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    Il sole accompagna le celebrazioni della Madonna del Pilerio a Cosenza

     

     

    Il sole accompagna le celebrazioni della Madonna del Pilerio a Cosenza

    12 feb 14 Si è svolta a Cosenza la celebrazione della Madonna del Pilerio, Santa Patrona della Città. Prima della celebrazione eucaristica una lunga processione di oltre diecimila persone, sfidando il maltempo che ha imperversato fino a mezzora prima, ha attraversato la città accompagnato dal bel tempo passando per il Centro Storico, via Sertorio Quattromani, via XIV Maggio, Piazza Kennedy, Corso Mazzini per poi fermarsi davanti la Prefettura in piazza XI Settembre. Qui un addobbo floreale è stato offerto dal Prefetto Tomao e da parte di tutte le Forze di Polizia alla Madonna del Pilerio. Successivamente la processione ha sostato davanti al Comune dove il Sindaco Occhiuto ed i Viglil Urbani hanno offerto un bouquet di fiori bianchi alla Vergine. La processione è poi tornata nel centro storico per terminare nel Duomo di Cosenza dove è stata celebrata la funzione solenne. Alla cerimonia vi hanno partecipato l'Arcivescovo, mons. Salvatore Nunnari, accompagnato dal Vescovo di San Marco mons. Leonardo Bonanno, il sindaco, Mario Occhiuto, il prefetto Gianfranco Tomao, il Procuratore Dario Granieri, il Rettore dell'Università della Calabria Gino Mirocle Crisci, ed i rappresentanti istituzionali, civili, militari e religiosi della Città. Il sindaco Occhiuto, nel corso della cerimonia, ha donato il tradizionale cero votivo del Comune di Cosenza. Ad inizio cerimonia il discorso del sindaco Occhiuto e poi l'omelia dell'Arcivescovo Mons. Nunnari.

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    Questo il discorso del Sindaco Occhiuto: "Eccellenza reverendissima carissimo mons. Salvatore Nunnari, Arcivescovo Metropolita di Cosenza-Bisignano, autorità civili (prefetto Gianfranco Tomao e procuratore della Repubblica Granieri) e autorità militari (questore Anzalone, colonnello dei Carabinieri Brancati, colonnello della Guardia di finanza Colella), caro Don Giacomo, rettore della Cattedrale, carissimi concittadini, ci ritroviamo come di consueto oggi e tutti insieme in Cattedrale a celebrare la “nostra” Madonna del Pilerio, la nostra mamma, nel giorno che rappresenta la festa dei cosentini, simbolo di identità e di appartenenza. Nella fede e nelle affinità. Rendere il doveroso omaggio alla Patrona della nostra città, significa rinnovare, per la Chiesa e per l’Amministrazione comunale, il messaggio di un cammino unitario per quella speranza che, nonostante le gravi difficoltà che viviamo e che ci inducono allo sconforto, va sempre nutrita e alimentata. Papa Francesco nell’Angelus di domenica scorsa ha sottolineato la missione di noi cristiani che è quella di dare la luce al mondo. Il cristiano non può perderla questa luce ma deve essere LAMPADA ACCESA in tutto ciò che è e che fa, nel suo quotidiano: dalla famiglia, al lavoro, per strada con il suo prossimo. Ecco allora che chi svolge un servizio pubblico deve intenderlo, per dirla con il Papa stesso, come “Un servizio alla verità, un servizio alla bontà e un servizio alla bellezza”. Abbiamo tentato, non senza difficoltà, in questi due anni e mezzo, di metterci al servizio di tutte e tre le qualità enunciate (VERITÀ, BONTÀ, BELLEZZA) cercando di mantenerci “lampada accesa” (come dice il Papa) in ogni situazione che si è presentata. Ci siamo presi carico di realizzare progetti e opere che hanno come unico scopo quello di fare di Cosenza una città sempre più accogliente bella e vivibile, dicendo però allo stesso tempo sempre la verità ai cittadini. Si è avviata la raccolta differenziata rimodulando il sistema già esistente per fronteggiare le continue emergenze rifiuti che affliggono la Calabria e la nostra città da decenni, si sta sistemando la rete idrica per portare più acqua nei rubinetti delle case dei cosentini, sono partiti i lavori di efficientamento della pubblica illuminazione, si sta riorganizzando il trasporto pubblico con le Circolari veloci e sono riprese le grandi opere pubbliche con il restyling di piazza Bilotti e del centro cittadino. Si stanno riqualificando i marciapiedi e si sta provvedendo alla realizzazione di piste ciclabili e percorsi pedonali per le persone non vedenti. È arrivata finalmente quasi a conclusione l'opera di riorganizzazione dei servizi di manutenzione della città espletati attraverso i lavoratori delle Cooperative sociali che, sono convinto, darà più qualità e efficienza ai cittadini e maggiore dignità ai