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    Riunita a Catanzaro la Commissione antimafia: è scontro tra la Bindi e Giarruso

     

    La Commissione antimafia riunit aoggi in Prefettura a Catanzaro

     

    Riunita a Catanzaro la Commissione antimafia: è scontro tra la Bindi e Giarruso

    23 feb 15 Scontro in Commissione antimafia, a Catanzaro, tra Mario Giarrusso (M5S) e Rosi Bindi. Giarrusso, al termine dell'audizione dei magistrati della Dda di Catanzaro, ha detto ai giornalisti che i "pm hanno sostenuto che non è possibile provare il voto di scambio politico-mafioso 416 ter e la Bindi cercava di fermarli". "Giarrusso - ha replicato la Bindi - continua a parlare in nome dell'opposizione che ha votato contro. Invito i pm ad applicare questa norma, che peraltro abbiamo scritto con loro". "Questo Paese - ha detto Giarrusso ai giornalisti lasciando la Prefettura di Catanzaro rischia dove si sono svolte le audizioni - rischia perché la mafia più potente, la 'ndrangheta, che sta devastando il resto d'Italia, a casa sua non è affrontata dallo Stato e questa commissione cosa fa? Per bocca della presidente cerca di mettere a tacere chi critica le norme assurde che sono state approvate da questo Parlamento". "L'on Giarrusso - è stata la replica della Bindi - è di una scorrettezza che verrà in qualche modo sottolineata perché dentro la commissione occorrono anche comportamenti che siano coerenti con la battaglia che stiamo facendo e tra questi c'è anche la correttezza tra di noi". "Abbiamo avuto uno scambio molto vivace e molto appassionato con i procuratori - ha detto la Bindi - perche' noi riteniamo di avere fatto un buon lavoro in Parlamento per il 416 ter. I magistrati sostengono che avere aggiunto il termine 'con metodo mafioso' sia un intralcio. Il Procuratore della Repubblica di Roma, Pignatone, applicando il 416 bis che parla di metodo mafioso, ha scoperto una mafia originale e originaria nella capitale non perché si chiamava in un modo ma perché usava il metodo mafioso. Se c'è scambio con la mafia, la mafia usa evidentemente il metodo mafioso che non è necessariamente armi, estorsioni o violenza, basta la presenza. Personalmente ritengo debbano essere inasprite le pene ma credo che abbiamo tipizzato il reato. Adesso si applica. Invitiamo i magistrati a perseguire questo reato e siamo noi politici onesti i primi interessati che chi pratica il metodo dello scambio venga colpito. Giarrusso fa politica e io non voglio farla nella commissione. Adesso il reato è tipizzato. Proviamo ad applicare la norma. Se poi non fosse possibile perseguire questo reato saremo i primi a porre il tema. Ma proviamo ad applicarlo".

    Situazione critica in Calabria. "Le audizioni di oggi ci confermano la situazione critica in Calabria, in particolare nelle province che rientrano sotto il controllo della Dda di Catanzaro, per la presenza pervasiva della 'ndrangheta a fronte anche di una situazione sociale ed economica che permane critica". Così la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi ha sintetizzato le audizioni fatte a Catanzaro con i prefetti del Capoluogo, di Cosenza, Vibo e Crotone e con i magistrati della Dda guidati dal procuratore Vincenzo Antonio Lombardo e dagli aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto. "La 'ndrangheta - ha aggiunto la Bindi - sta cambiando connotati. Non abbandona la casa madre, il controllo della Calabria, ma si espande condizionando l'economia in Italia ed altri Paesi europei e stabilisce relazioni con il potere a tutti i livelli. La nostra presenza qui è legata anche all'inchiesta sulla presenza delle cosche in Emilia Romagna e Lombardia e che vede confermato l'assunto che senza le indagini nella terra di origine difficilmente si ottengono risultati". Al riguardo, la presidente dell'Antimafia ha sottolineato come dalle audizioni sia stata "riaffermata la carenza alla Dda di personale, sia a livello di magistrati che di personale amministrativo. Lo stesso discorso, anche se le cose sono un po' migliorate, vale anche per le forze dell'ordine. La Commissione tornerà dunque a chiedere al Ministero della Giustizia ed al Csm un organico adeguato per quella che è la terza Dda a livello nazionale".

