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    Vecchione "Servono nuove politiche sul credito"

     

     

    Vecchione "Servono nuove politiche sul credito"

    24 set 11 "Il 150o anniversario della costituzione della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania richiama la società civile ed i pubblici poteri come la Regione, la Provincia e la Camera di Commercio, alla necessità ed all'urgenza di nuove e diverse risposte nel settore primario del credito, funzionali al superamento delle emergenze dei locali territori, penalizzati ulteriormente dalla recessione in atto". Lo afferma Stefano Vecchione Presidente associazione politica "Insieme per la Grande Cosenza". "I debiti di imprese e famiglie –aggiunge Vecchione- sono in crescita e le società di produzione e servizi, gli ististuti finanziari e le utilities, hanno cercato di recuperare crediti in Calabria, dove il valore delle rate non pagate, dalle utenze telefoniche ai mutui, dal credito al consumo alle bollette di luce e gas, rapportate al prodotto interno lordo della regione, è pari al 4,5%, rispetto ad una media nazionale del 2%, ed inferiore solo a quello della Sicilia, con il valore assoluto dei crediti da recuperare pari a oltre un miliardo e mezzo di euro. Per l'Abi le famiglie calabresi sono tra le più indebitate dell'intera nazione, cresce il disagio, diminuiscono i consumi ed è forte l'aumento dell'usura, evidenziato dal rapporto Eurispes, con la Calabria prima tra le regioni d'Italia per il triste fenomeno. L'Istat, nel rapporto sui consumi, conferma che per la prima volta in dieci anni la «spesa» familiare si riduce in misura consistente, e «si sono rivelati formiche perfino i ceti medio-alti» che hanno tagliato le spese anche sui prodotti di prima necessità, come il cibo. La maggioranza dei nuclei familiari è così costretta a vivere una inaccettabile condizione economica e cresce il numero dei poveri, con i rapporti della Banca d'Italia che riportano a più riprese il segno meno in quasi tutti i settori: ai «dati sull'occupazione che fanno tremare la Calabria e rimangono tra quelli più elevati in negativo delle regioni italiane», si aggiungono i «divari nella capacità di accesso al credito e nel costo dei finanziamenti tra Centro-Nord Italia e Mezzogiorno che sono significanti e persistenti e dove il tasso di interesse sui finanziamenti a breve termine è superiore». Siamo, pertanto, in presenza, di «uno scenario inquietante», che rende non rinviabile una più ampia strategia per la riduzione degli effetti negativi dell'attuale ciclo economico. In questo contesto, diverse banche di interesse nazionale hanno ridotto le linee di credito e chiesto il rientro delle esposizioni, altre a carattere locale sono state commissariate dalla Banca d'Italia, con lo stallo delle attività, i disagi degli utenti, e la possibile chiusura, mentre c'è necessità di un significativo apporto al sostegno di famiglie e imprese, in termini di innovazione, qualità e quantità di credito erogato. Quando si parla e si scrive di credito in Calabria e nel Mezzogiorno d'Italia ritorna subito alla mente il ricordo, lontano, dell'encomiabile attività istituzionale della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, istituita a Cosenza, per iniziativa del Consiglio provinciale, il 24 settembre 1861. Una banca che ha sempre operato al servizio dell'economia del territorio, ed ha sostenuto la crescita sociale delle comunità calabresi ed anche, dalla metà del Novecento, di quelle lucane, conformando, sin dalla sua costituzione, le proprie finalità ai principi di sussidiarietà. Dopo oltre un secolo di benemerito impegno verso famiglie ed imprese, la Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania confluisce in una banca lombarda «grazie all'incompetente e subalterno ceto politico calabrese incapace persino di far valere il valore di mercato della Cassa, con la legge Amato usata come pretesto» e nonostante la forte opposizione della Camera di Commercio di Cosenza. A distanza di circa venti anni dalla conclusione dell'esperienza della Cassa calabrese, per dare risposte concrete e immediate al consolidamento e allo sviluppo dell'economia regionale, prima che la crisi degeneri e diventi irreversibile, è crescente la consapevolezza di approfondire queste problematiche e di pervenire alla fondazione di una nuova Cassa. L'obbiettivo è lo stesso di quel Consiglio provinciale che ha cercato, appena dopo l'unità d'Italia, di unire alla valutazione del merito creditizio, la solidarietà concreta nei confronti di chi ha il sacrosanto diritto di rimanere a pieno titolo nella vita economica e sociale. Una nuova Cassa da realizzarsi con gli interventi sussidiari tra i pubblici poteri a supporto di una aggregazione di banche di credito cooperativo, avente a capofila la positiva esperienza della Mediocrati, una «banca con un anima locale con il suo patrimonio più grande che sono le persone», per un nuovo e moderno strumento bancario locale, funzionale al consolidamento dell'esistente e alla nascita di una nuova piccola industria, nel quadro del modello economico diverso che verrà fuori da questa lunga crisi.

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