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    Blitz contro la cosca Bellocco in Calabria, Lombardia e Svizzera, 23 arresti

     

     

    Blitz contro la cosca Bellocco in Calabria, Lombardia e Svizzera, 23 arresti, confiscati 2.5 mln di beni

    24 nov 12 Dalla Calabria alla Lombardia fino alla Svizzera. Se gia' altre recenti inchieste, e soprattutto il maxi-blitz 'Crimine-Infinito' del luglio 2010, avevano accertato che la 'ndrangheta ormai e' una struttura unitaria, con basi da sud a nord, l'operazione contro la cosca dei Bellocco, che oggi ha portato a 23 arresti, fotografa un campo d'azione ancora più largo. Un profilo "internazionale" della mafia calabrese che si somma al sempre più pervasivo "inquinamento" dell'economia e al controllo della politica anche in Lombardia, come ha dimostrato, lo scorso ottobre, l'arresto dell'ex assessore regionale Domenico Zambetti, che ha travolto il Pirellone. Su una delle più potenti famiglie di 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, sui suoi 'manovalì, su imprenditori collusi che gestivano una grande azienda di call center e su altri 'colletti bianchi', si sono abbattute oggi tre diverse ordinanze di custodia cautelare: due emesse dai magistrati di Reggio Calabria e una dal gip di Milano, Giuseppe Gennari. Per accuse che vanno dall'associazione mafiosa, alla detenzione di armi e rapina, fino all'intestazione fittizia di beni all'estorsione aggravata e al favoreggiamento della latitanza. Si tratta di un'inchiesta a 'quattro teste' coordinata dalle Dda di Milano e Reggio Calabria, dalla Procura di Palmi e dalla Procura federale di Lugano, e che ha visto in azione polizia e carabinieri e anche il Gico e la Gdf di Milano, che hanno sequestrato beni per 10 milioni di euro. Nel corso di una conferenza stampa congiunta in Procura a Milano, il procuratore aggiunto della Dda reggina, Michele Prestipino, ha voluto sottolineare come nell'ordinanza sia stato riconosciuto il carattere "transnazionale" dell'associazione mafiosa. La 'ndrangheta, dunque, non si ferma in Lombardia (''qualcuno fino a poco tempo fa sosteneva che qua non esiste", é stata l'amara riflessione del procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati), ma supera anche i confini. Perché, come dice Domenico Bellocco in una intercettazione: "Io i soldi mica li tengo a casa, io li riciclo, li reinvesto". Tra gli arrestati c'é Michele Bellocco, presunto capo del clan, e l'ordinanza del filone milanese, coordinato dal pm Paolo Storari, ha raggiunto anche Umberto Bellocco, che era già in carcere: 29 anni "é il giovane rampollo della famiglia". Una famiglia che, come si legge nelle intercettazioni, si compiace della sua fama: "Basta che faccia clic sul computer - dice Carmelo - digita Bellocco-Rosarno e vedi cosa esce in quel computer, parlano tre ore di noi!". Ed è proprio il giovane Umberto a gestire la scalata della grande azienda milanese di call canter, la Blue Call, grazie all'intermediario svizzero Carlo Antonio Longo, "il regista delle strategie della famiglia Bellocco" e al commercialista Emilio Fratto. E soprattutto grazie ai due titolari dell'azienda, Tommaso Veltri e Andrea Ruffino, che prima pensano "di potere convivere con la 'ndrangheta e poi, quando non piu' utile, di liberarsi di quei 'merdoni'", termine con cui venivano definiti i presunti boss nelle telefonate. Il grande errore, però, scrive il gip, "é considerare solo degli ignoranti incapaci facili da truffare, gente che invece ha una visione complessiva e una 'metodologia' che il Ruffino di turno neanche si sogna". Gente che quando parla di quote societarie cita anche Enrico Cuccia, che fu presidente di Mediobanca: "Le azioni - dice Longo a Ruffino - non è che si contano, si pesano, le mie sono di peso". Ci sono volute, si legge ancora nell'ordinanza, "le botte di Longo e un coltello puntato al petto per risvegliare Ruffino. Per fargli capire - chiarisce il giudice - che la sua forza di contrattazione con quella gente era semplicemente pari al nulla, inesistente". C'é una grande azienda, dunque, che viene svuotata (a casa 600 lavoratori tra il 2010 e il 2012) e diventa il 'bancomat' di un clan. Tuttavia, negli atti dell'inchiesta ci sono anche 'stralci' di mafia meno moderna: progetti di "faide sanguinose, con il coinvolgimento di donne e minori". E quando alla figlia di un presunto boss viene assegnato un compito a casa - un tema dal titolo 'cos'é la mafia?' - la madre scrive sul foglio al posto della piccola: "La mafia è lo Stato"

    Un'operazione di polizia e carabinieri si è svolta per l'esecuzione di 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di affiliati alla cosca Bellocco operanti a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro, in Lombardia ed in Svizzera. Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, detenzione di armi, rapine, intestazione fittizia di beni. L'inchiesta è condotta dalla Dda di Reggio Calabria con la Procura di Palmi in collegamento investigativo con la Dda di Milano e la Procura Federale Svizzera di Lugano.

    Beni per circa 2,5 milioni di euro sono stati sequestrati da polizia e carabinieri nel corso dell'operazione eseguita all'alba per l'arresto di 23 presunti affiliati alla cosca Bellocco di Rosarno. Si tratta di beni ed aziende riconducibili, secondo l'accusa, agli affiliati alla cosca. Nel corso dell'operazione, gli investigatori stanno anche eseguendo numerose perquisizioni.

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