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    Province sotto i tagli pronte alla rivolta

     

     

    Province sotto i tagli pronte alla rivolta

    08 giu 10 C'e' chi chiama alla piazza e chi si appella alla Costituzione: le Province che, in base a quanto stabilito oggi dagli emendamenti al ddl sulla Carta delle Autonomie, dovrebbero essere abolite non ci stanno. Mentre quelle che ritengono di essersi 'salvate' esultano. Intanto il presidente dell'Upi (Unione delle province italiane), Giuseppe Castiglione, auspica che la Carta delle Autonomie vada presto all'esame dell'Aula, per ''approfondire'' e per ''assicurarne la piena coerenza'' con la Costituzione. Saturnino Di Ruscio, sindaco di Fermo - una delle quattro province che insieme a Vercelli, Isernia e Vibo Valentia dovrebbero essere abolite perche' al di sotto dei 200 mila abitanti - annuncia un ordine del giorno urgente per ''mobilitare tutto il territorio, le associazioni di categoria e l'opinione pubblica in modo da intraprendere ogni possibile iniziativa''. Il ddl deve ancora andare alla Camera, sottolinea, ''c'e' ancora un margine per recuperare''. E tra le forme di protesta non esclude di tornare, come gia' successo sei anni fa, a occupare l'autostrada A14 e a organizzare pullman diretti a Roma per ''presidiare'' i Palazzi delle istituzioni. Il diretto interessato, il presidente della Provincia di Fermo, definisce incostituzionale l'emendamento, perche' la soppressione o l'istituzione di Province necessita ''della formale iniziativa dei Comuni e del parere della Regione''. Infuriato e' il presidente della Provincia di Vibo Valentia, che si sfoga: ''i cittadini non sono stupidi - dice Francesco De Nisi - e l'ingiustizia di questa scelta e' sotto gli occhi di tutti''. Protesta anche il presidente della Provincia di Crotone, benche' sia tra quelle in forse: ''la montagna ha partorito il topolino'' dice. Il suo collega di Isernia, Luigi Mazzuto, definisce ''non attendibile'' il criterio che stima la validita' di una provincia e il suo ruolo sul territorio sulla base della quantita' della popolazione. Di ''provvedimento inefficace e inutile'' parla poi il presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che si dice ''pronto a scendere in campo per evitare che questo provvedimento sia approvato in modo definitivo''. E con Scopelliti si dice ''assolutamente d'accordo'' il ministro della Difesa e coordinatore Pdl La Russa, perche' l'abolizione di sole tre piccole Province, afferma, ''non porterebbe significativi vantaggi economici. Un simile provvedimento ha ragion d'essere e trova la mia piena condivisione solo se riguarda le province nel loro complesso o almeno, con chiari criteri, una parte considerevole di esse''. A tirare un sospiro di sollievo e' Rieti: perche' l'emendamento approvato oggi dalla maggioranza fissa a 200 mila abitanti il limite per l'abolizione, ma un sub-emendamento - proposto dalla deputata Pdl Beatrice Lorenzin in sintonia con il senatore reatino dello stesso partito Angelo Maria Cicolani - lo fissa a 150 mila per le province con il 50% di territorio montano. Una modifica che ha ''salvata'' la provincia laziale e fatto dire al presidente della Camera di Commercio reatina, Vincenzo Regnini: ''e' segno che la task force messa in atto a livello territoriale e politico ha lavorato bene''. Soddisfatto anche il presidente della Provincia di Verbano-Cusio-Ossola, Massimo Nobili, ''scampata'' all'abolizione perche' prevalentemente montana. Il suo collega di Biella invece sta ancora facendo i conti, ma a spanne dovrebbe avercela fatta.

    Il taglio solo per 4 province. Esce dalla manovra ma rientra nella Carta delle Autonomie la soppressione delle 'mini-province', anche se, per una serie di 'paletti', riguarderà per certo solo quattro province: Vercelli, Isernia, Fermo e Vibo Valentia. La misura arriva con un emendamento del relatore al ddl sulla Carta delle Autonomie, Donato Bruno, approvato in commissione Affari Costituzionali alla Camera e riguarda solo quelle sotto i 200mila abitanti. Fuori anche quelle con il 50% di terreno montano, che verranno soppresse solo se sono davvero 'micro' e non superano, cioé, i 150mila abitanti. Una novità che 'salva' Rieti, Biella e Verbano-Cusio-Ossola. La soppressione avverrà entro 24 mesi dall'entrata in vigore del disegno di legge e attraverso decreti attuativi del governo. Con l'ok all"emendamento-Brunò si completa l'esame della commissione Affari Costituzionali sul ddl sulla Carta delle Autonomie. Domani dovrebbe arrivare il via libera al mandato al relatore e lunedì il testo approderà in Aula alla Camera. Se il testo non cambierà le opposizioni si preparano a votare no. "C'é uno scollamento totale - attacca il Pd con i responsabili Enti Locali e Politiche del Territorio, Davide Zoggia e Claudio Martini - tra Carta delle Autonomie e federalismo fiscale e anche con la manovra". La Carta, il cui cuore è la definizione delle funzioni alle autonomie, rappresenta, in effetti, l'altra faccia del federalismo fiscale. Federalismo che il presidente della Camera Gianfranco Fini torna a chiedere rispetti lo "spirito di unità nazionale". Sulla riforma, però, la Lega corre mentre anche il ministro dell'Economia Giulio Tremonti spiega di ritenerlo importante per il controllo della spesa pubblica. Dopo il via libera al primo dei decreti attuativi della legge delega, quello sul demanio, infatti, il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, annuncia che i prossimi due dlgs attuativi vedranno la luce entro giugno insieme alla relazione del governo alle Camere con i numeri della riforma. Il primo dei prossimi due decreti, quello sull'autonomia impositiva di Comuni e Province, spiega Calderoli, sarà presentato già entro la prossima settimana alle autonomie. E, trattandosi di tributi locali, è ipotizzabile che ci rientri quella 'service tax', alla quale lo stesso Calderoli ha più volte accennato. Mentre, per il Pd con Francesco Boccia, l'accelerazione annunciata dal ministro prelude a nuove tasse. Entro giugno dovrebbe essere presentato anche il decreto sui costi e fabbisogni standard dei servizi. "Abbiamo impresso una accelerazione - sottolinea Calderoli - in conseguenza della manovra perché se si producono tagli lineari questi incidono sia sulle efficienze che sulle inefficienze". Se vengono stabiliti costi e fabbisogni standard con una incidenza sui trasferimenti, è però il ragionamento, "si incide sugli sprechi e si premia la virtuosità". In questo modo, dice Calderoli, "si dà una risposta ai territori", sui quali la manovra pesa molto. I decreti andranno poi all'esame della 'bicameralina' per il federalismo fiscale che riprende a pieno ritmo la propria attività da giovedì.

     

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