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    L'Ass. Zambetti rimane in carcere

     

     

    L'Ass. Zambetti rimane in carcere

    06 nov 12 Domenico Zambetti, l'ex assessore regionale lombardo arrestato con l'accusa di aver comprato voti della 'ndrangheta, deve restare in carcere. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano, che ha rigettato il ricorso della difesa del politico Pdl che aveva chiesto la scarcerazione. Zambetti e' finito in carcere lo scorso 10 ottobre con le accuse di voto di scambio, corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa.

    Zambetti in carcere --- Formigoni accusa Rotondi che smentisce

    Funzionale ai boss. 'Proprio l'elevato numero di preferenze conseguite ha consentito a Zambetti di ottenere l'assessorato "alla casa", funzione evidentemente ritenuta strategica dalle famiglie calabresi per il controllo del territorio". Lo scrivono i giudici del Tribunale del Riesame di Milano nel provvedimento con cui hanno confermato il carcere per Zambetti, l'ex assessore regionale arrestato lo scorso 10 ottobre con l'accusa di voto di scambio con la 'ndrangheta. Nell'ordinanza i magistrati hanno sottolineato che "l'analisi delle preferenze ottenute da Zambetti nelle elezioni degli anni 2000, 2005 e 2010 rappresenta soltanto un elemento di contorno - che indubbiamente si può prestare a letture differenti - ma che non è tale da superare l'evidenza rappresentata dai gravi indizi" a suo carico. "Quel che è certo - proseguono i giudici - è che Zambetti ha aumentato considerevolmente i voti ottenuti nelle competizioni elettorali del 2010, pur a fronte di seggi in cui ha ottenuto meno preferenze rispetto al 2005", come ha riferito Sergio Garavaglia capogruppo del Gruppo Consiliare 'PdL - Noi per Ossona' nel comune alle porte di Milano, sentito come testimone dagli inquirenti lo scorso 12 ottobre. Garavaglia quel giorno aveva anche messo a verbale di "essersi rifiutato di partecipare con il suo gruppo a una cena elettorale a sostegno della candidatura di Zambetti organizzata direttamente da Costantino (per i pm il presunto boss anche lui arrestato, ndr) ed ha poi ulteriormente sottolineato - annota il Tribunale - che all'esito delle elezioni, pur rimanendo nel Pdl con riferimento all'area democristiana, aveva deciso di separarsi da Zambetti, di cui evidentemente non condivideva alcune scelte". "Si tratta, ad avviso del collegio, - prosegue il provvedimento - di elementi alquanto sintomatici che rendono poco credibile l'ipotesi difensiva secondo cui Zambetti non si era reso conto della provenienza e della caratura dei personaggi con cui stava trattando".

    Ancora attivo legame con cosche. Il legame tra l'ex assessore regionale lombardo Domenico Zambetti e la 'ndrangheta e' ancora attivo. E' per questo motivo in sostanza che il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato il carcere per il politico del Pdl, accusato di voto di scambio, corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Per i giudici, infatti, come si legge nell'ordinanza, "non risultano prospettati elementi significativi né a sostegno della tesi della rescissione dei legami con l'organizzazione né, a monte, della dissoluzione dell'organizzazione 'ndranghetista, sicche' la presunzione di pericolosità" a carico di Zambetti "non è vinta". Per il Riesame poi, l'ex assessore potrebbe fuggire, servendosi "delle disponibilità economiche che ha dimostrato di possedere nella compravendita dei voti per sottrarsi all'esecuzione della pena", che "si prevede non particolarmente mite", visti i reati contestati. In più, oltre al pericolo di inquinamento probatorio, "sussiste un concreto pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose", perché l'associazione mafiosa "é ancora operante e attiva" e il politico può godere di una "rete di conoscenze costruita nel corso degli anni". Una rete, secondo i giudici, "estesa ed influente". Per il Riesame, inoltre, Zambetti è arrivato a "sottomettersi interamente alle richieste sempre più pretenziose del gruppo criminale".

    Quando Zambetti spiegava la buona politica. "La buona politica ha innanzi tutto bisogno di buoni amministratori, e chi amministra la cosa pubblica a sua volta ha bisogno di essere credibile, competente, efficiente". Così scriveva l'ex assessore regionale lombardo, Domenico Zambetti - finito in carcere con l'accusa di aver comprato i voti della 'ndrangheta - in una lettera indirizzata al sindaco di un comune dell'hinterland milanese, anche lui arrestato nell'inchiesta della Dda di Milano, facendo riferimento alla candidatura di Teresa Costantino, figlia del presunto boss Eugenio e che, secondo le indagini, venne anche assunta all'Aler su input del politico del Pdl. La lettera, con il logo del Popolo delle Libertà e la firma di Zambetti, era contenuta in un file sequestrato nei giorni scorsi dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano al presunto boss Eugenio Costantino e figura negli atti depositati dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Giuseppe D'Amico al Tribunale del Riesame di Milano. I carabinieri in un'informativa spiegano che dall'analisi di una "chiavetta usb sequestrata a Costantino Eugenio" - che, secondo l'accusa, assieme a Giuseppe D'Agostino avrebbe 'tenuto in pugno' l'ex assessore - è stato rintracciato un file formato word contenente una lettera "a firma del consigliere regionale Domenico Zambetti ed indirizzata al sindaco Alfredo Celeste nella quale il primo manifesta il suo sostegno nei confronti di Costantino Teresa", che si candidò nel 2009 alle elezioni comunali a Sedriano, nel Milanese. Il file, secondo gli investigatori, è stato 'creato' il 25 maggio del 2009. Zambetti nella lettera scrive che in un buon amministratore i "valori privati e pubblici" devono essere "inscindibili". E aggiunge: "Nella indicazione dei nostri candidati, che si presentano all'interno della lista del Popolo della Libertà, ho valutato proprio queste caratteristiche, convinto che siano ben presenti negli amici che si cimenteranno in questa tornata elettorale".

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