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Cassazione dichiara conformi i sei referendum sulle trivelle
Cassazione dichiara conformi i sei referendum sulle trivelle 27 nov 15 La Corte di Cassazione ha dichiarato "conformi a legge" i sei quesiti referendari "anti trivelle" - ovvero sulle procedure per l'estrazione di idrocarburi e sul "limite" in mare per le piattaforme petrolifere - presentati da dieci Consigli regionali, che riguardano l'abrogazione di alcune parti dell'articolo 38 dello "Sblocca Italia" (e di alcune norme collegate) e dell'articolo 35 del "Decreto Sviluppo". I quesiti sono stati depositati lo scorso 30 settembre all'Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione dai delegati dei dieci Consigli regionali che hanno approvato nei mesi scorsi le delibere sulle proposte referendarie: Basilicata (prima assemblea a dire 'sì', lo scorso 19 settembre), Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. I sei quesiti riguardano l'abrogazione di norme sulle procedure per la ricerca e l'estrazione di idrocarburi (quesiti da 1 a 5) e sull'esenzione del divieto del limite di 12 miglia marine dalla costa (quesito 6) per queste attività. La Corte di Cassazione ha quindi attestato la correttezza formale dei sei quesiti, che ora dovranno essere valutati dalla Corte Costituzionalità per un giudizio di ammissibilità. Ora tocca alla Consulta. Per la Corte di Cassazione sono "conformi alla legge" i sei quesiti referendari "anti trivelle" presentati lo scorso 30 settembre da dieci Consigli regionali, e che riguardano procedure, autorizzazioni e intese per la ricerca e l'estrazione del greggio, e per "sancire" il ritorno al limite delle 12 miglia dalla costa per le attività delle piattaforme petrolifere: dopo l'attestazione della correttezza "formale" dei quesiti da parte della Suprema Corte, ora spetta alla Consulta darne un giudizio di legittimità entro il prossimo febbraio. I sei quesiti riguardano l'abrogazione di alcune parti dell'articolo 38 dello "Sblocca Italia" (e di alcune norme collegate) e dell'articolo 35 del "decreto Sviluppo" e sono stati approvati nei mesi scorsi da dieci Consigli regionali (rispetto ai cinque richiesti dall'articolo 138 della Costituzione): Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. E' stata l'assemblea regionale lucana la prima, il 19 settembre, ad approvare le delibere sui quesiti, depositati poi il 30 settembre all'Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione dai delegati: "Il 'sì' della Cassazione - ha detto il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza (Pd) - è un buon punto di partenza, che testimonia l'ottimo lavoro tecnico-giuridico che è alla base dell'iniziativa referendaria". L'obiettivo dei referendari è quindi quello di cancellare alcune parti dell'articolo 38 dello "Sblocca Italia" che riguardano procedure e autorizzazioni per la ricerca e l'estrazione dell'oro nero puntando, nei fatti, anche a riaprire la concertazione tra lo Stato e i territori (quesiti da 1 a 5), e a ripristinare il limite di 12 miglia marine dalla costa (quesito 6) per le attività delle piattaforme petrolifere (abrogando quindi una parte dell'articolo 35 del "Decreto Sviluppo"). L'approvazione della Suprema Corte è quindi "un risultato importante - ha evidenziato del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau (Pd) - tappa fondamentale dell'iniziativa referendaria portata avanti dai dieci Consigli regionali e dal coordinamento delle Assemblee legislative".
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