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    Greco scrive ai Governatori del Sud "Serve Unione Istituzionale"

     

     

    Greco scrive ai Governatori del Sud "Serve Unione Istituzionale"

    10 set 15 "Gentilissimi Presidenti, sento forte l'esigenza di rivolgere un invito d'urgenza per il futuro delle Regioni dell'Italia del Meridione in un momento in cui avanzano nuove prospettive di attenzione e di sviluppo che non possiamo lasciare a modelli calati dall'alto senza la convocazione di tutte le esigenze dei territori". E' quanto scrive il capogruppo della lista 'Oliverio Presidente', Orlandino Greco, in una lettera aperta ai Presidenti delle Regioni del Sud. "I luoghi - aggiunge - che viviamo e abitiamo reclamano un'identità senza rivendicazioni nostalgiche così come al di fuori della "questione meridionale" e da forme d'industrializzazione che fin qui hanno decapitalizzato la ricchezza umana e la bellezza naturale. Nella mia esperienza da sindaco, seguita poi dalla presidenza del Consiglio provinciale di Cosenza, e adesso come consigliere regionale della Calabria, ho maturato con determinazione la priorità delle politiche territoriali in rispetto delle autonomie. Credo necessaria e irrinunciabile l'urgenza di un'Unione istituzionale delle Regioni dell'Italia del Meridione al fine di arrivare a un collegio costituente che sappia esprimere le proprie risposte e soluzioni su piani e strategie che solo chi abita e vive, a stretto contatto umano leggendo nei volti e ascoltando le voci della gente può capire, ascoltare e assumerne criticamente la responsabilità di realizzare desiderio e soddisfare i bisogni di futuro. La legalità è fatta di legami. Prima che giuridica, la legalità è affettiva, dice dell'appartenenza e dell'orgoglio che ne fa riconoscere l'identità e l'ospitalità di cui è capace. Sarà allora dapprima da coltivare una legalità d'intenti, di strategie, di politiche sociali, d'imprese emergenti, di scuole di sapere e conoscenza della storia, della cultura e delle vocazioni. L'Italia del Meridione non è più una "questione", perché è la soluzione degli inciampi di sviluppo che il Paese intero incontra sulla sua strada di partecipazione all'Unione Europea. Solo l'Unione delle Regioni, l'Unione delle autonomie dei territori, può rafforzare, rilanciare, promuove e rinsaldare l'immagine stessa dell'Unione Europea. L'Italia, per la sua configurazione geografica, è come il ponte tra l'Europa e il Mediterraneo, l'Italia del Meridione è come la porta di accesso di un tale ponte che apre nuove prospettive di sviluppo, affrontando anche l'urgenza posta dai richiedenti asilo che sono più ancora richiedenti vita e gioia di vivere lontano da deserti di diritti e cultura di democrazia. I dati sull'ultimo decennio sul Meridione mostrano quanto si sia allargato lo scarto tra quanto programmato e quanto realizzato. Considerando i soli fondi comunitari si può stimare che essi siano stati utilizzati per evitare una prolungata recessione del Meridione, ma che non siano mai stati determinanti per risollevarne le sorti". "Molti degli interventi - prosegue Greco - decisi alla fine degli anni novanta sono ancora in lavorazione. Lungaggini burocratiche, incapacità gestionale e vincoli imposti dal patto di stabilità interno per gli enti locali, hanno di fatto immobilizzato i progetti legati alla programmazione europea. Immobilismo che ha favorito nel tempo l'uso sproporzionato dei cosiddetti "progetti retrospettivi", una strategia contabile che consente di rendicontare interventi già realizzati, senza contribuire a realizzare progetti per il futuro. E' il paradosso che diventa consuetudine: in una terra affamata di futuro, si finanziano progetti del passato. Senza considerare poi i vari spostamenti di risorse per finanziare interventi come l'estensione della cassa integrazione guadagno o l'abbattimento Ici sulla prima casa. Provvedimenti che hanno generato spesa senza creare sviluppo. D'altra parte, il Meridione è rimasto schiacciato dai localismi, spesso tramutatisi in clientelismi e corruttela, dai vincoli burocratici e dall'inadeguatezza della classe dirigente. Ma da questa analisi spietata (che meriterebbe ulteriori approfondimenti), è indispensabile ripartire per scrivere la nuova storia delle regioni del Sud. L'Italia riparte solo attraverso la crescita e lo sviluppo delle regioni del Meridione. Lo sappiamo. Lo sa anche il Governo attuale che porta attenzione nuova sulla "questione" meridionale, ma noi meridionali siamo consapevoli di non essere una "questione", ma una "soluzione", per tale possiamo anche definirci antimeridionalisti perché fino in fondo italiani del Meridione". "L'Italia riparte - conclude - solo se l'agenda del governo, se il "Master Plan" per il Sud, verrà scritta dalle regioni e non dal centro, solo se saranno i presidenti delle Regioni, delle province e i sindaci a dettarne i contenuti. Si tratta quindi di invertire una rotta centralista verso cui da decenni sono indirizzate le politiche per il sud. Sono certo che il presidente del Consiglio Renzi, che tra le sue caratteristiche ha sempre mostrato una spiccata capacità intuitiva e lungimiranza, saprà cogliere e approverà questo processo di fondamentale importanza per lo sviluppo del Paese e per la valorizzazione dei territori".

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