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    Cauteruccio porta Pirandello al Rendano

     

     

    Cauteruccio porta Pirandello al Rendano

    09 gen 12 E' "Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello il secondo titolo della stagione di prosa del Teatro "Rendano", curata dalla responsabile artistica Isabel Russinova, e che andrà in scena domani, martedì 10 gennaio (ore 20,30) e, in replica, mercoledì 11 gennaio (sempre alle ore 20,30). Questo nuovo allestimento del testo pirandelliano, che può essere considerato una sintesi di tutta l'opera del drammaturgo siciliano, è prodotto dalla Compagnia "Krypton" di Firenze ed é firmato dal regista cosentino Giancarlo Cauteruccio che torna nella sua città d'origine e al "Rendano" dopo il trionfo tributato allo spettacolo, alla "Pergola" di Firenze, da circa quattromila spettatori, tanti quanti hanno avuto modo di applaudirlo nelle cinque sere di permanenza, nel marzo dello scorso anno, nel teatro fiorentino. Cauteruccio affronta per la prima volta la scrittura pirandelliana, scegliendo un romanzo e non una scrittura teatrale, grazie anche all'adattamento che ne ha fatto Giuseppe Manfridi. L'interprete principale è Fulvio Cauteruccio nel ruolo di Vitangelo Moscarda, il giovane banchiere siciliano, protagonista del romanzo pirandelliano, che tenta di ricostruire la sua esistenza affrancandola dai condizionamenti imposti dalle convenzioni, alla ricerca del vero sé, possibile solo attraverso un atto di libertà. Lo affiancano sul palcoscenico Monica Bauco (nel ruolo dell'amante Anna Rosa) e la giovane attrice Laura Bandelloni (la moglie Dida). Gli altri ruoli sono presenze incorporee, le voci off di Irene Barbugli, Roberto Gioffré, Riccardo Naldini, Carlo Salvador e Tommaso Taddei. A spiegare tutta l' operazione, che risente di una profonda contaminazione di Pirandello con Beckett, autore guida di tutto il teatro di Giancarlo Cauteruccio, è lo stesso regista calabrese "Sono così legato a Beckett - afferma il regista - che approcciare il mio lavoro con Pirandello equivale a una stranezza. Nessuno si sarebbe mai aspettato che Cauteruccio, il tecnologico, colui che comunque ha sempre lavorato sui linguaggi estremi arrivasse a Pirandello. E' la mia prima volta con Pirandello ed è anche per questo che ho immaginato un Pirandello in Beckett che risale a un episodio di qualche tempo fa. Il grande e compianto Maurizio Grande, che è stato anche docente all'Università della Calabria, un giorno mi disse: devi fare un lavoro tra Pirandello e Beckett. Io a quei tempi ero anche un po' giovane ed avevo sinceramente un po' paura di approcciare questo tema e lui, invece, mi scrisse un testo che si chiamava proprio "Gran teatro Beckett" dove lo spettacolo era composto da un dialogo tra Pirandello e Beckett e gli unici due personaggi della piéce erano proprio loro due. Nel momento in cui ho iniziato a pensare di mettere in scena un Pirandello non sono andato a cercarmi una sua drammaturgia, ma sono partito dal romanzo, "Uno nessuno e centomila", il grande romanzo pirandelliano che è a mio parere l'opera che sintetizza tutto il suo percorso e nella quale tutte le sue creature si palesano. Uno straordinario racconto che è anche una sorta di diario di Luigi Pirandello". "Ancora una volta la voce off - aggiunge - è un linguaggio di derivazione beckettiana e quindi forse 'l'Ultimo nastro di Krapp' è l'esempio più calzante, ma molta voce off esiste anche in opere minori di Beckett. Posso dire che filtrare Pirandello attraverso Beckett ha dato un ottimo risultato e questo dimostra che si possono mettere in scena i classici, ma senza dimenticare che il teatro è un'arte, e cioé che il teatro non può diventare spettacolo, come spesso sta avvenendo in Italia, e che non si può adattare la grande drammaturgia allo spettacolo leggero. Bisogna avere il coraggio di entrare nelle viscere di un testo, ma di entrare anche nelle viscere di un autore. Il pubblico, di fronte ad un'operazione culturalmente profonda e anche complessa, ha avuto una reazione straordinaria ed è così che si spiega il successo, non solo di critica, ma anche di pubblico, che questo spettacolo, che gira ormai da tre stagioni, ha avuto in teatri molto importanti in Italia (come Milano e Firenze)". "Per questo spettacolo non si dovrebbe parlare del Cauteruccio, ma dei Cauteruccio per un motivo semplicissimo. Perché in realtà io che provengo dalle arti visive e dall'architettura, ad un certo punto ho visto crescere insieme a me mio fratello Fulvio che viene dalla scuola di Gassman. Lui ha avuto la fortuna di essere allievo di Gassman, quando Gassman insegnava quotidianamente nella Bottega di Firenze.Per Krypton rappresenta l'anima del lavoro dell'attore. Tra l'altro in questi anni è stato bravissimo a dirigere questo progetto di formazione dell'attore che abbiamo da vent'anni al Teatro Studio a Scandicci e dal quale stanno venendo fuori degli ottimi attori. Una delle due attrici del Pirandello in scena al "Rendano", Laura Bandelloni, è proprio un risultato straordinario di questo progetto formativo. Accogliamo dei giovani che lentamente maturano il percorso vivendolo in una maniera trasversale. Non è la tipica scuola dell'attore, ma appunto un percorso dell'attore attraverso la cultura dell'arte. La cosa che mi è più dispiaciuta è che il lavoro che ho voluto fare, la messinscena del lavoro di Strati e Ziccarelli, "Il ritorno del soldato", che era tra l'altro un lavoro impostato da me in maniera quasi ronconiana, la Calabria non è riuscita a portarselo nei suoi teatri, perché probabilmente continua a prediligere nomi, nomoni e nomignoli dello spettacolo italiano e probabilmente Saverio Strati non fa cassetta".

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