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    La Nave dei Folli approda all'Acquario con 4 giornate di jazz

     

    Giovanni Falzone

     

    La Nave dei Folli approda all'Acquario con 4 giornate di jazz

    15 gen 11 Dalla "Nave dei folli" non ci si poteva aspettare che una bizzarria : organizzare una quattro giorni di jazz ad alti livelli senza bussare alla porta di alcun ente pubblico, senza anticamere o questue a volta mortificanti. Un caso singolare di autofinanziamento ed autorganizzazione, ovviamente non esente da rischi, che dimostra come sia ogni tanto possibile fare le nozze con i fichi secchi, quando le idee valgono e lo spirito di sacrificio può fare la differenza. La Nave dei folli è quella che dà il nome ad un'associazione di appassionati di musica della città, in mezzo ai quali alcuni incalliti jazzofili, che per 4 giorni, grazie alla determinante collaborazione del Centro Rat che ha messo a disposizione il Teatro dell'Acquario, è riuscita nell'intento di offrire ai cosentini uno spaccato del miglior jazz italiano attualmente in circolazione nel nostro Paese, ma con interessanti ramificazioni nel resto d'Europa e in qualche caso anche oltreoceano.

    "Acquario in jazz" - questo il nome della rassegna – ha avuto il suo epilogo nel concerto del trio formato dal contrabbassista di lungo corso Ares Tavolazzi, dal batterista Emanuele Primavera e dal pianista di origini cosentine Enrico Zanisi, poco più che ventenne, ma già autentica rivelazione del panorama jazzistico italiano. Figlio di due musicisti – padre cremonese, madre cosentina – Enrico Zanisi vive da tempo a Roma dove, dopo aver abbracciato la musica classica, ha decisamente virato verso il pianismo jazz, divenendo ospite fisso del rinato "Music Inn", storico tempio della musica romano, tornato da poco a nuova vita dopo un periodo di chiusura.

    A Zanisi, che vi si esibisce spessissimo come ospite fisso, è toccato la scorsa primavera inaugurare il nuovo corso del jazz club che per anni è stato il capofila di tutti i locali di musica jazz della capitale. Nel concerto di Cosenza, al Teatro dell'Acquario, Enrico Zanisi ha dimostrato subito di che pasta è fatto. Rigoroso, virtuoso dello strumento, che suona con una leggerezza di tocco da far invidia al più consumato dei pianisti, guidato da un band leader d'eccezione come Ares Tavolazzi (storico fondatore del gruppo di avanguardia degli "Area"), il giovanissimo musicista ha letteralmente conquistato la platea, nella quale si erano confusi anche i nonni cosentini, promettendo ai già numerosi estimatori di incidere un disco con la formazione che lo ha accompagnato a Cosenza, che Tavolazzi ha ritenuto di dover definire sperimentale, ma che, a giudicare della qualità del concerto, è già una solida certezza.

    Tra le diverse composizioni eseguite, molte delle quali a firma dello stesso Zanisi, ha spiccato "Corale", contenuta nel cd "Quasi troppo serio" che il pianista ha inciso nel 2009 per un'etichetta indipendente, ma in un trio diverso da quello dell'Acquario (con Pietro Ciancaglini al contrabbasso ed Ettore Fioravanti alla batteria). Nel concerto di Cosenza il pianista ha messo in luce quel prezioso mix di classicismo e vena jazzistica che, senza apparire irriverenti, lo avvicinano, insieme ai suoi sodali Tavolazzi e Primavera, alle atmosfere care al trio di Keith Jarrett. Doti che disegnano in discesa il suo futuro e che ci danno la certezza che a Cosenza, per metà sua città d'origine, abbia brillato una stella nascente del firmamento jazzistico nazionale. Il fatto che tutto questo sia avvenuto davanti al pubblico di casa ha aggiunto emozione ad emozione. Ma ad "Acquario in jazz" non ha brillato solo la stella di Enrico Zanisi.