    In valutazione Commissione accesso a Comuni e Province. "Ci sono alcune commissioni di accesso così come ci sono alcune amministrazioni comunali, e per quanto mi riguarda anche provinciali, che sono all'attenzione delle Prefetture per verificare se ci sono le condizioni per mandare una commissione di accesso". A dirlo è stata la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi al termine delle audizioni tenute oggi a Catanzaro con i prefetti del capoluogo di Regione, di Vibo Valentia, Crotone e Cosenza e con i magistrati della Dda di Catanzaro guidati dal procuratore Vincenzo Antonio Lombardo. La Bindi, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sui possibili sviluppi dell'inchiesta sulle infiltrazioni delle cosche calabresi in Emilia Romagna e Lombardia, ha aggiunto che "la commissione di accesso è già un atto amministrativo di una certa gravità quindi prima di decidere di mandare la commissione si fanno ulteriori accertamenti e verifiche".

    Bindi: La Lanzetta ha chiesto audizione. L'ex ministro Maria Carmela Lanzetta sarà sentita giovedì prossimo dalla Commissione parlamentare antimafia. Un'audizione chiesta dalla Commissione quando era ancora in carica e poi saltata e tornata nuovamente in agenda dopo la richiesta fatta dalla Lanzetta di essere sentita senza anticipare il contenuto delle sue dichiarazioni. La Lanzetta, dopo essersi dimessa da ministro per entrare nella Giunta regionale della Calabria, ha rinunciato a fare l'assessore per la presenza in giunta con delega ai trasporti e le infrastrutture di Nino De Gaetano, ex consigliere regionale al centro di vicende di voto di scambio per le quali non e' indagato ma che a suo avviso non sono sufficientemente chiarite. "Ho chiesto mesi fa - ha spiegato la presidente Rosy Bindi a Catanzaro - di sentire l'allora ministro Lanzetta dopo un'intervista al Corriere della Sera nella quale, alla domanda sulle minacce ricevute dalla 'ndrangheta rispose che non aveva mai parlato di 'ndrangheta. E siccome era divenuta un simbolo anti 'ndrangheta e siccome in questa terra non era il primo caso di contraddizione, la Commissione vuole capire se una è oggetto di minacce della 'ndrangheta o no. Perché se diventa un simbolo e poi dice che non è stata minacciata deve spiegare il prima ed il dopo. Nasce così la richiesta di sentirla perché la commissione vuole capire anche l'antimafia perché è anche questo è importante. Poi abbiamo avuto varie emergenze e non l'abbiamo sentita. Giorni fa mi ha chiamato chiedendo di essere sentita perché deve dire delle cose. Ho avvertito l'ufficio di presidenza che ha ritenuto importante sentirla. Per quanto mi riguarda gli chiederò di quella risposta".

    Lanzetta: Nessuna audizione, ho chiesto della Bindi. "Ho letto le dichiarazioni dell'on Rosy Bindi e vorrei chiarire di avere chiesto di parlare con lei in quanto l'on. Bindi è deputata eletta nella provincia di Reggio Calabria e che nel 2013 ho votato sia alle primarie che alle politiche successive. Non ho chiesto di essere sentita dalla Commissione antimafia". Lo ha detto in una dichiarazione l'ex ministro Maria Carmela Lanzetta. "Ho ricevuto - ha aggiunto - l'invito del segretario della Commissione e avendo rispetto delle istituzioni ho accettato di essere presente e rispondere alle domande senza peraltro chiedere l'argomento". "Ho letto dalle dichiarazioni - ha sostenuto la Lanzetta - quello che mi verrà chiesto e vorrei chiarire, semmai ce ne fosse bisogno, che molti atti intimidatori sono effettuati con modalità mafiose anche se possiamo disconoscere chi le ha effettuate. Nel mio caso non conosco chi abbia provocato l'incendio della mia farmacia, né chi abbia deciso di fare sparare quattro colpi di pistola alla mia auto ed uno alla serranda della farmacia. Come non conosco gli autori delle lettere di minacce. E' chiaro che questi atti avvengono con modalità mafiose". "Ho cercato sempre - ha concluso l'ex ministro - di ampliare la discussione intervenendo sugli atti intimidatori perpetrati a tanti altri amministratori perché si lavorasse insieme a trovare le risposte per non essere più bersaglio dei criminali, approfondendo anche le motivazioni che possano rendere vulnerabili gli amministratori locali".

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