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    Celebrazioni Giacomo Mancini, scoppia la polemica

     

     

    Celebrazioni Giacomo Mancini, scoppia la polemica

    28 mar 12 Il direttore del Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza, in un editoriale pubblicato nell'edizione di oggi del suo giornale, spiega le motivazioni che lo hanno portato a declinare l'invito al convegno che la Fondazione Mancini ha organizzato a Cosenza, lunedì prossimo, in occasione del decennale della morte del leader socialista. "Rispetto la scelta dei padroni di casa, la Fondazione Mancini - scrive Cosenza - ma nutro molte perplessità sulle scelte adottate che mi sembrano ricordare un Giacomo Mancini diverso da quello che ho conosciuto e studiato". "Non so dove oggi, se fosse vivo - prosegue Cosenza - si collocherebbe ma credo che nessuno possa iscriverlo in nessuna area o partito anche anche perché la sua autonomia era tale che avrebbe deciso sempre da solo cosa fare e quale politica sviluppare. Pur tuttavia, vedo molto difficile immaginare che avrebbe gradito che a celebrarlo fossero quelli che lo impiccavano ai pennoni o bruciavano la sua immagine sulle barricate della rivolta di Reggio. Il suo antifascismo, per quanto si voglia revisionare ogni cosa, è stato un dato certo e peculiare della storia sua e della sua famiglia".

    Fondazione Mancini: Polemiche sgradevoli. "Riteniamo sgradevoli e del tutto fuori luogo le polemiche sugli eventi organizzati per il decennale della scomparsa di Giacomo Mancini dalla Fondazione a lui dedicata". E' quanto si afferma in una nota della Fondazione Giacomo Mancini. "A Cosenza - prosegue la nota della Fondazione - saranno presenti personalità della cultura, del giornalismo e della politica che non hanno bisogno di presentazione tanta è la loro fama, e non solo a livello nazionale. Siamo grati che tutti abbiano accolto in maniera entusiastica il nostro invito. Alcuni dei nostri ospiti hanno un proprio percorso politico e legittimamente esibiscono la propria militanza. C'é chi viene dalla sinistra più estrema e chi da destra. Oltre naturalmente a chi ha una storia e una appartenenza socialista". "Per parte nostra - riporta ancora la nota - siamo felici che tutti abbiano compreso e condiviso il nostro unico intento: sottrarre la figura di Giacomo Mancini dalle maldestre strumentalizzazioni contingenti e locali, e far discutere del leader socialista e delle sue battaglie, del suo pensiero e delle sue intuizioni i suoi compagni di sempre insieme ai suoi avversari, di far confrontare chi lo ha sempre sostenuto con chi lo ha combattuto anche aspramente. Consentendo a tutti, a dieci anni della scomparsa, di offrire una lettura (o anche una rilettura) dei fatti che hanno visto protagonista Giacomo Mancini e che hanno caratterizzato il primo mezzo secolo di vita repubblicana. Soltanto chi è mosso da un miope provincialismo o chi si fa guidare da modesti interessi, non riesce o non vuole percepire il portato culturale delle iniziativa che la Fondazione ha voluto realizzare. Anche con il sostegno di alcune importanti istituzioni cosentine e calabresi (non tutte, nostro malgrado) i cui rappresentanti ci onoreranno della loro presenza e del loro indirizzo di saluto".

    Jole Santelli: Stucchevoli polemiche. "Tutte le polemiche che stanno accompagnando il decennale della scomparsa di Giacomo Mancini mi appaiono tanto stucchevoli quanto fuori luogo e senza fondamento". Lo afferma, in una nota, Jole Santelli, vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera. "Da 'Sinistra' - aggiunge - si contesta la presenza di politici che, con raro segno di spregio, vengono definiti ex missini. Giacomo Mancini è stato un Politico (con la maiuscola) ed un calabrese. In quanto Politico che ha creduto nello sviluppo della Calabria e, soprattutto, nel fatto che questa terra dovesse essere risarcita, è ovvia, oltre che assolutamente appropriata, la presenza del massimo rappresentante della Regione stessa, il presidente Scopelliti". "Quanto alle contestazioni sulla presenza di Renato Meduri - dice ancora Santelli - onestamente ciò sembra provare che coloro che le muovono forse non hanno compreso come pensano il Politico Mancini. Un politico vero non si sottrae alla dialettica con chi ha una visione differente, anzi la cerca come stimolo. Un politico vero innanzitutto rispetta le idee altrui senza l'arroganza di chi si ritiene per definizione depositario della verità. La modernità di Mancini sta anche nel fatto che, prima di altri, ha compreso il cambiamento degli anni '90 e quella che puo' essere definita l'anomala squadra con cui ha vinto le elezioni amministrative del '93, diventando nuovamente sindaco di Cosenza, lo prova. Lui aveva compreso che il mondo era cambiato, evidentemente altri ancora oggi no. Per poter abbandonare i pregiudizi e percorrere nuove strade occorre lungimiranza, capacita' analitica, intuito, stoffa da vero Politico. Non è facile farlo ed allora ci si rifugia in vetusti schemi". "Se la polemica è servita e serve - conclude Santelli - per attrarre l'attenzione e la discussione su una figura straordinaria della politica nazionale e calabrese, ben venga. Ma se, al contrario, serve solo per un piccolo tornoconto personale di chi la alimenta, allora temo si faccia un grande torto alla memoria di Mancini"

