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    Pasqua "Oliverio chiarisca su giunta di soli esterni"

     

     

    Pasqua "Oliverio chiarisca su giunta di soli esterni"

    05 lug 15 “Sarebbe inaccettabile ed estremamente offensivo per l'intero Consiglio regionale, immaginare di poter comporre una Giunta regionale che si risolva nell'equazione ‘alto profilo, competenze esperienze e professionalità - solo esterni’. Mi auguro - afferma il consigliere regionale Vincenzo Pasqua del Gruppo Oliverio Presidente - che il Presidente chiarisca il senso delle sue recenti affermazioni a riguardo. Atteso che, in caso contrario, si assisterebbe ad una vera e propria delegittimazione del Consiglio regionale nel suo complesso”. Aggiunge Pasqua: “Oliverio, da ottobre a gennaio, non ha fatto che ripetere che avrebbe restituito centralità al Consiglio regionale e che lo stesso sarebbe divenuto luogo di ‘confronto politico alto’ ed autentico motore delle funzioni di indirizzo e programmazione che competono alla Regione. Tutto questo, ad oggi, non è a avvenuto. Anzi, dobbiamo prendere atto che in questa delicatissima fase politica è completamente mancato il dibattito all'interno della maggioranza consiliare. Questo ‘modus operandi’ sta di fatto azzerando quel poco che rimane oggi della politica nella sua accezione più nobile e seria. L'esigenza ineludibile in questo preciso momento storico, è quella di ritornare al primato della politica, restituendo valore e decoro a quanti ancora intendono la politica come arte seria e preponderante rispetto alle dinamiche quotidiane del vivere civile, senza arretramenti dinanzi alle spinte provenienti dai poteri esterni. In tale direzione - spiega Pasqua - non può tacersi che l'odierno azzeramento della Giunta regionale avviene sulla scorta di un fattore extra politico, in presenza del quale emergono palesemente gli errori di un'impostazione che, evidentemente, non riesce a dare vigore alla politica in senso puro. Pertanto, continuare ad assecondare scelte che nascono da vicende extra politiche, senza un fondamentale e serrato confronto all'interno dei luoghi e degli spazi deputati a svolgere il mandato popolare, finisce con il legittimare e rafforzare questo stato di cose che consiste nella negazione stessa della politica. Sia ben chiaro, intendo sgombrare il campo da ogni dubbio: da consigliere regionale alla prima legislatura, non ho velleità di svolgere altra funzione che quella puramente normativa. Il mio personale programma politico si prefigge l'obiettivo di svolgere con scrupolo, competenza e secondo coscienza, il ruolo di parlamentare regionale che lavora per produrre buone leggi e per controllare il governo della Regione. È l'impegno che ho assunto con i miei elettori e che intendo onorare. Tuttavia, la mia libertà intellettuale non può far finta di nulla dinanzi a comportamenti che rischierebbero di ledere indelebilmente la dignità e la legittimazione popolare dell'intero Consiglio regionale.  Sarebbe un gravissimo ‘errore in procedendo’, perché il Presidente della Regione, a differenza di chi lo ha preceduto, è arrivato a palazzo Alemanni grazie a una legge che prevede il voto congiunto, dunque un legame indissolubile con la maggioranza che lo sostiene. Tutto questo – conclude il consigliere regionale - avrebbe dovuto portare ad esaltare il primato della politica e invece si è tradotto in uno svilimento del ruolo della massima Assemblea democratica della Calabria. Ben vengano i tecnici di ‘alto profilo’, ma siano occupati nella macchina burocratica della Regione; dove c'è davvero bisogno di uno slancio formidabile, non nell'improprio ruolo di politici. La politica ai politici indissolubilmente legati alla volontà popolare. I tecnici si preoccupino di tradurre, nel migliore dei modi, le scelte effettuate dal popolo attraverso la politica.  Se la modifica dello Statuto fosse servita solo a questo, come potremmo giustificare davanti ai calabresi gli otto mesi di tempo che abbiamo perso? Inoltre, come potremmo esser sicuri che tra otto mesi non saremo nuovamente punto e capo? Se così fosse, non avrebbe torto Maria Carmela Lanzetta nel chiedere il ritorno alle urne. Pertanto, Il presidente Oliverio dovrebbe tenere sempre bene a mente che il principio ‘simul stabunt, simul cadent’ non è formale ma sostanziale, in quanto il rapporto tra Consiglio e Giunta non si può brandire a convenienza come un'arma politica impropria sulla pelle dei calabresi. Non possiamo concederci altri errori o passi falsi. I cittadini di questa regione vogliono soluzioni ai problemi della disoccupazione, della crisi economica, delle emergenze sociali e di tutte le altre piaghe che rendono la questione calabrese una forma accentuata di questione meridionale. Siamo seduti su una bomba sociale pronta a esplodere. Proviamo a disinnescarla”.

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