante, anche se forse prevalente, nella vita di Sergio Chiatto. C’è poi quella di collaboratore di diversi quotidiani e periodici, a cominciare dal “Giornale di Calabria” di Piero Ardenti, così come l’iperattivismo nel mondo dell’associazionismo e dei club service, come dimostra la sua appartenenza dal 2001 al Rotary Club, nel quale ha ricoperto gli incarichi più importanti e di vertice. Chiatto è eternamente diviso tra due amori, quello per la sua Cosenza e quello per Amantea cui è particolarmente legato per avere, proprio nella cittadina tirrenica, concluso il suo percorso di bancario (senza contare il legame con Lago, paese d’origine del ramo paterno della sua famiglia). Per questo vorrebbe, come ha candidamente ammesso in Commissione cultura, riprendere il filo di quella sinergia tra la Fiera di San Giuseppe di Cosenza e quella di Amantea, così come gli riuscì nel 2011 quando le due amministrazioni e le due fiere marciarono a braccetto e venne rievocata la cerimonia dell’antica investitura del “Mastrogiurato” con tanto di alzabandiera e corteo storico. Un gemellaggio che Chiatto vorrebbe poter rinverdire, anche perché, e non può essere solo frutto del caso, la sua data di nascita è proprio il 19 marzo, il giorno di S.Giuseppe. Quando viene chiamato in causa, oltre ai ringraziamenti doverosi per la Commissione cultura, Sergio Chiatto ha risposto alle diverse domande che sono arrivate dal pubblico, confessando senza reticenze che è lo sport ad averlo appassionato maggiormente “perché è quel mondo che mi è rimasto più impresso e che mi ha dato la carica. Poi ho capito che non era più il mio tempo e mi sono dedicato ad altro.” E raccogliendo l’applauso del pubblico raggiunge la moglie Maria e le figlie Tatiana e Amanda, sedute in platea.

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