    Radio Ciroma: Non toccate Mancini, socialista da sempre. "Un teatrino della politica regionale egemonizzato dai figli in verità assai spuri dei boia chi molla reggini si appresta a celebrarlo": così l'emittente radiofonica cosentina Radio Ciroma in un articolo pubblicato sulle pagine cosentine del Quotidiano della Calabria a proposito delle manifestazioni programmate per il decennale della morte del leader socialista. "Vi chiediamo - scrive Radio Ciroma - di lasciare fuori da queste gazzarre da cortile chi non c'é più e non può difendere le proprie idee o perdere tempo magari a spiegarle. Non ci sembra educato fare del pensiero di Giacomo Mancini una marmellata buona per ogni torta. Mancini, piaccia o no, è sempre stato un socialista e un riformista. E il riformismo è sempre stato teso alla realizzazione di una società di liberi e giusti secondo la tradizione del movimento operaio e contadino europeo". Radio Ciroma fa tutta una serie di precisazioni tra cui quella che Mancini fu avversato dai boia chi molla, che Mancini era antifascista, era garantista, era calabrese ma soprattutto cosentino".

    Catizone: non vado solo prchè non invitata. "Riguardo alla tre giorni in programma a Cosenza, dal 31 marzo al 2 aprile, che anticipa l'8 aprile 2012, giorno in cui quest'anno ricorre il decennale della morte di Giacomo Mancini, l'indimenticabile 'Leone socialista', tengo a precisare, per chiarezza e onestà intellettuale, che non andrò semplicemente perché non invitata". Lo afferma, in una nota, Eva Catizone, ex sindaco di Cosenza ed oggi componente della Presidenza nazionale di Sel. "Sarò eccessivamente rigorosa - aggiunge - ma la mia educazione, personale e politica, m'impone una regola: non andare laddove non si riceve un briciolo d'invito, cortese o non che sia. Anche questa, tra le tante, è una di quelle lezioni che mi vengono dall'appartenenza alla tradizione politico/culturale di Giacomo Mancini, il Grande. Del resto non é la prima volta che in questo campo ci si sforza di praticare nei miei confronti l'esercizio della dimenticanza volontaria. Tant'é. Forse però, anzi sicuramente, dietro questa smemoratezza si cela una scelta politicamente ben precisa, e devo dare atto a chi ha praticato questo tentativo di cancellazione che non s'é sbagliato". "Io trovo assai giusto il mio mancato invito - dice ancora Eva Catizone - perché probabilmente il ricordo di chi come me fu ostinatamente scelta da Mancini per avere la 'stoffa del sindaco' era troppo ingombrante e cozzava con un certo disegno. Credo di non essere stata coinvolta semplicemente perché mi pare, anche solo a leggere alcuni dei nomi tra i partecipanti, che ci sia il tentativo, a mio avviso 'maldestro', di rivisitare la figura di Giacomo Mancini sotto il segno della destra. Una bizzarra novità, una cifra politica antitetica per chi, come me, ha vissuto e collaborato agli anni del 'Rinascimento cosentino' e del buongoverno manciniano. Dunque semplicemente sarei stata fuori posto. Francamente la mia storia, la mia identità politica è differente. Ero solo una ragazzina quando negli anni Settanta a Reggio Calabria, durante i Moti, importanti leader calabresi e nazionali furono pubblicamente avversati se non dilaniati, sino a bruciare in piazza i fantocci di Giacomo Mancini e di mio zio, Riccardo Misasi. E quello è per me un ricordo difficilmente cancellabile, di un leader carismatico che non smetterò di ringraziare nei miei ricordi, pubblici e privati, per avermi plasmato in politica. Più recente e diretto, oltre che struggente, è invece il ricordo di quando da una certa parte politica si tentò, in nome di un'accusa infamante e infondata, di ferirlo negandogli, da sindaco sospeso, l'accesso alle stanze di Palazzo dei Bruzi. Mancini aveva straordinarie capacità, fra cui il grande rispetto nei confronti dei suoi avversari, e apprezzava l'intelligenza, di destra e di sinistra. E' ovvio che il problema non è certo che a commemorarlo ci sia anche quella parte politica. Ma tentare, oggi, di cancellarne una dimensione, facendolo piroettare, per spostarlo verso una sensibilità politica a molti di noi ignota, è francamente eccessivo. Da 'urlo', se non da ruggito". "A questa rilettura - conclude Eva Catizone - io non mi presto e sommessamente esprimo tutto il mio dissenso per questa forma di ricordo improprio. Per sincerità dico che, dopo aver letto con attenzione e stupore alcuni tra i nomi dei partecipanti, difficilmente mi si vedrà al Rendano. Francamente preferisco ricordarlo come per me è stato, politicamente assai diverso. Altro. E poiché sono persuasa che i morti vanno rispettati e custoditi, consapevole che il ricordo di Mancini a me è davvero 'caro', come ogni anno l'8 aprile sarò, con un fascio di garofani rossi, a Colle Mussano. Mancini, io, preferisco onorarlo e ricordarlo così".

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