lavoratori impiegati. Per quanto riguarda il centro storico: sono in corso i restauri di importanti edifici pubblici quali il complesso di San Domenico, quello di Sant'Agostino, quello di Palazzo dei Bruzi. E’ stata potenziata l'illuminazione nelle strade, si stanno completando i lavori del Castello; abbiamo ottenuto i finanziamenti -e presto partiranno i lavori per il quartiere di Santa Lucia, per il museo di Alarico e la riqualificazione dell’area della confluenza dei fiumi, per il restauro dei ponti storici, per la via degli artisti, per il completamento del parco acquatico, e tanti altri ancora. Possiamo intervenire sugli edifici e sugli spazi pubblici, ma non possono essere impiegati fondi pubblici sulle proprietà private. Nel centro storico c'è un problema di accessibilità soprattutto nelle strade interne per come in passato erano concepite, c'è un grave problema strutturale perché gli edifici per la maggior parte sono realizzati con materiali poveri, c'è un problema delle reti, c'è un problema di convogliamento delle acque piovane, c'è un problema per il riscaldamento delle case. Sono state fatte in passato precise scelte strategiche e urbanistiche che hanno spostato l'interesse commerciale verso il nord della città abbandonando al degrado tutta la zona a sud di Cosenza e incentivando così nuova edificazione, anziché le operazioni più difficili di recupero della città antica. DOBBIAMO DIRE QUESTE VERITÀ AI CITTADINI, perché altrimenti si fa solo populismo e demagogia. Non abbiamo bacchette magiche per recuperare in due anni un patrimonio enorme con proprietà frammentate, né le risorse (occorrerebbero miliardi di euro) per espropriare e ristrutturare tutti gli edifici privati. Possiamo però invertire un processo e puntare a creare un’occasione di sviluppo per il futuro. Proprio per questo si opera sul recupero della proprietà pubblica e ci si sforza per incentivare l’interesse dei privati ad investire, riportando la vita e l’attrattività con tante manifestazioni ed eventi, con l’apertura di nuovi negozi, i “Temporary", con i percorsi turistici di ScopriCosenza e le visite guidate, con il Lungofiume e con le luci artistiche, e ora con la ZONA FRANCA URBANA e gli sgravi fiscali a chi esercisce attività nel centro storico. E, a breve, saranno estesi i benefici fiscali anche alla residenza nella città antica in modo da attrarre chi vuole venire qui ad abitare, riducendo le tasse comunali. Combattiamo contro il degrado e l’abbandono degli ultimi decenni, contro le cattive abitudini e la mancanza di senso civico diffuso (anche all’interno della macchina amministrativa comunale), contro la prepotenza, contro l’eccessiva burocrazia e purtroppo, in questo particolare periodo, anche e soprattutto contro la grave crisi economica del momento. Ma tutti gli sforzi saranno sempre vani se portati avanti senza le giuste sinergie. Qualsiasi cambiamento, qualsiasi nuovo processo (come per esempio la raccolta differenziata), qualsiasi periodo di transizione, qualsiasi lavoro in corso comporta dei disagi. QUESTA È UNA VERITÀ, E ANCHE QUESTA DOBBIAMO DIRLA AI CITTADINI. Lo sa bene ad esempio Sua Eccellenza monsignor Nunnari, che in passato con grande lungimiranza ha intrapreso e seguito i lavori di restauro qui in Duomo per il presbiterio nuovo e per la Cappella della Madonna. Opere che a suo tempo comportarono grande fastidio ai presbiteri e agli stessi fedeli, ma che oggi hanno reso questo luogo più bello, più funzionale e più accogliente. Allo stesso modo vi dico che amministrare una città non vuol dire NON fare nulla per NON scontentare le persone. Al contrario, guidare un processo di trasformazione e gestione della cosa pubblica vuol dire perseguire il bene comune e guardare in prospettiva, avere una visione lungimirante per attivare un cambiamento che solo alla fine potrà mostrare i suoi effetti positivi. Perché l’obiettivo principale di tutti deve essere quello di lasciare la città più bella e ricca di risorse a chi verrà dopo di noi, in condizioni migliori di come l’abbiamo trovata, e in modo che offra più opportunità di lavoro e occupazione alle giovani generazioni. Ecco perché oggi come Sindaco voglio cogliere questa occasione per chiamare a raccolta l’intera cittadinanza. TUTTI SIAMO CITTADINI, tutti sullo stesso piano dei diritti e dei doveri verso il nostro amato territorio. TUTTI DOBBIAMO ESSERE LAMPADE ACCESE. Tutti, dunque, dobbiamo farci MOTORE trainante dello sviluppo, ognuno per la propria parte. Il mio vuole essere un invito, ma anche proprio una richiesta di aiuto, un appello al senso di responsabilità. Un