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    Callipo "Aumento Irap penalizza le imprese della Calabria"

     

     

    Callipo "Aumento Irap penalizza le imprese della Calabria"

    02 lug 10 "La maggiorazione dell’Irap nelle regioni come la Calabria con un forte debito sanitario, dimostra che vivere e soprattutto fare impresa in questo Paese è sempre più difficile". Lo afferma l'imprenditore Pippo Callipo. "La disattenzione verso gli imprenditori del Sud -spiega- che onestamente fanno il loro lavoro, nonostante l’ambiente contrassegnato da storiche problematiche, è ormai pressoché totale. E’ fondamentale che il Governo del Paese ponga fine alle critiche quotidiane a magistratura ed informazione ed inizi ad occuparsi dei problemi del Sud. Altrimenti, ontinuando a scaricare i costi dell’inefficienza della politica sul sistema produttivo, nel Sud e in particolare in Calabria il rischio non è più quello di indebolire l’imprenditoria sana, ma di mandare a rotoli il sistema democratico. La mafia non si combatte soltanto con una efficace repressione, ed in questo senso non finiremo mai di ringraziare forze dell’ordine e magistratura, ma con un’idea generale del Paese che includa i punti di forza del Mezzogiorno e li valorizzi premiando il merito e promuovendo opportunamente in Europa e nel mondo i nostri prodotti. Purtroppo oggi sui problemi gravi dell’economia meridionale registriamo un silenzio assordante. E’ tempo che le migliori energie del Paese, che pure ci sono a destra ed a sinistra, recuperino il senso alto delle Istituzioni e facciano prevalere l’interesse generale ad affrontare la crisi del Nord le difficoltà del Centro e i ritardi del Sud. Se il buon esempio non viene dalla politica nazionale, le classi politiche meridionali continueranno a vivacchiare, strette tra il peggio del Mezzogiorno e le promesse fatte in campagna elettorale alle varie corporazioni, le classi politiche meridionali, salvo lodevoli eccezioni, procedono nella difesa del loro status quo anche dinanzi a questa preoccupante crisi economica e finanziaria. Alla Calabria occorrono investimenti produttivi e occasioni di lavoro per i nostri giovani, ma tutto deve essere innestato in un progetto regionale di sviluppo, che rigorosamente ricalibri anche l’utilizzo produttivo dei fondi comunitari. Ma se il Governo italiano continua a sfornare slogan e ad interessarsi di un federalismo che ormai è diventato buono per coprire ogni buco e per far contento l’elettorato di Bossi, ogni Regione ed ogni potere locale continuerà a curarsi del proprio orticello senza ascoltare minimamente i bisogni del territorio. In tale senso, a chi predica il secessionismo un giorno sì e l’altro pure, tra poco si potrà dire che la secessione, a incominciare dalla Calabria, è già una realtà. Non c’è bisogno dei fucili di Bossi per farla. La secessione la sta facendo, se non l’ha già fatta, l’economia, l’allontanamento progressivo del Sud dal resto del Paese e dell’Europa è la secessione “dolce” di cui questo Paese non vuole prendere atto. Continuare a dire, in queste condizioni, che anche la Calabria è parte dell’Italia, quando le si sottraggono iniquamente fondi e non si mettono i calabresi nelle condizioni di poter esercitare i loro diritti costituzionali, è una presa in giro. Indubbiamente, se va avanti così a governare il sottosviluppo calabrese saranno i poteri illegali. Questa è la tragica prospettiva che abbiamo davanti.

     

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