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Corbelli: "Lavoratore coop tenta suicidio"
Corbelli: "Lavoratore coop tenta suicidio", Sel PD "E' sintomo disperazione" 27 giu 13 "Un lavoratore delle cooperative sociali, per protesta contro la perdita del lavoro, ha tentato ieri mattina di tagliarsi le vene davanti la casa del sindaco di Cosenza". Lo afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che chiede che "vengano subito annullate o comunque modificate le ordinanze del prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro, con le quali è stata negata la certificazione antimafia a dieci cooperative sociali di tipo B, e si proceda subito alla riassunzione, da parte del comune, di tutti i lavoratori che avevano perso il posto di lavoro". "Prima che si consumi qualche tragedia - prosegue Corbelli - si ponga fine a questa grande ingiustizia, si ripari all'errore commesso dal sindaco Occhiuto, che ha chiesto alla prefettura le informative, e dal prefetto di Cosenza che ha trasmesso ordinanze, tra l'altro contenente evidenti errori materiali e casi di omonimia, che fanno riferimento a fatti e piccoli reati di oltre 30 anni fa. Si tratta di informative della Questura degli anni '80-'90, ancor prima che nascessero le cooperative sociali, sorte con l'obiettivo di aiutare proprio le persone svantaggiate, in particolare ex detenuti". "La vicenda del giovane componente della cooperativa B che tenta un gesto estremo sopraffatto dalla disperazione non può lasciare indifferenti". E' quanto scritto in una nota congiunta del Pd-Pse-Sel di Cosenza. "Da tempo - aggiunge - ripetiamo e ci siamo battuti anche nei luoghi istituzionali per dare una soluzione equa e dignitosa alla problematica del rapporto tra Comune e fornitori di servizi costituiti in cooperative di tipo B secondo la previsione normativa di cui alla legge 381/91. Nonostante estenuanti discussioni la questione rimane irrisolta. A nostro avviso ciò è determinato dal fatto che l'Amministrazione non affronta il tema nel modo giusto, che è questo: chi delinque, chi pretende il compenso pur non lavorando, chi emette fatture false, chi intimidisce, chi usa violenza, chi non osserva le regole va punito. Gli altri, i disagiati, ivi compresi quelli che hanno avuto problemi con la giustizia ma ora vogliono e possono avere un lavoro da svolgere regolarmente ed onestamente, vantano un diritto che l'istituzione deve tutelare". "Se si fa di tutta l'erba un fascio, o peggio, si tira - prosegue la nota - a campare aspettando che la magistratura tolga le castagne dal fuoco, si fa demagogia e si rende un pessimo servizio alla città ed ai suoi cittadini, tra i quali vi sono, a pari titolo, anche quelli che chiedono di essere socialmente reintegrati attraverso il lavoro, unico antidoto alla malavita".
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del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto |