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    Viscomi "Basta polemiche sterili sulle Province"

     

     

    Viscomi "Basta polemiche sterili sulle Province"

    12 mar 17 "Considerando le polemiche di questi giorni sullo stato delle Province, e la confusione sulle molte questioni tirate in ballo, è opportuno ed urgente mettere un po' di ordine e dare ai cittadini informazioni corrette e rispettose della realtà dei fatti". E' quanto afferma, in una nota diffusa dall'Ufficio stampa della Giunta, il vicepresidente della Regione, Antonio Viscomi. "Occorre distinguere - prosegue Viscomi - almeno quattro livelli di questioni. Il primo è quello nazionale, dal momento che i tagli alle risorse delle Province sono stati voluti dal governo nazionale e che l'esposto cautelativo alle Procure, alle sezioni delle Corte dei conti ed alle Prefetture è stato fatto dai presidenti di tutte le province italiane per richiamare l'attenzione sulle loro condizioni: i soldi per le strade devono venire da Roma perché non rientrano nella competenza delle Regioni. E' sempre a livello nazionale che qualcuno dovrà dire cosa si vuole fare delle Province dopo l'esito negativo del referendum costituzionale, stabilendo, se del caso, quali funzioni - e quindi quale personale e quali risorse - debbano eventualmente ritornare alle stesse province. Peraltro, anche le Regioni hanno intenzione di aprire a livello nazionale un contenzioso con il Governo, dal momento che i soldi che prima venivano date alle province per svolgere alcune funzioni non possono essere trattenute a Roma ma devono essere riversate a beneficio delle regioni che sono state chiamate a svolgere quelle stesse funzioni. Il secondo livello di questioni è quello regionale. In Calabria, le regole della legge Delrio sono state rigorosamente rispettate: le funzioni non fondamentali sono state riportate in capo alla Regione che ha assunto circa cinquecento unità di personale provenienti dalle province. Dopo il trasferimento delle funzioni e del personale era da completare il trasferimento delle risorse finanziarie, strumentali e patrimoniali utilizzate dalle province per esercitare le funzioni trasferite alle regioni. Questo trasferimento è in corso di completamento con i tavoli tecnici bilaterali, presenta le stesse difficoltà tecniche di tutte le regioni italiane (tra accatastamenti immobiliari non fatti al tempo giusto e mutui da iscrivere in bilancio), ed è stato ripreso dopo il recente svolgimento delle elezioni in due delle quattro Province interessate ed è reso più complicato dai problemi correlati alla dichiarazione di dissesto in una delle altre". "Il terzo livello di questioni - sostiene ancora Viscomi - riguarda le funzioni cosiddette residuali e che erano state messe da parte, anche a livello nazionale, in attesa dell'esito referendario: centri per l'impiego, beni culturali e così via. Ognuna di questa funzioni presenta aspetti differenziati: ad esempio i centri per l'impiego sono pagati per due terzi dallo stato e per una terzo dalle regioni mentre per i beni culturali il ministero competente stava individuando quali portarsi a casa e quali lasciare ad altri enti. La Regione sta facendo la sua parte e non intende sottrarsi a quanto le compete, anzi sta facendo più di altre Regioni, fermo restando che su alcune questioni (quali i centri per l'impiego) la discussione è ancora aperta a Roma, non a Catanzaro. Il quarto livello riguarda il personale provinciale transitato nella burocrazia regionale. A parte il fatto che la Giunta ha già approvato la revisione organizzativa delle cinque Uot, e la relativa delibera è in carico al segretariato per la necessaria formalizzazione, deve dirsi che le stesse unità, assolutamente legittime, hanno avuto la funzione di assicurare la continuità del servizio ai cittadini: come era in provincia così doveva essere in regione proprio nell'interesse dei cittadini. E così è stato. Non a caso, il personale delle Uot è rimasto in gran parte nelle sedi dove già lavorava in ciascuna provincia e alle Uot sono stati preposti gli stessi dirigenti provenienti dalle province, cioè quelli che conoscevano le cose da fare e le persone chiamate a farle. Anche per quanto riguarda il personale non dirigente, la Regione ha rispettato la legge nei dettagli: il personale da trasferire è stato formalmente individuato e certificato dalle Province (e non dalla Regione, che nulla avrebbe potuto sindacare in merito) come personale assegnato di fatto, alla data prevista dalla legge, alle funzioni trasferite, qualunque fosse il profilo professionale originariamente posseduto". "Insomma - conclude Viscomi- la Regione è consapevole dei problemi che le Province hanno sollevato a livello nazionale e contro i tagli del Governo ed è con esse solidale; ma questi problemi sono diversi dalla situazione di attuazione della legge Delrio a livello regionale. Come al solito, c'è da chiedersi dov'era in questi anni chi ora grida allo scandalo ed ai ritardi: ma i fatti sono ostinati e gridare serve a poco. Ciò di cui i cittadini hanno bisogno è sapere come stanno le cose. Il resto, è sterile polemica".

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