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    Con arresto Oppedisano potere mafioso sradicato da Rosarno

     

     

    Con arresto Oppedisano potere mafioso sradicato da Rosarno

    13 lug 10 ''Arrestaru puru a Don Micu Oppesidano'', recita il tam tam a Rosarno. Si sa chi e' e nessuno fa commenti. Un'alzata di spalle e via. Silenti e pensierosi in attesa di altre notizie, di altri particolari. Anche questa volta Rosarno, quasi ventimila abitanti, a due passi dal mega porto di Gioia Tauro, luogo dalle mille contraddizioni e dal degrado strisciante che serve a mimetizzare business di ogni tipo a partire dal traffico di droga, e' finita al centro dell'inchiesta contro le cosche della 'ndrangheta. Qui, dove il comune e' commissariato per sospette infiltrazioni mafiose, teatro della rivolta degli immigrati africani del gennaio scorso, hanno arrestato il vecchio patriarca Domenico Oppedisano, 80 anni, considerato ora dagli inquirenti il nuovo n.1. Molti si interrogano e chiedono se sia vero. I nomi piu' noti a Rosarno sono, infatti, altri. Rosarno e' una citta' abituata alle sirene della polizia e dei carabinieri. Qui quando si sentono nella notte tutti sanno che qualcuno e' stato catturato. E' accaduto ancora stanotte, con una retata che lascera' il segno, e poi chissa' quante altre volte. Normale per un paese che vanta una sorta di record dai numeri poco invidiabili e che danno l'idea di come la comunita' sia avvinghiata dalla criminalita' organizzata: una decina i latitanti illustri, centinaia le persone arrestate e oltre un migliaio quelle alle quali sono stati imposti obblighi restrittivi della liberta' personale emanati dall'autorita' giudiziaria. Alla tenenza dei carabinieri vi e' uno stanzone zeppo di migliaia di fascicoli che quasi ogni giorno vengono aperti e consultati. Carte recenti ovviamente, perche' per l'archivio vero occorrono varie stanze. La notte scorsa le manette sono scattate ai polsi del vecchio boss ottantenne Domenico Oppedisano e a quelle dei suoi figli Michele e Raffele. Una famiglia legata ai vecchi codici di 'ndrangheta ma che in questi anni ha saputo rendersi autonoma conservando una dimensione di assoluto rispetto e non solo a Rosarno. Il collaboratore di giustizia Salvatore Facchinetti cita Oppedisano come testimone di lusso al suo battesimo di 'ndrangheta e lo descrive come uno dei capi della vecchia onorata societa'. Sarebbe toccato proprio a lui, a questo vecchio ''saggio'' che ha amici un po' dovunque in Calabria prendere il bastone del comando addirittura della ndrangheta calabrese. Girando stamani tra le vie e le piazze di Rosarno, il nome don Mico Oppesidano lo conoscono tutti, anche le pietre, e non perche' assunto agli onori della cronaca. Anzi, di lui non c'e' traccia di imputazioni negli ultimi 40 anni e forse anche di piu'. Ma tutti a Rosarno sanno chi e' e cosa rappresenta: un vecchio uomo d'onore di cui avere rispetto. Uno, pero', che non ha mai fatto parlare di se'. La notizia del suo arresto in questa citta' passa cosi' di bocca in bocca. Un porta a porta che in pochi attimi ha persino varcato i confini della stessa Rosarno. E c'e' meraviglia ma non tanto per le prime notizie che cominciano ad emergere. A Rosarno si conoscevano, infatti, i Pesce e i Bellocco, che non solo qui controllano l'economia, le estorsioni, gli appalti pubblici e il mercato della droga. Si conosceva la potenza degli Alvaro di Sinopoli, per non parlare di quella delle cosche di San Luca in Aspromonte. Cosa diversa rispetto a don Mico Oppedisano, che invece e' rimasto sempre appartato, quasi come un ''sacerdote'' delle vecchie regole e dei vecchi codici. Oggi l'inchiesta delle Dda di Milano e Reggio Calabria lo indica come il n.1 assoluto. Non senza qualche sorpresa, in verita'.

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