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    Operazione Tsunami: preparavano attentato a PM Luberto, 12 arresti

     

     

    Operazione Tsunami: preparavano attentato a PM Luberto, 12 arresti nella cosca Abruzzese a Corigliano

    10 giu 11 Lo volevano morto. Troppe volte si era messo in mezzo facendoli andare in galera e spezzando i loro traffici illeciti. "Appena arriva l'arma, tra qualche giorno, lo facciamo fuori" dicevano tra loro. Gli affiliati agli Abbruzzese, conosciuta come il "clan degli zingari", attivo nell'alto Ionio cosentino, avevano progetto di uccidere il pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto e si erano già attivati con pedinamenti ed appostamenti sotto casa del magistrato, in attesa del momento buono. Il progetto, però, è stato sventato dai carabinieri di Cosenza che stamani, con l'operazione "Tsunami" hanno eseguito 11 fermi (un altro lo ha eseguito la polizia) facendo terra bruciata intorno al gruppo di fuoco. Adesso resta da dare un nome a quella voce che si sente in una intercettazione e che parla dell'attesa dell'arma, ma le indagini sono ben avviate e non è escluso che a breve possano esserci ulteriori sviluppi. I carabinieri stavano indagando su un giro di droga ed avevano messo sotto controllo alcuni telefoni. Ma quando, nelle registrazioni, hanno sentito quella frase, sono sobbalzati ed hanno capito che le indagini, almeno su quel fronte, erano finite. In sottofondo ad una telefonata intercettata, infatti, alcune persone che stavano vicino al telefonista parlavano tra loro ed il senso di quello che stavano dicendo era chiarissimo: "tra qualche giorno ammazziamo Luberto". Immediatamente i carabinieri hanno rafforzato la tutela al pm, poi confermata dai prefetti di Catanzaro e Cosenza, ed hanno avvertito il procuratore della Dda catanzarese, Vincenzo Antonio Lombardo, ed il suo vice, Giuseppe Borrelli, che non ci hanno pensato un attimo a firmare i decreti di fermo nei confronti di coloro che, comunque, frequentavano gli ideatori del progetto di attentato. E così, stamani, sono scattate le manette ai polsi di dodici persone, tra le quali tre donne, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione aggravati di armi da sparo comuni e da guerra. Nessuna contestazione per il progetto di attentato perché non é stato messo in pratica. Tra i fermati c'é anche Tommaso Iannicelli, ritenuto il capo della omonima famiglia che per gli investigatori è inserita a pieno titolo nella cosca degli Abbruzzese. Iannicelli era stato condannato all'ergastolo nell'aprile del 2006 per l'omicidio di Carmine Pepe, un ragazzino di 15 anni ucciso il 3 novembre 2002 a Cassano allo Ionio. In appello, però, nell'aprile del 2008, l'uomo è stato assolto dall'accusa di omicidio e condannato per associazione mafiosa. Condanna che ha già scontato. "Questa volta - ha detto Lombardo - sono molto preoccupato. Non si tratta della solita minaccia, ma di un progetto di attentato. C'é una reazione delle cosche contro gli uomini impegnati nella lotta alla 'ndrangheta''. E che Luberto sia uno di questi uomini lo dimostrano le inchieste condotte contro gli Abbruzzese che hanno portato a numerose operazioni (Lauro, Sibaris e Timpone rosso per citarne alcune) e a decine di condanne. Solo alcuni giorni fa, il 26 maggio, grazie alle inchieste del pm, uno dei boss della famiglia, Nicola Abbruzzese, detto "semiasse" è stato arrestato dopo anni di latitanza dai carabinieri di Cosenza proprio nel giorno in cui il fratello Francesco è stato condannato all'ergastolo dalla corte d'assise di Cosenza.

    Operazione iniziata all'alba. Dalle prime ore dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza nel contesto dell’Operazione TSUNAMI procedono al fermo di indiziato di delitto nei confronti di 11 pluripregiudicati. I provvedimenti, delegati dalla DDA di Catanzaro, riguardano elementi della cosca Abbruzzese - attiva nel territorio dell’alto Jonio cosentino - ritenuti responsabili di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione aggravati di armi da sparo comuni e da guerra. L’attività investigativa ha consentito di accertare inoltre che la cosca Abbruzzese, già duramente colpita con l’arresto del latitante Nicola Abbruzzese - avvenuto il 26 maggio scorso ad opera dei Carabinieri di Cosenza - e con la condanna all’ergastolo del fratello, Francesco Abbruzzese - irrogata dalla Corte di Assise di Cosenza lo stesso 26 maggio - stava pianificando un’ imminente attentato alla vita di un magistrato della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Nel medesimo contesto operativo, il Commissariato della Polizia di Stato di Castrovillari dà corso ad un provvedimento di fermo nei confronti di altro affiliato alla medesima consorteria.