appello rivolto ai cittadini di Cosenza perché si sentano uniti, coesi almeno nel senso di appartenenza ad una comunità, ad una comune identità, all’amore per la propria città. Perché tutti contribuiscano alla soluzione dei problemi, aumentando la propria coscienza civica per mantenere la città più pulita e vivibile, con proposte e azioni concrete, anche con critiche soprattutto se costruttive, e ci aiutino a METTERE IN RISALTO LE TANTE COSE BUONE E BELLE CHE ESISTONO E CHE CI SONO NELLE PERSONE E NEI LUOGHI DELLA CITTÀ E DEL CENTRO STORICO, e non solo quelle negative. Come a volte avviene pure sui media recando danno all’immagine della città patrimonio comune, con la complicità di qualche cosentino che si presta a queste operazioni magari solo al fine di rincorrere un interesse esclusivo di parte. Un Sindaco e un’Amministrazione possono indirizzare e promuovere il progresso della comunità, ma è il cittadino ad attuare il VERO cambiamento. Per troppo tempo la politica è stata come un parolaio che ha dispensato vane illusioni. Oggi, anche a causa del momento che attraversiamo, non può essere più asservita ad operazioni clientelari che negli anni hanno prodotto delusioni per promesse non mantenute e discriminazioni fra chi veniva beneficiato e chi no, e povertà e arretratezza per il territorio. Oggi l’unica forma di Welfare veramente giusto, che si è in grado di concepire e che ci interessa, è offrire delle opportunità a tutti, e nello stesso tempo tendere la mano alle persone effettivamente svantaggiate. Paga molto di più a questo fine, anziché privilegiare pochi eletti, realizzare, ad esempio, la ‘ZONA FRANCA URBANA’ nel centro storico e dare possibilità di investimento e di crescita economica, o anche istituire un’area simbolica destinata all’iscrizione anagrafica dei cittadini “senza fissa dimora” per favorirne l’inclusione sociale risolvendo problemi legati finanche all’assistenza sanitaria. Sono tre le principali strade da percorrere: 1) Incentivare le "buone pratiche" urbane per quanto riguarda i servizi pubblici. 2) Promuovere e realizzare progetti di sviluppo e di investimento per rendere più ricco il territorio a favore delle prossime generazioni, abbandonando le vecchie logiche clientelari. 3) Costruire azioni di coesione e di rigenerazione sociale in modo che tutti i cittadini siano messi sullo stesso piano in termini di dignità e di diritti, e la comunità diventi più solidale. Detto tutto questo, non ci sottraiamo alle critiche, anzi. Non so se in città si stia facendo molto oppure poco, non sta a me dirlo né giudicarlo, ma so che ci si sta sforzando per operare un cambiamento che va nella direzione di una prospettiva di progresso civile. Come Amministrazione non ci sentiamo in guerra con la cittadinanza. Perché lottiamo a favore dei suoi diritti. Ma è necessario, ripeto, che tutti collaborino scuotendo le coscienze. Confidiamo molto anche nei parroci, figure importantissime nella vita della città, e a loro mi rivolgo affinché ci supportino in questo complicato percorso di crescita, coordinando gli sforzi, compartecipando per divenire costruttori di azioni che ci rendano orgogliosi di essere cosentini. Tutti uguali, Tutti cittadini. Chiediamo l’aiuto della Chiesa cosentina “PERCHÉ SOLO SE RESPIRIAMO LA BELLEZZA DI DIO E SIAMO SOSTENUTI DALLA SUA POTENZA POSSIAMO PORTARE FRUTTI GENEROSI DI OPERE BUONE”, come ha sottolineato S.E. mons. Salvatore Nunnari, Presidente della Conferenza Episcopale Calabra nella sua toccante e bellissima omelia pronunciata in occasione dell’importante Consiglio Permanente della CEI. È mia intenzione chiedere infatti, con il permesso di Sua Eccellenza, la cortesia di creare un’occasione di incontro con i parroci della città finalizzato ad una riflessione sulle attività avviate dall’Amministrazione e ad un’analisi delle problematiche esistenti sul territorio in modo da mettere in campo una comune strategia di azioni per perseguire possibili soluzioni atte a mitigare le tante situazioni di disagio e emarginazione sociale presenti. Gli attacchi e le difficoltà che incontriamo e che troveremo ancora sul percorso intrapreso, cari concittadini, non ci spaventano. A volte ci deprimono un po' o ci scoraggiano perché siamo solo delle persone, ma poi ci riprendiamo e andiamo avanti. Il nostro comportamento resterà sempre comunque improntato alla massima apertura nei confronti di tutti, alla disponibilità e alla cortesia. La Madonna ci aiuti a mantenere la calma, e ci dia la forza per continuare su questa strada. Viva la Madonna del Pilerio. Auguri a Cosenza e a tutti noi cosentini."

