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    Un malore porta via Gigi Marulla

     

    Un malore porta via Gigi Marulla

    19 lug 15 Gigi Marulla non c'e' più. Il tamburino di Stilo, bandiera del Cosenza Calcio, non ce l'ha fatta a superare la crisi che questo pomeriggio lo ha colpito nella sua residenza estiva a Cavinia. Ricoverato urgentemente nell'ospedale di Cetraro č spirato nel primo pomeriggio dopo un'ora di rianimazione. Disperazione e lacrime in Famiglia, disperazione nel mondo del calcio incredulo alla notizia. Rimaniamo concertati e inermi davanti a quanto successo. Difficile trovare parole che colmino un dolore così grande. Calciatore, allenator ee per utimo, e non ultimo scopritore di talenti del calcio. Gigi Marulla è stato per tutti un simbolo a cui ispirarsi, un uomo esemplare e di grande compagnia. Difficile dimenticare nelle ultime celebrazioni del centenario del Cosenza calcio i suoi racconti sullo spogliatoio e su come teneva alto il morale dei compagni con scherzi e battute. Ora ci mancherai per sempre. Ma una bandiera non muore mai, Gigi sarai sempre nei nostri cuori.

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    Aveva 52 anni, ex attaccante e capitano del Cosenza, dove ha giocato per 11 anni diventando una bandiera della squadra e l'attaccante più prolifico della storia dei rossoblu. L'ex atleta era nel giardino della sua casa estiva di Cavinia, una frazione di Cetraro, quando, dopo aver bevuto una birra ghiacciata, ha avvertito un malore. Si è recato in ospedale dove i medici, capita la gravità, sono subito intervenuti ma senza riuscire a salvare Marulla. Secondo le prime indicazioni l'ex giocatore sarebbe morto per un infarto provocato, forse, da una congestione. A Cosenza Marulla aveva giocato tra gli anni '80 e '90 disputando tre campionati in C/1 e otto in Serie B. In carriera aveva vestito anche le maglie di Acireale, Avellino, Genoa e Castrovillari, dove ha chiuso la carriera nel 1999. "Gigi Marulla - ha sostenuto il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, appresa la notizia - nella nostra città è il simbolo indiscusso del calcio. Nell'immaginario della tifoseria, e non solo, un punto di riferimento che incarna i valori di pulizia sportiva e, oltre lo sport, un raro esempio comportamentale. Oggi, con profondo dolore, non riesco ancora a credere di doverne parlare al passato. Si tratta di un fulmine a ciel sereno. Cosenza tutta è scossa dalla notizia di aver perso uno dei suoi figli più amati, una persona perbene, nata a Stilo ma cosentino d'adozione, un cosentino doc. Indimenticabile il suo gol-salvezza a Pescara, in campo neutro, nello spareggio contro la Salernitana per la permanenza in Serie B. Aveva addirittura rifiutato la Serie A pur di continuare a giocare indossando la casacca rossoblù. Un amore sempre ricambiato quello fra Cosenza e il suo calciatore-emblema per antonomasia". "Alla moglie Antonella e ai figli Kevin e Ylenia - ha concluso Occhiuto - giunga il forte abbraccio di tutta la nostra città. Gigi Marulla continuerà a vivere nei ricordi di chi ha avuto a fortuna di conoscerlo perché le bandiere non muoiono mai". "Una notizia che gela il sangue! Addio a Gigi #Marulla emblema del calcio calabrese. Grazie per tutto quello che ci hai dato. #CiaoGigi" è stato invece il twitt con cui il segretario regionale del Pd calabrese Ernesto Magorno ha ricordato Marulla. Gianni Di Marzio che lo ho avuto come calciatore gli dedica questo tweet: "Con te in campo,partivo sempre in vantaggio .Sei stato il giocatore e l'uomo che ogni allenatore avrebbe voluto avere .Ciao Gigi"

    Addio Marulla. Renato Campanini, ala sinistra e bomber dell'Ascoli che nel 1974 Carletto Mazzone trascinò in Serie A, lo aveva definito semplice come una siringa, doloroso e letale come un cobra. Gigi Marulla, oggi stroncato da un infarto a soli 52 anni, e dopo decine di gol, è stato un bomber implacabile che, come pochi, riusciva a vedere la porta. Ma è stato soprattutto l'idolo di tante folle, se è vero che nel calcio chi fa gol viene osannato e glorificato come nessun altro. Marulla non era un fuoriclasse, però ha segnato sempre e dovunque, facendo le fortune di Acireale, Avellino, Castrovillari, ma soprattutto di Genoa e Cosenza, entrambe squadre con i colori rossoblù. Marulla non ha mai avuto il piacere di giocare in Serie A e questo è stato forse il suo più grosso rimpianto. Ma vuoi mettere? Segnare in C o in D, oppure nel campionato cadetto, dove i difensori non vanno troppo per il sottile, rendendo particolarmente complicata la vita agli attaccanti di razza? E Marulla lo è stato. Qualcuno lo soprannominò il 'Gerd Mueller dei poveri', per la sua struttura fisica da brevilineo. Gigi non era un 'bassotto' come il tedesco, e i suoi 175 centimetri erano di pura potenza. Abile come pochi a sapersi muovere all'interno dell'area, ha fatto disperare non pochi difensori, sbucando spesso alle loro spalle e ingannandoli per mettere il pallone in rete. Un vero fenomeno di agilità e di velocità, divenuto poi un vecchio marpione, profondo conoscitore dei campi più impervi, ma anche dei difetti dei diretti avversari, in un calcio che fra gli anni '80 e '90 marcava spesso e volentieri a uomo, soprattutto se c'era di mezzo un certo Marulla. Decise di smettere nel 1999, ma non lasciò il calcio, decidendo di intraprendere la carriera di allenatore: Cosenza, Gallipoli da secondo, Vigor Lamezia, le sue panchine, ma anche tanto settore giovanile. Nato a Stilo, in provincia di Reggio Calabria, considerato uno dei borghi più belli d'Italia, il suo cuore ha deciso di smettere di battere proprio oggi, in un afoso pomeriggio di luglio, a Cetraro, a una cinquantina di chilometri dallo stadio San Vito di Cosenza che era un po' la sua seconda casa. Se n'è andato dopo una vita in area di rigore e decine di gol.

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