    Video Operazione tsunami

    Progetto attentato durante indagini droga. Il progetto di attentato contro il pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto scoperto dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, che stamani, insieme alla polizia, hanno fermato 12 persone, e' venuto alla luce nel corso di un'inchiesta su un traffico di droga. Intercettando il telefono di uno degli indagati, gli investigatori hanno sentito in sottofondo alcuni affiliati alla "cosca degli zingari" degli Abbruzzese che parlando tra loro facevano esplicito riferimento all'omicidio di Luberto. E' uno di loro, ancora da identificare, che dice "se arriva l'arma, in due o tre giorni, lo facciamo fuori". "Questa volta - ha detto il procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo - sono molto preoccupato. Non si tratta della solita minaccia, ma di un progetto di attentato. C'é una reazione delle cosche contro gli uomini impegnati nella lotta alla 'ndrangheta. Ma lo Stato sa proteggere i suoi uomini''. Lombardo ha incontrato i giornalisti insieme all'aggiunto Giuseppe Borrelli, al comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, Francesco Ferace, al comandante del reparto operativo, colonnello Vincenzo Franzese, al Comandante della Compagnia Carabinieri di Corigliano, capitano Paolo Rubbo ed al dirigente del Commissariato di Castrovillari della polizia Giuseppe Zanfini. Le indagini dei carabinieri adesso proseguono per cercare di risalire a colui che ha pronunciato la frase minacciosa. In ogni caso, per scongiurare il pericolo di attentati, i carabinieri hanno sottoposto a fermo tutti coloro che erano coinvolti nell'inchiesta anche se non gli viene contestato alcun reato in relazione al progetto di attentato dal momento che il tentativo non è stato attuato proprio per l'intervento dei militari.

    Due etti di eroina. Durante le perquisizioni avvenuta questa mattina i carabinieri hanno rinvenuto anche oltre 200 grammi di eroina, parte già suddivisa in dosi pronte per lo spaccio e bilancini di precisione. L'accusa per tutti gli arrestati è quella di associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

    Quattro donne tra gli arrestati: Ci sono quattro donne tra le dodici persone sottoposte a fermo dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e dalla polizia con accuse che vanno dall'associazione mafiosa all'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, al porto e detenzione di armi da sparo comuni e da guerra. L'operazione, denominata Tsunami, secondo gli investigatori ha consentito di scongiurare un progetto di attentato ai danni del pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto. Questi i nomi:
    Maria Rosaria Lucera, 41 anni di Cassano, già sottoposta ai domiciliari
    Antonio Lucera, 38 anni, di Cassano censito penalmente
    Nicola Campolongo, 21 anni di Cassano, censito penalmente
    Antonia Maria Iannicelli, 22 anni, di Cassano censita penalmente
    Simona Iannicelli, 26 anni, di Cassano, censita penalmente
    Roberto Pavone, 35 anni, di Corigliano, censito penalmente
    Maria Marzella Marranghelli, 39 anni, di Cassano, censita penalmente
    Cosimo Lucera, 65 anni, di Tarsia, censito penalmente
    Haramis De Rosa, 20 anni, di Cassano
    Danilo Ferarro, 22 anni, di Castrovillari
    Massimiliamo Aversa, 20 anni di Cassano
    Tommaso Iannicelli dellto "Il calciatore", 32 anni, di Cassano, censito penalmente

    Il PM Luberto nel mirino. Volevano compiere un attentato contro il pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto, i presunti affiliati alla cosca Abbruzzese fermati stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza. Il magistrato è da anni in prima linea contro la cosca che opera nell'alto Ionio cosentino. Dal 2004 in poi ha coordinato una serie di inchieste (tra le quali Lauro, Sibaris e Timpone rosso) che hanno riguardato proprio gli Abbruzzese e che hanno portato all'arresto di numerosi persone tra le quali anche latitanti storici della 'ndrangheta dell'alto Ionio cosentino. Inchieste che spesso si sono concluse con pesanti condanne. In passato Luberto ha subito minacce ed intimidazioni. In particolare, nel 2007, ignoti sono entrati nel garage della sua abitazione e gli hanno rubato l'auto. Ma prima di andarsene hanno danneggiato tutto ciò che hanno trovato ed hanno lasciato tutta una serie di frasi di minacce scritte sui muri. Due anni dopo la casa del magistrato e stata "visitata" da qualcuno che si è impossessato di alcuni monili in oro appartenenti alla moglie. Già allora, però, l'ipotesi del semplice furto trovò scarso credito presso gli investigatori.

    Catturati grazie alle intercettazioni, protezione per Luberto. "Appena arriva l'arma, tra qualche giorno, lo facciamo". E' questa frase, pronunciata verso la fine di maggio da uno degli indagati, a far scattare l'allarme dei carabinieri su un progetto di attentato ai danni del pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto. Frase che ha fatto seguito ad un'altra, nella quale si sente dire: "l'altra volta non siamo entrati in azione perché pioveva". I carabinieri, che stavano conducendo un'inchiesta sulla cosca degli Abbruzzese coordinata dallo stesso pm, hanno subito intensificato i controlli e dopo avere rafforzato la tutela al magistrato, sono entrati in azione forti di provvedimenti di fermo emessi dalla Dda catanzarese per sventare sul nascere qualsiasi ipotesi di attentato. Dalle intercettazioni è emerso che alcuni dei fermati nell'operazione di stamani, già da tempo stavano controllando le mosse del magistrato. Parlando tra loro citano le abitudini del pm, di come si muove, se è solo o in compagnia. E verso la fine di maggio, dopo che la cosca ha accertato che in certi momenti il magistrato è solo, arriva la frase "appena arriva l'arma lo facciamo". Probabilmente, è l'ipotesi degli investigatori, chi aveva progettato di uccidere Luberto stava aspettando un'arma particolare, forse un fucile di precisione. Per il procuratore Luberto è scattato il piano di protezioene messo a punto dai carabinieri il giorno stesso delle intercettazioni.

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