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    Consiglieri regionali Calabria indagati: reazioni e commenti

     

     

    Consiglieri regionali Calabria indagati: reazioni e commenti

    23 mag 13 A distanza di circa sei mesi dall'avvio delle indagini - seguite dalle prime perquisizioni nella sede del Consiglio regionale della Calabria - prende corpo l'inchiesta della Procura di Reggio sui presunti rimborsi "truccati" ai gruppi consiliari. Inviti a comparire, con contestuale avviso di garanzia, sono in via di notifica, infatti, dalla Guardia di Finanza a 13 consiglieri regionali tra capigruppo in carica ed ex. L'ipotesi di accusa è quella di peculato. I destinatari del provvedimento - che dovranno spiegare al procuratore aggiunto di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza ed al pm Matteo Centini, i meccanismi di rimborso delle spese - sono sette esponenti della maggioranza di centrodestra e sei della minoranza di centrosinistra. Si tratta, secondo quanto si è appreso in ambienti vicini all'inchiesta, degli assessori regionali Luigi Fedele (ex capogruppo Pdl) e Alfonso Dattolo (ex capogruppo Udc), del neo-senatore di Grande Sud Giovanni Bilardi (ex capogruppo lista Scopelliti presidente) e dei consiglieri e capigruppo Giulio Serra (Insieme per la Calabria), Giampaolo Chiappetta (Pdl), Agazio Loiero e Vincenzo Ciconte, rispettivamente capogruppo ed ex di Autonomia e diritti, Giuseppe Bova (Misto), Sandro Principe (Pd), Nino De Gaetano, ora nel Pd ma coinvolto in qualità di ex capogruppo di Prc-Fds, Emilio De Masi, di Idv. Indagati anche l'assessore regionale del Pdl Pino Gentile (ex capogruppo Fi) e Alberto Sarra (Pdl), ex capogruppo di An. L'inizio degli interrogatori è previsto per i primi del mese di giugno. Al setaccio dei finanzieri sono passati gli atti relativi al periodo compreso tra il 2010 e oggi. Dagli accertamenti compiuti sulla documentazione sequestrata è emerso che sarebbero state rimborsate anche spese che nulla avevano a che vedere con l'attività politica come viaggi all'estero, detersivi, ricariche telefoniche, telefoni cellulari, tablet e perfino tagliandi 'gratta e vinci'. E non è tutto: ci sarebbe anche il pagamento di fatture per centinaia di migliaia di euro prive di giustificazione. Un'indagine che, comunque, non si ferma alla legislatura in corso ma che riguarda anche il periodo antecedente, sino al 2007, anche se questo filone non rientra nelle contestazioni mosse ai 13 destinatari dei provvedimenti. Immediate le reazioni. Per il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico "i capigruppo riusciranno a dimostrare l'appropriatezza nella gestione dei fondi", mentre i parlamentari grillini calabresi chiedono "le dimissioni dell'intera assemblea". Paolo Ferrero segretario di Rifondazione comunista esprime l'auspicio che "la magistratura faccia piena luce" mentre il Codacons chiede il commissariamento della Regione.

    "Dimissioni del Consiglio regionale della Calabria in modo che magistratura e Guardia di Finanza accertino i fatti e col ritorno alle urne i cittadini abbiano amministratori puliti". E' quanto chiedono in un comunicato congiunto i parlamentari calabresi del movimento Cinque Stelle. "Il riferimento è all'ultima indagine - prosegue il comunicato degli eletti calabresi M5S -che vede coinvolti tredici politici, tra assessori e consiglieri della Regione Calabria, per uso personale dei rimborsi dei gruppi". "E' impressionante. Gli indagati - afferma il deputato Paolo Parentela - appartengono a tutti gli schieramenti politici, come se l'inciucio non si fermasse alle proposte del governo Letta ma proseguisse a danno diretto dei calabresi. I calabresi hanno bisogno di riconoscere, nelle istituzioni che li rappresentano, la voglia di costruire per il bene di una terra da sempre martoriata, che rappresenta sempre più l'estremo Sud del Paese". Dello stesso parere, riporta ancora la nota, gli altri deputati cinque stelle calabresi Dalila Nesci, Federica Dieni, Sebastiano Barbanti e i senatori Nicola Morra e Francesco Molinari. "La Calabria - sostengono - ha bisogno di avere fiducia nei politici, che hanno il dovere di risollevarla dal baratro in cui l'hanno precipitata gli stessi personaggi che oggi risultano indagati. I cittadini calabresi meritano un Consiglio regionale che lavori per risolvere i problemi della Regione, non i guai giudiziari dei politici che ne fanno parte. I calabresi hanno necessità di essere rappresentati da persone pulite, che diano voce alle istanze di chi combatte contro la 'ndangheta, il lavoro nero, la malasanita' e l'ignoranza".

