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    Falcomatà "Non a scippo sede Agenzia beni confiscati"

     

     

    Falcomatà "Non a scippo sede Agenzia beni confiscati"

    06 giu 17 "Reggio non rimarrà inerme di fronte a quello che si configura come l'ennesimo tentativo di scippo per la nostra comunità. L'Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati non può andar via". E' quanto afferma, in una dichiarazione, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. "Tenerla in città non sarà una vittoria - prosegue Falcomatà - ma un diritto, che oggi viene messo in pericolo da una visione miope che non tiene conto delle prerogative del nostro territorio e delle reali esigenze operative di un Ente che in riva allo Stretto ha già dimostrato di saper portare avanti un ottimo lavoro. Già in passato abbiamo più volte avuto modo di affermare l'assoluta inadeguatezza del progetto di riordino dell'Agenzia, che dopo mesi di stasi, nelle prossime settimane, come una sorta di fiume carsico, rischia di tornare alla ribalta con la calendarizzazione della discussione nell'Aula di Palazzo Madama". Per il sindaco di Reggio Calabria "a fronte di questo è necessario uno scatto d'orgoglio da parte della comunità reggina e della sua classe dirigente, che ha già dimostrato di non tirarsi indietro quando si tratta di far valere ragioni giuste e sacrosante come queste. Da anni ormai sosteniamo con forza che lo spostamento della sede istituzionale non ha alcun senso, visto l'ottimo lavoro svolto dall'Agenzia in questi anni. Era il settembre del 2015 quando sollevammo il problema sull'ipotesi paventata di un trasferimento della sede centrale dell'Agenzia, annunciando l'avvio di una battaglia a difesa di questo importante presidio territoriale, supporto irrinunciabile per l'affermazione delle legalità sul nostro territorio. Negli anni il progetto di riordino che prevede lo spostamento dell'Agenzia, sembrava definitivamente accantonato. Per il momento vogliamo affermare con forza, che sulla vicenda dell'Agenzia non accetteremo una via diversa, Reggio non assisterà inerme a questo scippo". "A Reggio abbiamo lavorato bene su questo tema - sostiene ancora il sindaco - avviando un programma avanzato per la gestione del circuito dei beni confiscati, in grado di trasformare un primato negativo, atteso che la nostra città è una di quelle con la più alta densità di immobili sottratti alla criminalità organizzata, in un'opportunità di sviluppo per il territorio. Un processo virtuoso che si è avvalso della preziosa collaborazione dei vertici dell'Agenzia che proprio su Reggio Calabria hanno fornito un impulso fondamentale al percorso avviato. Tutto questo oggi viene messo in crisi dall'ipotesi di spostamento dell'Agenzia, la cui motivazione poggia peraltro su basi assolutamente discutibili. Non accettiamo infatti che qualcuno possa pensare di spostare la sede centrale dell'ANBSC per via delle difficoltà logistiche sui trasporti da e per Reggio Calabria. Semmai, al contrario, sarebbe opportuno che il Governo ed il Parlamento si interrogassero sui correttivi da apportare, rispetto alla tematica dei trasporti, per ripristinare collegamenti adeguati per la nostra Città. Anche di questo Reggio deve chiedere conto". "La nostra città ha già dimostrato - sottolinea il sindaco di Reggio - di far valere le sue ragioni contro i tentativi di spoliazione, per fortuna vani, che nel tempo hanno interessato prima la sede distaccata del Tar e poi addirittura la Corte d'Appello. Su questi temi, che riguardano il diritto alla giustizia ed alla legalità, per un territorio già fortemente provato per via di quel male endemico che rappresenta la 'ndrangheta, non intendiamo fare un passo indietro".

    La riforma del Codice antimafia, che andrà in Aula al Senato il prossimo 13 giugno, prevede che l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata abbia la sede principale a Roma - finora era Reggio Calabria - e le sedi secondarie a Reggio Calabria, Palermo, Catania, Napoli, Bologna e Milano e sia posta sotto la vigilanza del Ministro dell'Interno. Il testo fin qui predisposto prevede che l'Agenzia disponga, compatibilmente con le sue esigenze di funzionalità, che le proprie sedi siano stabilite all'interno di un immobile confiscato. La dotazione organica dell'Agenzia sale a duecento unità complessive (oggi sono meno di cento e la gran parte "comandate" da altre amministrazioni), ripartite tra le diverse qualifiche, dirigenziali e non. Il direttore dell'Agenzia verrà scelto tra figure professionali che abbiano maturato esperienza professionale specifica, almeno quinquennale, nella gestione dei beni e delle aziende: prefetti, dirigenti dell'Agenzia del demanio, magistrati che abbiano conseguito almeno la quinta valutazione di professionalità o delle magistrature superiori. Il soggetto scelto è collocato fuori ruolo o in aspettativa. All'Agenzia sono attribuiti questi compiti: acquisizione, attraverso il proprio sistema informativo, dei flussi informativi necessari per l'esercizio dei propri compiti: dati, documenti e informazioni; acquisizione, in particolare, dei dati relativi ai beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata nel corso dei procedimenti penali e di prevenzione; acquisizione delle informazioni relative allo stato dei procedimenti di sequestro e confisca; verifica dello stato dei beni nei medesimi procedimenti, accertamento della consistenza, della destinazione e dell'utilizzo dei beni; programmazione dell'assegnazione e della destinazione dei beni confiscati; analisi dei dati acquisiti, nonché delle criticità relative alla fase di assegnazione e destinazione. Amministrazione e destinazione dei beni confiscati, dal provvedimento di confisca emesso dalla corte di appello.

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