    Facendo un passo indietro, la rassegna ha proposto, inoltre, nella serata d'apertura il concerto di piano solo di Nico Morelli che fa parte di quella schiera di jazzisti italiani quasi osannati in Francia, tra i quali si colloca gente del calibro di Aldo Romano o di Francesco Bearzatti. Il concerto di Morelli è scivolato via nella consapevolezza di trovarsi di fronte un pianista di rango che fonde suoni popolari, quelli della pizzica della sua terra d'origine – la Puglia – con sonorità classiche e jazz. Capace di funambolismi che, con l'ausilio dell'elettronica, catturano le note per poi riprodurle amplificate, mentre le dita continuano a suonare creando quasi il suono di un'orchestra, Morelli ritrova la retta via quando si cimenta in un'Ave Maria da brividi che suscita intensi stati d'animo fino alla commozione. Il resto dell'esibizione è un piacevole condensato del suo ultimo cd, "Live in Morocco", compreso l'ottimo "New song", che documenta una serie di concerti tenuti tra Tangeri, Marrakesch e Casablanca insieme ad Aldo Romano e Michel Benita. E' invece un jazz ruvido, un po' più ostico per i puristi, ma molto apprezzato dagli amanti del free e delle avanguardie, quello proposto (la seconda serata di "Acquario in Jazz") dal Minimal duo composto dal trombettista Giovanni Falzone e dal contrabbassista Paolino Dalla Porta, di cui gli spettatori irriducibili hanno ricordato un'altra memorabile esibizione cosentina di 15 anni fa.

    All'inossidabile Dalla Porta – mai una sbavatura nella sua esibizione – ha fatto eco la tromba di Falzone, ormai consacrato tra i numeri uno dello strumento. Certo un concerto non di facilissimo ascolto, che ha sicuramente rappresentato la proposta più ardita di tutta la rassegna, ma il cui valore è fuori discussione. E che dire del duo della terza serata? Il pubblico dell'Acquario si è trovato di fronte ad un'accoppiata tutta siciliana: il sassofonista di Vittoria Francesco Cafiso ed il catanese Dino Rubino, abitualmente conosciuto come trombettista del quartetto di Cafiso (completato da Rosario Bonaccorso e Giovanni Mazzarino), ma che a Cosenza si è cimentato, con sorprendenti risultati, al pianoforte, salvo riprendere in mano la tromba in un simpatico rimescolamento nel quale lo stesso sassofonista ha abbandonato il suo abituale strumento per esibirsi alla tastiera del piano. Ex enfant prodige, quando a soli 14 anni venne scoperto al Festival di Pescara dal trombettista Wynton Marsalis, Cafiso ha avuto in quest'ultimo il suo mentore, fino ad arrivare a suonare insieme allo stesso Marsalis e alla sua Lincoln Center Orchestra alla cerimonia di insediamento di Barack Obama. Da quel momento il suo successo è stato inarrestabile, grazie anche ad una raggiunta maturità che lo ha consacrato come uno dei nostri musicisti jazz più talentuosi. Con Rubino forma una coppia affiatatissima che anche a Cosenza ha suscitato unanimi apprezzamenti durante quello che è stato il concerto più affollato di tutta la rassegna. Un rapporto empatico il loro che ha prodotto un disco, "Travel dialogues", che è una piccola perla e che, come il concerto, mescola standard con composizioni di Cafiso ed ospita al suo interno un brano, "Pablo", autore stavolta Rubino, che vira decisamente verso il latin jazz e che nel concerto dell'Acquario ha strappato applausi a scena aperta. Incassato il successo della rassegna, si spera che "La nave dei folli" sia pronta a salpare per una nuova avventura. E' auspicabile che stavolta non venga lasciata sola.

    Enrico Zanisi, al pianoforte

    Concerto Cafiso Rubino

    Zanisi, Tavolazzi, Primavera

     

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