    Questa l'omelia di Mons. Nunnari: "Eccellenza, carissimi Presbiteri, Diaconi, Religiosi e Religiose, miei cari Seminaristi, fratelli e sorelle amati dal Signore, autorità civili e militari. Ringrazio Lei, onorevole signor Sindaco, per il dono votivo del cero, segno della filiale devozione di Cosenza alla Celeste Patrona ed anche per il messaggio che da questo vetusto tempio, cuore della nostra città, ha voluto rivolgere a noi tutti figli di questo territorio. Un richiamo forte a tutti e a ciascuno a sentirci responsabili della crescita umana e solidale della nostra Città. Accolga il mio incoraggiamento per il suo quotidiano impegno assieme alla sua giunta ma anche il mio doveroso invito nell’individuare e operare alcune scelte indispensabili per dare una svolta alle situazioni della nostra Cosenza, assumendo come metro di valutazione dei programmi, delle scelte e delle azioni, la capacità di rovesciare la piramide, cioè il guardare le cose dal punto di vista di chi sta in basso nella scala sociale. In questo tempo di crisi capisco bene che ciò costituisce passione e tormento per voi amministratori che non avendo sempre i mezzi e gli strumenti necessari per operare, mettete però la buona volontà per non trascurare ciò che è possibile condividendo con i poveri, gli ultimi e gli emarginati vicinanza e solidarietà. Fratelli e sorelle in Cristo, dal discorso del Signor Sindaco dobbiamo sentirci provocati a vivere la nostra testimonianza cristiana fra la gente “per farci carico di tutti i problemi umani che accompagnano la vita di un popolo, per assicurare il contributo che la chiesa può e deve dare” (C.C.C. 44) Parto da una premessa che assumo da un passo della lettera agli Ebrei: (13, 12 – 13) “Per santificare il Popolo con il suo sangue Cristo patì fuori dalla porta della Città. Usciamo dunque verso di Lui fuori dall’accampamento”. Se per attuare la salvezza Cristo ha dovuto patire “fuori le mura della Città, per continuare la sua missione evangelizzatrice, la chiesa è chiamata a uscire fuori dall’accampamento. Sta qui il punto di partenza e di fondazione non soltanto sociologica ma teologica, dell’apertura delle nostre parrocchie al territorio. Si corre altrimenti il rischio di trasformarle in “tenda” nella quale ci si rassicura, ma nello stesso tempo ci si rinchiude mentre compito e responsabilità del cristiano è “andare fuori della porta della città” entrando in relazione con gli uomini, la dove concretamente essi si trovano, cioè i luoghi della quotidianità, come ci è stato indicato dal Convegno di Verona. Guardando la realtà odierna delle nostre parrocchie, in particolare qui a Cosenza, non possiamo privilegiare e assolutizzare l’attuale modello. Parlando di parrocchia intendo fare riferimento non tanto a una istituzione giuridica, quanto a una realtà vitale all’interno della quale si possa realmente porre il rapporto tra cristiani e società, al di là di un’azione di pura sacramentalizzazione. Un rapporto problematico è come realizzare l’apertura delle nostre parrocchie al territorio. Ciò non è semplice né facile, intanto perché la parrocchia vive oggi una crisi d’identità, sia per il numero di presbiteri e religiosi, sia per effetto dei mutamenti culturali in atto. Non è difficile cogliere un certo disagio nel suo modo di porsi nei confronti del territorio. È avvertita una marginalità della presenza cristiana e ciò crea un primo aspetto di tale disagio. Ciò che nel passato era apparso centrale, oggi appare periferico, gli stessi presbiteri che erano punto di riferimento della società sono oggi una delle tante presenze, tutto ciò che nella parrocchia trovava un proprio luogo, dallo sport al teatro per esempio, si svolgono ormai fuori da essa. Mi sembra per ciò provvidenziale l’istituzione degli oratori parrocchiali che in questi ultimi anni ritornano ad essere una proposta seria e concreta, che dove sono sorti continuino a dare buoni frutti. Soprattutto il messaggio cristiano, accolto