Adele Cambria a Palazzo dei Bruzi racconta quando la Pampanini le mollò un ceffone

02 nov 12 Affonda nella poltrona e davanti a lei ti senti ancora più piccolo di quanto non si possa pensare. Ad un certo punto il Sindaco Mario Occhiuto incuriosito dalla sua conoscenza va giù dritto, quasi un'intervista e si fa raccontare la "fuga" dalla sua Reggio Calabria. Stiamo parlando di Adele Cambria, scrittrice, attrice e giornalista, punta di diamante della carta stampata nazionale, e non solo, ospite questo pomeriggio a Palazzo dei Bruzi. A Cosenza per il terzo appuntamento dell'Associazione Amici dell'Aria Rossa, di quella Giosi Mancini figlia di cotanto padre, il Leone socialista Giacomo per intenderci, discuterà delle "Donne e il lavoro". Un titolo che è tutto un programma. Dietro si nasconde quell'orgoglio femminista che la buona Adele difende a spada tratta. Di fianco al suo compagno olandese, lei che ha oltre 80 anni suonati, ribadisce "Certo che sono femminista, fino in fondo". E quando la curiosità del primo cittadino la solletica lei, come un prezioso scrigno appena aperto che fa intravedere appena le preziose gioie contenute, si fa ascoltare in un religioso silenzio dai giornalisti e dagli ospiti presenti. Un libro di storia aperto. Dalla sua amicizia con Pierpaolo Pasolini, che le fece interpretare alcuni ruoli nei suoi film, agli aneddoti sulla sua vita che si raccontano, la buona Adele narra della sua partenza a soli 17 anni da Reggio Calabria, nei tempi in cui per le donne uscire da casa era una conquista. Ma non per studiare lettere, che le piaceva tanto "figuratevi a quest'ora sarei ancora un'insegnante che va a fare le supplenze sulla jonica prendendo il trenino", ma si è laureata in giurisprudenza. La voglia di scappare da Reggio era tanta, come quella che ha ogni giovane di quella età, che già nel 1956 a soli 25 anni approda al mondo del giornalismo dalla porta principale scrivendo, lei prima tra le donne in Italia, su "Il giorno" diretto da Gaetano Baldacci. Tra gli aneddoti anche quello di un ceffone rimediato dalla Pampanini al Festival di Venezia per un suo articolo. E l'occasione che l'ha portata a Cosenza, anzi all'aria Rossa, dimora estiva del compianto Giaocmo Mancini, è stata quella, come spiega orgoglisoamente Goisi Mancini, di aver scritto in uno dei suoi libri di un viaggio fatto a Mailto per la Rai nel lontano 1964. Li Adele Cambria andò per raccontare la diaspora giovanile dei calabresi con la valigia. I giovanotti che andavano via dal paeselo per cercare fortuna altrove. E nel suo racconto narra dello scoraggiamento dei vecchi sepolti dalla neve che arrivava fin sopra le porte delle case. In quella visita l'incontro con un sacerdote che domani mattina ritroverà in occasione del convegno sul "Le donne e il lavoro". "Quasi una carrambata" ha sottolineato la Mancini. Convegno che alle 14 verrà condotto da Annarosa Macrì e vderà ospiti oltre alla Cambria, Pina Amarelli, Paola Granata, Marta Petrusewicz e Vito Teti. Un cadeau da non perdere. Oltre un ora di chiacchierata in cui il racconto della sua vita si apre con parole raccontate come in un film ricco di particolari. La Cambria, che ha donato un suo libro al Primo citatdino, ha ricevuto un libro sulla vita di Telesio. Argomento questo che ha solleticato il sindaco Mario Occhiutio il quale ha preannunciato una iniziativa culturale su Telesio.

Foto Mario Tosti