    -- I gruppi del "gratta e vinci", 13 consiglieri regionali indagati in Calabria

    "Voglio esprimere il pieno appoggio alla magistratura affinché faccia piena luce nell'accertare eventuali responsabilità di un utilizzo illecito di fondi pubblici da parte di rappresentanti istituzionali della Regione Calabria". E' quanto afferma, in una dichiarazione, il segretario nazionale di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. "Come ho avuto modo di sottolineare più volte - prosegue Ferrero - fare pulizia, fino in fondo, è la condizione per ricostruire la moralità in politica. Ricordo infatti che, proprio nel periodo a cui fa riferimento l'inchiesta in corso, ho segnalato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria presunte irregolarità di consiglieri regionali chiedendo di fare piena luce sulla vicenda".

    Il vice presidente del Codacons, Francesco Di Lieto, ha presentato una diffida al capo dello Stato, al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai ministri all'Economia ed alla Pubblica amministrazione, alla Commissione parlamentare sulle questioni regionali ed alla Corte dei Conti chiedendo il commissariamento della Regione Calabria dopo l'invio di inviti a comparire a 13 consiglieri indagati per peculato. "La Regione Calabria - afferma Di Lieto - è, da tempo, al centro di vicende che, pur nella presunzione di innocenza dei diretti interessati, sia penale che erariale, merita un pronto e tempestivo intervento da parte del Governo che, nell'esercizio delle proprie funzioni e competenze provveda all'immediata rimozione del Presidente della Regione Calabria e, conseguentemente della Giunta e del Consiglio regionale. Le indagini riguardano esponenti di tutte le formazioni politiche presenti in Consiglio. Il Codacons, con raccomandata del 3 aprile 2013, aveva diffidato la Regione a dare 'un immediato segnale di pulizia e pretendano, con atti concreti e pubblici, le dimissioni di tutti i Consiglieri coinvolti'. La diffida non é stata ritenuta meritevole di alcun riscontro". "Appare dunque necessario - conclude Di Lieto - attesa l'inerzia dei vertici regionali, aggravata dalla crisi generalizzata che sta colpendo il Paese e, nello specifico, dai tagli alle spese della Regione a fronte di uno sperpero immenso di risorse ingiustificabili, che il Governo provveda attraverso gli idonei mezzi di urgenza predisposti e disponibili al fine di ricondurre alla legalità il consesso regionale evidentemente viziato nella figura del Presidente, della Giunta e dello stesso Consiglio regionale, attraverso l'adozione dei provvedimenti che dispongano l'immediato, anche d'urgenza, commissariamento della Regione, stante gli strumenti a disposizione per scongiurare l'aggravio di una situazione, gravissima, che grava sulla Regione".

    "Ho appreso alla stampa che nei prossimi giorni saremo chiamati, in quanto capigruppo ed ex capigruppo, dalla competente autorità giudiziaria a fornire chiarimenti in merito all'utilizzo dei fondi destinati al funzionamento dei gruppi consiliari regionali. Ripongo piena ed incondizionata fiducia nell'operato della magistratura, teso ad accertare il corretto utilizzo dei finanziamenti, e sono certo di poter dimostrare la correttezza e trasparenza della mia attività politica ed istituzionale". Lo afferma, in una dichiarazione, il consigliere regionale della Calabria, Vincenzo Antonio Ciconte, del Pd. Il nominativo di Ciconte (in qualità di ex capogruppo di Autonomia e diritti) risulta inserito nell'elenco dei destinatari degli inviti a comparire emessi dalla Procura di Reggio Calabria nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi ai gruppi consiliari. "Tale certezza mi deriva - prosegue Ciconte - soprattutto dal fatto di essere, forse, l'unico capogruppo in Italia ad aver restituito la somma di oltre 48.000 euro, dei quali euro 36.438,93 relativi all'anno 2010 al Consiglio regionale in data 25 marzo 2011, e successivamente, in data 13 maggio 2011, euro 11.654,50 euro al capogruppo che mi è succeduto. Nei diversi ruoli di responsabilità e gestione ricoperti nella Pubblica Amministrazione ho sempre ispirato la mia attività al rispetto scrupoloso della legalità. Sono così fermamente convinto della liceità del mio operato che, qualora una sentenza, anche non definitiva, dovesse accertare la mia diretta responsabilità nell'utilizzo dei fondi, non esiterò un istante a rassegnare le dimissioni da consigliere regionale".

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