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    Pagina aggiornata alle 6:02 del 24 gen 13

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    Due imprenditori reggini arrestati per collusione mafiosa

     

     

    Due imprenditori reggini arrestati per collusione mafiosa, perquisizioni anche in Lombardia e Lazio

    24 gen 13 E' in corso l'esecuzione di provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti di due noti imprenditori reggini ritenuti collusi con la 'ndrangheta. Si tratta di una operazione della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, insieme alla Guardia di Finanza e all'Arma dei Carabinieri, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia. In atto anche 20 perquisizioni e sequestri di beni mobili, immobili ed attività commerciali in varie regioni italiane: in Calabria, Lombardia e Lazio. L'inchiesta che ha portato all'arresto degli imprenditori Giuseppe e Barbara Crocé, padre e figlia, è la prosecuzione dell'operazione che, nel luglio scorso, aveva portato all'arresto dell'ex consigliere comunale di centrodestra di Reggio Calabria Dominique Suraci, ritenuto dagli inquirenti il referente della cosca Tegano nel settore della grande distribuzione alimentare e l'interlocutore politico del clan. Le indagini di Dia, guardia di finanza e carabinieri, sono state coordinate dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Michele Prestipino e dal pm della Dda Stefano Musolino. Secondo l'accusa, Crocé e la figlia Barbara avrebbero tenuto fede ai patti assunti nel settore della grande distribuzione alimentare da Suraci con i Tegano attraverso contratti di fornitura con imprese riconducibili alle singole cosche cittadine. Imprenditori che, per la Dda reggina, hanno lavorato sotto la protezione delle più importanti cosche di Reggio riuscendo così ad accaparrarsi enormi fette di mercato e accumulando patrimoni con modalità illecite. Tra i beni sequestrati figurano anche attività commerciali riconducibili, secondo l'accusa, a Suraci, che in alcuni casi erano "schermate" da società fiduciarie anche di diritto estero.

    --- La grande distribuzione in mano alla ndrangheta

    Sequestarti beni per 30 mln di euro. Beni per circa 30 milioni di euro sono in fase di sequestro nell'ambito dell'inchiesta condotta da Dia, guardia di finanza e carabinieri che stamani ha portato all'arresto di due imprenditori di Reggio Calabria. Si tratta, in particolare, del capitale sociale, di quote sociali e del patrimonio aziendale di una quindicina tra società e imprese operanti nel settore della grande distribuzione alimentare che hanno supermercati o negozi in città e la sede anche in Lazio e Lombardia. Alcune delle società sono riconducibili a presunti affiliati alla cosca Tegano.

    Tra i beni market e negozi. L'inchiesta condotta da guardia di finanza, Dia e carabinieri ha portato al sequestro del capitale e delle quote di società che gestiscono supermercati, negozi di oggetti per la casa, autonoleggi, alimentari, panetterie, negozi di frutta per un valore complessivo di circa 30 milioni. Società, secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza e dal pm Stefano Musolino, che, in un modo o nell'altro, erano nell'orbita della cosca Tegano. In particolare sono stati sequestrati quote e capitale delle società Cieffetre (supermercati), Casa più (utensili per la casa, cristallerie e vasellame); S.D.S. Holding (Noleggio autovetture ed autoveicoli leggeri); SGS Group (Minimercati); Supermercati Dueci intestata a Giuseppe Crocé ed alla moglie Giuseppina Malavenda; Antico mulino (panetteria); Ditta individuale frutta e verdura di Domenico Polimeni; ditta individuale Carmine Polimeni (commercio all'ingrosso di bevande), intestata a Carmine Polimeni, attualmente detenuto e genero del boss Giovanni Tegano; Ditta San Michele (prodotti alimentari, bevande e tabacco) intestata al detenuto Michele Crudo, attualmente detenuto, ed alla moglie Maria Tegano, figlia di Giovanni; Diprocas (Produzione derivati del latte), intestata a Pasquale Utano, attualmente detenuto, ed al figlio; Diprocas (Commercio all'ingrosso di prodotti lattiero-caseari e uova), intestata alo stesso Pasquale Utano; S.G.I. Holding, con sede a Milano, Corso di Porta Ticinese, esercente l'attività di locazione immobiliare di beni propri o in leasing, intestata a due fiduciarie, di cui una svizzera ma riconducibile a Dominique Suraci, attualmente detenuto; S.S. Holding, con sede a Milano, Corso di Porta Ticinese (costruzione di edifici residenziali e non residenziali), intestata per il 99% alla S.G.I. Holding e per l'1% ad una fiduciaria, ma riconducibile a Suraci; il 50% delle quote e del capitale sociale della Sat 9 (società di partecipazione), intestata ad una fiduciaria ma riconducibile a Suraci; 25% delle quote e del capitale sociale della Nicea (costruzione di edifici residenziali e non residenziali), intestata ad una fiduciaria ma riconducibile a Suraci.

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