o non accolto, non è più l’unica proposta di senso agli uomini di oggi ma soltanto una delle tante proposte in una società pluralista a più influenze culturali, filosofiche e religiose. C’è il pericolo di difendersi arroccandosi in se stessi. Sentirsi aggrediti e rinserrare le fila, farsi prendere dalla sindrome di considerare amici “chi è dentro” e nemici “chi è fuori”. Per associazioni e movimenti cattolici il pericolo può diventare più grave se dentro questi movimenti ci si considera dei privilegiati rispetto ai cristiani comuni. Ho salutato il questi giorni il nuovo consiglio diocesano di Azione Cattolica eletto dall’Assemblea dei Soci, nominando il nuovo Presidente presentatomi in una terna di nomi nella persona del Prof. Giuseppe Schiumerini. Nella lettera loro inviata ho chiesto “di essere nelle nostre parrocchie una proposta concreta e visibile attraverso il cammino formativo, lo stile di servizio e di testimonianza”. È quello che raccomando a tutti gli altri movimenti ecclesiali in comunione piena con il Vescovo così come il Papa Francesco ha raccomandato nell’incontro del 1° Febbraio al cammino neocatecumenale. Fratelli e sorelle, sento oggi, nella solennità della celebrazione del patrocinio di Nostra Signora del Pilerio, di dover affidare a Lei questi nostri problemi e la nostra speranza di poter attuare quanto il Signore ci chiede nell’oggi della nostra storia. In questo anno pastorale a Lei dedicato le chiediamo di essere nostra guida e maestra nel nostro impegno a rinnovare il progetto pastorale di presenza sul territorio e di vicinanza agli uomini attuando così l’antico sogno di don Mazzolari: “Nella parrocchia la Chiesa fa casa con l’uomo”. È Lei che ci da la cifra del suo agire nell’evento dell’Incarnazione quando la Parola di Dio riempie il suo cuore e feconda il suo grembo. Il suo “Si” a Dio, la piena disponibilità al suo progetto, non la distoglie dalla preoccupazione della notizia appena ricevuta che sua cugina Elisabetta “è già al sesto mese della sua gravidanza”. La ritroviamo in fretta sulla strada, in cammino, sospinta dall’urgenza dell’amore, “caritas Christi urget nos”, direbbe San Paolo, affrontando la difficoltà del cammino, la montagna non fa da barriera al suo proposito. Nulla e nessuno la trattiene: lascia la serenità della povera casa di Nazareth, dove la contemplazione del mistero appena annunciato doveva essere celebrato nel silenzio, c’è un servizio da rendere, un annuncio di gioia da portare, una grazia da comunicare un canto di lode da elevare al Signore per le grandi cose che ha operato. Maria icona della fede diventa per noi la stella dell’Evangelizzazione, il segno luminoso della carità. Sulla strada come lei, cari fratelli e sorelle sospinti dall’urgenza dell’amore. La strada, ricordiamocelo, può essere per noi un luogo privilegiato dell’incontro, soprattutto inatteso, con gli uomini della distanza ma non del rifiuto preconcetto. Attendono da noi credenti di sapere che Dio centra nella vita, non è lontano e indifferente, non è nemico oscuro della gioia ma ne è la perenne sorgente, non è concorrente geloso della libertà ma ne è la più sicura garanzia, che Egli è dalla parte dell’uomo e che nulla è più stupefacente di un’esistenza comune e di un cuore semplice che vive con Lui. Ma se Dio centra con la vita diciamo allora che ognuno centra con la vita degli altri. E questo capovolge i rapporti, il modo di guardarci, di stare insieme, superando ogni forma di intolleranza e permettendo di accogliere fratelli e sorelle che per disperazione approdano sui nostri lidi e sul nostro territorio, col desiderio di trovare una integrazione rispettosa e serena. E questo sarà il modo più bello di onorare e celebrare la madre, di dare un senso vero alla nostra processione e alla nostra festa. Maria cammina con noi, sentendoci figli suoi e fratelli e sorelle in cammino con Lei verso la casa comune del Padre."

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